RENZI SE LA PRENDE CON I NOTABILI PD DEL SUD……

mario-oliverio-1-1-735x400RENZI SE LA PRENDE CON I NOTABILI PD DEL SUD………………….

C’è stato un passaggio nella relazione tenuta da Matteo Renzi all’assemblea nazionale del PD che non deve passare inosservato ed è quando,spiegando la sconfitta al referendum,ammette l’errore di essersi rivolto ai notabili del partito e non alle forze vive del partito e della società.Quella del notabilato politico è una vecchia storia che accompagna  la nascita della repubblica fino ai giorni nostri.Anche durante il fascismo c’erano i notabili al sud ma erano strettamente incardinati al partito e da questo controllati e diretti.E’ con la democrazia cristiana che il notabilato si struttura e si configura come componente del potere esercitato suo tramite.Nel sud erano signorotti, la parte alta della piramide sociale che per ricchezza o posizioni decisionali ottenevano facile consenso in cambio di protezione e di favori. La DC li integrava,con le loro clientele,nel sistema di potere che aveva realizzato in chiave interclassista. I notabili venivano collocati nei posti di sottogoverno, negli enti pubblici controllati dal governo centrale,nei comitati di sconto delle Casse di Risparmio.La loro partecipazione al potere andava ricambiata con un apporto elettorale a loro e soltanto a loro riconducibile.Caduta la prima repubblica e apparentemente scomparsi i partiti che ne erano stati protagonisti, i notabili si sono riciclati riposizionandosi all’interno delle nuove formazioni e maggioranze politiche.Il PCI,sopravvissuto misteriosamente alla mattanza giudiziaria di tangentopoli, tirerà definitivamente le cuoia con la caduta del muro di Berlino e comincerà la sua mutazione progressiva in PDS-DS-PD, quest’ultimo amalgama non riuscito fra i resti della DC e i resti del PCI .Copiright di Massimo D’Alema.Ma i notabili, come figura politico-sociale,sono rimasti,hanno solo cambiato nome e appartenenza.E così nel PD convivono notabili di ascendenza Dc e notabili di ascendenza PCI.Non c’è distinzione fra loro.Sono i tenutari del partito e dei suoi organismi dirigenti nelle realtà locali .Forti delle clientele che alimentano e che si materializzano politicamente al momento delle consultazioni elettorali, orientano le decisioni degli organismi di partito a tutela dei loro interessi e delle loro carriere. Sono i feudatari del partito che, in combutta con Roma, decidono maggioranze di governo e candidature, dai comuni al parlamento nazionale.Ispirano e di fatto partecipano a comitati di affari, contaminandosi consapevolmente con la peggiore imprenditoria fino a spingersi a collusioni con la criminalità.E’ a costoro che si è rivolto Matteo Renzo per vincere il referendum, promettendo soldi e investimenti,senza chiedersi del prestigio e dell’effettivo credito politico di cui ritengono di godere.Ecco perché la delusione  è stata grande per Matteo Renzi che si era spinto a far passare un emendamento alla legge di stabilità per dare a Vincenzo De Luca in Campania e a Mario Oliverio in Calabria il controllo della spesa sanitaria con annessi e connessi.Ebbene nelle due regioni il NO ha segnato percentuali intorno al 70 per cento.Ora Renzi parte da questo dato per organizzare la campagna elettorale di primavera.Al posto dei notabili vuole facce nuove, forze vive,soggetti non compromessi col notabilato.Dice di volere per ogni provincia un capolista che sia espressione di un cambiamento reale,etico e culturale,prima che anagrafico.Cos’è ,un ritorno alla rottamazione?Non sarà facile ma,nell’interesse del sud e del Paese,è questa la strada obbligata da seguire.C’è da sperare che questa volta faccia sul serio.Se gliene daranno il tempo.