MATTARELLA ALL’UNICAL FRA GRISAGLIE E FASCE TRICOLORI….

MATTARELLA ALL’UNICAL FRA GRISAGLIE E FASCE TRICOLORI….

Lontani i tempi in cui l’arrivo di un potente all’università,al nord o al sud,non animasse gli studenti a farsi sentire.Gli argomenti,insieme ai problemi,non sono mai mancati.Così,nel tempo,si è venuto a consolidare il pregiudizio e il timore di una immancabile contestazione.Da qui mobilitazione di forze dell’ordine, zone rosse da cui tenersi lontani, percorsi prestabiliti e spazi assegnati.Tutto sotto rigido controllo, a cominciare dagli inviti rigorosamente selezionati.Non sono mancati rettori che della protesta studentesca ,per quanto aspra e rumorosa,ne hanno fatto un valore di libertà e di reale partecipazione all’evento,lasciando  che fossero altri ad indignarsi .La protesta,la contestazione degli studenti,se arriva un uomo di Stato,dovrebbe essere d’obbligo,quasi organizzata ad hoc,diversamente che università e che studenti sono.Ma anche con la visita di Mattarella all’Unical è prevalso lo spirito bacchettone e fugaiolo di tenere il più lontano possibile  il percorso del corteo presidenziale dai possibili assembramenti di studenti con striscioni o senza.Qualche grido forse è arrivato all’orecchio quirinalizio ma svuotato di ogni contenuto protestatario e perciò ridotto  a segno del folklore ambientale.Nell’aula magna grande dispiegamento di grisaglie qua e là punteggiate dalle fasce tricolori indossate dai sindaci invitati.Il colpo d’occhio inquadrava uno spaccato di classe dirigente dalle cui facce si poteva dedurre il ruolo istituzionale che svolgevano.Se non era agli studenti che toccava sedere in prima fila,toccava certamente al corpo docente che avrebbe dovuto,nella composizione delle toghe,fare macchia e immagine a sé proprio per connotare che si trattava del 45° anno accademico che si inaugurava.Vedere le prime file,al di là di Mattarella e dei membri del governo al seguito,occupate da deputati,politici e nomenclatura senza storia dava un senso di straniamento rispetto al luogo in cui ci si trovava.Beniamino Andreatta,primo rettore Unical,ricordato da Matarella, non l’avrebbe consentito e non perché di questi tempi la politica non gode di buona considerazione e mette a rischio chi ci viene a contatto ma perché l’università deve essere di chi vi studia e chi vi insegna e loro debbono essere a rappresentarla anche fisicamente.Senza nulla togliere ai sindaci,agli intellettuali,agli studenti adeguatamente selezionati  a garanzia da estemporanee proteste.A colpo d’occhio il parterre,comprese le divise dei militari e le tonache di prelati, ricordava quello che curano le prefetture quando il capo dello Stato visita i territori. .L’anno accademico è e deve essere un’altra cosa e soltanto docenti e studenti debbono esserne i protagonisti.Il resto è cerimoniale malinconicamente pomposo  che offre ai partecipanti una legittimazione ,un riconoscimento a far parte dell’establishment.Ad un osservatore attento non è sfuggita la collocazione nel parterre di Federico Cafiero De Raho,procuratore di Reggio,e di Nicola Gratteri ,procuratore di Catanzaro, alle prese con inchieste delicatissime che porterebbero ai piani alti della politica calabrese.Non erano seduti nelle prime file.Considerata l’autorevolezza dei personaggi, si è avuta l’impressione che avessero scelto di sedersi a debita distanza dalla filiera politica.Chissà se qualcuno dello staff presidenziale  ha trovato il modo di farlo notare a Mattarella.