CON I “VAFFA” NON SI GOVERNA UNA CAPITALE E MENO CHE MAI UN PAESE..

Il sindaco di Roma Virginia Raggi durante una conferenza stampa al comune di Roma, 15 dicembre 2016. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Il sindaco di Roma Virginia Raggi durante una conferenza stampa al comune di Roma, 15 dicembre 2016. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

CON I “VAFFA” NON SI GOVERNA UNA CAPITALE E MENO CHE MAI UN PAESE…..

Non ci voleva l’arresto del più stretto collaboratore di Virginia Raggi,Salvatore Marra,per arrivare alla conclusione che un fatto è mandare affanculo  gli uomini che  rappresentano il potere e intercettare una  indignazione popolare   che c’è e ben altra cosa è candidarsi al governo di grandi città se non,addirittura, al governo del Paese.Quanto sta accadendo a Roma deve far riflettere seriamente sulla transizione delicatissima che il nostro Paese sta attraversando.Da una parte un malessere sociale ampiamente giustificato e dall’altra una classe di governo incapace di coglierne l’ampiezza  e di dare risposte credibili.Il resto lo fanno le cronache di corruzione e malversazione che quotidianamente danno da lavorare a giornali e mezzi di comunicazione.Il M5S ha avuto la capacità,grazie a Grillo e a Casaleggio, di intercettare e dare voce a questo malessere.Tutto legittimo,politicamente.Ci mancherebbe. Ma quando si passa da forza di opposizione radicale a forza di governo sono ben altre le capacità che bisogna dimostrare di avere e quanto sta accadendo a Roma pone interrogativi ben più complessi delle buche,dei frigoriferi e dell’immondizia che regna sovrana.Non si contano più i collaboratori chiamati dalla Raggi costretti a lasciare o perché indagati o perché esposti a indagini.Con l’arresto di Marra l’esprit romanesco non perde tempo a battezzare la Raggi “Virginia Coeli”,in omaggio al carcere  di Regina coeli.Ma c’è di più nel “raggio magico” del Campidoglio e cioè le frequentazioni a destra dei personaggi coinvolti, a cominciare dalla stessa Raggi per la sua frequentazione dello studio Previti.Roberto Saviano sostiene che la destra romana,giro alemanni ano soprattutto, ha “scalato” il M5S infiltrandosi e riversando  su di lei,al ballottaggio, tutta la forza elettorale.Oggi è legittimo chiedersi se la Raggi e il vertice romano del M5S fossero consapevoli di questa convergenza e se,in qualche modo,avesse un prezzo.Diversamente è oggettivamente difficile  spiegare l’attaccamento della Raggi alla presenza in squadra di Raffaele Marra,dapprima come capo-gabinetto e dopo,non volendovi  o non potendovi rinunciare, nominandolo capo del personale. Eppure non era un mistero il ruolo avuto da Marra quando sindaco era Alemanno.Presto sapremo con quali criteri sono state fatte alcune nomine, a cominciare dal fratello di Marra promosso a capo dei vigili urbani e da qual tale  Romeo cui è stato triplicato lo stipendio che aveva prima della Raggi e che ha invocato la storia come giudice supremo del suo talento. Se la Murano aveva rapporti stretti con i titolari delle costosissime discariche romane, Salvatore Marra era,a quanto pare,intrecciatissimo con gli immobiliaristi romani.Ecco la ventata di novità e di cambiamento portata dal M5S nell’amministrazione della capitale. C’è un filo di continuità con l’amministrazione Alemanno che dà ragione alla tesi di Saviano. Ora il M5S ha sempre detto di non essere un partito ma un movimento,di non essere né di né di sinistra e di voler debellare la corruzione in tutte le sue articolazioni “ aprendo” le istituzioni alla verità   come una scatoletta di tonno.A Roma questo lavoro lo sta facendo la magistratura e proprio il Campidoglio è la scatoletta che si sta aprendo.La Raggi si è scusata,dice di essere stata ingannata ma ci sono denunce circostanziate circa le scelte imposte in sei mesi di sindacatura zoppa.Presto sapremo quanto danno avrà fatto a Roma e quanto se ne può immaginare pensando il M5S al governo del Paese. I “vaffa” sono già un ricordo del passato come lo “streaming” degli incontri politici,diventati  incontri segreti a volta seguiti da una conferenza stampa senza domande.Chi l’avrebbe mai detto. E forse il peggio deve ancora venire.