RENZI RICONOSCE LA SCONFITTA E PUNTA AL VOTO ANTICIPATO
Nessuno si aspettava grandi cose dall’assemblea nazionale del PD e non si comprende sulla base di quali presupposti Matteo Renzi avrebbe dovuto annunciare e rassegnare le dimissioni da segretario del PD. Era quanto mai chiaro che Renzi non si riteneva impegnato a “ritirarsi dalla politica” per come aveva avuto modo di affermare incautamente quando ha avviato la sua campagna referendaria per la riforma costituzionale. Editorialisti e retroscenisti non disinteressati hanno cavalcato a lungo l’impegno preso da Renzi e dalla Boschi di abbandonare la politica in caso di sconfitta, rifiutandosi di prendere in considerazione le affermazioni successive in cui sia Renzi che la Boschi hanno tentato di tenere separata la sorte del governo dall’esito del referendum, quale che fosse. Una commedia interpretata e portata avanti da più parti in quel “teatrino” della politica italiana dove si può cambiare posizione e appartenenza dalla sera alla mattina senza doverne dare conto. Nel Paese con un parlamento che ha visto oltre duecento eletti cambiare casacca e appartenenza senza pagare pegno perché mai Renzi e la Boschi,governanti dello stesso Paese,avrebbero dovuto rispettare l’impegno preso per guadagnare consensi alle ragioni del SI. Realisticamente-a voler essere seri-possono bastare le dimissioni del governo.Se poi quello che è seguito è la fotocopia di quello precedente, significa che è stato Renzi ad avere la meglio.Ora deve andare avanti il disegno strategico che dovrà riportarlo a Palazzo Chigi. Nella relazione all’assemblea non si é fatto sconti ed ha ridimensionato anche il valore potenziale del 41 per cento ottenuto dal SI.Riconosciuta la sconfitta ha parlato del futuro,quello immediato e ha messo sul tavolo il “mattarellum” come impianto di regole per andare al voto anticipato.Si torna al proporzionale, con qualche correttivo, ma non tutti sono d’accordo. Ai caminetti natalizi verrà molto probabilmente trovato il punto di sintesi. Sembra certo, insomma, che si andrà al voto entro giugno se non prima e il congresso del PD si farà a scadenza natuale,autunno 2017.Ci saranno invece le primarie di centrosinistra,come da Statuto, e Renzi porrà la sua candidatura a premier.La sinistra interna, sbeffeggiata in malo modo da Giachetti,è ridotta a pallida testimonianza e senza forza contrattuale per contrastare il disegno renziano.Aver contribuito alla vittoria del NO non ha portato alcun cambiamento e gli equilibri interni al PD restano pressocchè immodificati.Bisogna accontentarsi dei brindisi e dei salti di gioia la notte della vittoria.