Governare la Calabria
“ E PER TURISMO UN MARE DI MERDA…..”
Ormai sono molti gli anni che segnano ad ogni stagione balneare l’inevitabilità delle chiazze giallastre che inquinano i mari, impediscono la balneazione e sabotano il turismo. Se ne è parlato molto, se ne è scritto, qualche magistrato ha indagato, qualcuno ha fatto qualche giorno di galera ma il problema rimane, immutato e irrisolto.
E, quindi, anche quest’anno non sono mancate le proteste di bagnanti, turisti, operatori del settore alberghiero e, per dare una scenografia alla protesta, c’è stata una catena umana da Praia a Mare ad Amantea a significare l’impotenza di chi deve subire ed altro non può ottenere.
Se ci si sposta dal livello del cittadino governato al livello del politico che governa, vengono fuori le ignominie di una rappresentanza politica che si conferma inadeguata, irresponsabile e criminogena per le sorti del turismo e dell’economia calabrese. E’ la Calabria “saudita” oggi governata da Oliverio,ieri da Scopelliti e, a ritroso,da Loiero e Chiaravalloti per fermarci all’ultimo quarto di secolo. Che i depuratori non funzionino, che la loro gestione è affidata ad improvvisate ditte amiche delle amministrazioni comunali, che non esista nessun controllo di tipo fiscale sulla gestione degli impianti, che non esista un registro dei fanghi prodotti e di quelli smaltiti è cosa ben nota. E ,se il Prefetto si limita ad un’ordinanza con la quale si fa divieto agli autospurgo di circolare nelle ore notturne, vuol dire che si è capito dov’è il problema ma non si è in grado di risolverlo.
La Regione, oggi guidata dal noto statista di San Giovanni in Fiore che ha trattenuto per se la delega del Turismo, lo stesso che da presidente della Provincia di Cosenza si era impegnato per una bonifica dei mari rendendo le acque “da bere”,avrebbe dovuto effettuare per tempo i controlli necessari sull’agibilità e l’efficienza degli impianti, non facendo mancare ai Comuni il supporto necessario per affrontare un’emergenza che non ha più le caratteristiche dell’eccezionalità.
Si sono sprecati 3 anni nel concedere deroghe e proroghe agli adempimenti ritenuti necessari. Il Consiglio Regionale, nella sua totalità e al di là delle appartenenze politiche, rivela la sua manifesta incapacità a farsi carico di quell’offerta turistica che viene ritenuta strategica per l’economia regionale. Non un solo consigliere regionale, di maggioranza o di opposizione, ha ritenuto di porre il problema né di chiedere ad Oliverio e alla sua Giunta quali misure fossero state adottate per garantire la balneazione delle spiagge tenendo sotto controllo gli impianti di depurazione. Soltanto qualche giorno fa Giuseppe Giudiceandrea, consigliere regionale di maggioranza, ha formulato la proposta di una legge regionale che preveda controlli rigorosi e sanzioni amministrative per i Comuni inadempienti, il minimo necessario almeno per stabilire chi deve rispondere di omissioni ed inefficienze.
Altro problema è la manomissione dolosa degli impianti, l’eliminazione illegale dei fanghi prodotti e la destinazione effettiva delle risorse che la Regione mette a disposizione dei Comuni per affrontare il problema. Non si vede cosa impedisca di adottare queste misure e non si comprende come la magistratura, che dovrebbe avere maggiore considerazione per la tutela dell’ambiente e della salute del cittadino, non vada a verificare i profili di responsabilità penali laddove negli impianti emergano comportamenti illegali. Sulla politica turistica della Regione non si è mai registrata un’impostazione strategica, con obiettivi ben delineati e le necessarie articolazioni operative per conseguire tali obiettivi.Del resto a spiegare il mancato decollo del turismo calabrese come componente di traino dell’economia regionale è sufficiente considerare il livello di competenza di chi ha rappresentato la Calabria alle borse del turismo internazionale.Dirigenti super pagati con curricula impiegatizi da mezzemaniche, assurti a ruoli apicali della burocrazia regionale per la sottomissione e i servizi resi al potere politico nell’alimentare le clientele dei feudi elettorali. Lasciando da parte, per il momento, la scarsa rilevanza che viene attribuita a quell’immenso patrimonio storico, archeologico e paesaggistico che è la Calabria, quello che viene fuori è un ceto politico sub colto, approssimativo, aduso a sostenere ed esaltare sagre enogastronomiche e lontanissimo da una riflessione critica sul perché i flussi turistici diretti in Sicilia saltano la Calabria. Ci si dovrà anche occupare di un controllo più rigoroso sui lidi e le strutture alberghiere e, ultimo arrivato, quel formicaio di B&B dove locali nati come garage sono stati trasformati e legittimati come ambienti ospitali e ricettivi. Sono due anni che Oliverio e la sua Giunta governano la Regione e non è accaduto nulla di cui gli si possa riconoscere il merito: dai trasporti al turismo,dall’utilizzo dei fondi europei al lavoro che non c’è, alla sanità che gli sta tanto a cuore e che è diventata terreno di scontro con i commissari nominati dal governo nazionale. Per tornare al problema delle chiazze giallastre, ovvero dei reflui fognari scaricati a mare, ci dovrebbe essere un’equivalenza fra lo scioglimento di un consiglio comunale per inquinamento mafioso e lo scioglimento di un consiglio comunale per l’inquinamento fognario delle acque e dell’ambiente. Con buona probabilità sindaci, assessori e dirigenti comunali resi potenti dalla bassanini avrebbero di che riflettere nel momento in cui il loro territorio venisse danneggiato per incuria, negligenza e irresponsabilità. Per il momento ci dobbiamo tenere Oliverio e il mare di merda, in attesa e nella speranza che la corte costituzionale ad ottobre si pronunci per lo scioglimento del Consiglio regionale perché eletto con una legge promulgata in regime di ordinaria amministrazione.Non ci sarà nulla da rimpiangere.