OLIVERIO VOLEVA PARLARE AL LINGOTTO….GLI HANNO PREFERITO UN’ALTRA CALABRIA..
Sulla tre giorni di assemblea che ha riunito a Torino i renziani della prima e dell’ultima ora circolano aneddoti che non sempre vengono raccolti dalla stampa locale.Soprattutto se l’aneddoto riguarda i piani alti della politica e questa volta riguarda l’inquilino del famigerato decimo piano della “cittadella regionale,al secolo Mario Oliverio.Detto in poche parole Mario Oliverio,presidente della giunta regionale, omaggiato da Renzi di una visita personale e di un incontro riservato in quel di Germaneto,era andato a Torino, accreditato da quell’incontro, come un renziano di rango a tempo pieno. Spiegabile,quindi, che il suo desiderio di parlare dal palco del Lingotto al popolo renziano sarebbe stato esaudito. Invece no.Per tre giorni Oliverio ha assediato la presidenza dell’assemblea per ottenere di poter intervenire nel dibattito generale.Pensava verosimilmente di essere ad una assemblea di partito a Tiriolo o a San Giovanni in Fiore, tant’è che il rifiuto è stato motivato con l’aver negato anche a Stefania Covello la possibilità di intervenire.Non è dato sapere cosa avrebbe voluto dire dal palco del Lingotto Oliverio e forse non ha nemmeno capito che un’altra Calabria era stata invitata a Torino,personalmente da Renzi, una Calabria nemica delle chiacchiere e degli annunci,dei compromessi e dei tatticismi, del vaniloquio e dell’inadeguatezza, rappresentata dal presidente del consorzio antimafia di imprese,il GOEL,operante nella Locride e al quale Renzi aveva reso omaggio nella sua visita in Calabria.Il presidente del GOEL ha raccontato la sua storia,la storia di un’azione quotidiana di contrasto e di resistenza alla mafia,esposti ad attentati quotidiani ma confortati dalla solidarietà di chi non si arrende. Se un trattore viene dato alle fiamme parte la sottoscrizione per comprarne uno nuovo.La Calabria che resiste, appunto. Oliverio avrebbe parlato di sicuro dei suoi progetti ambiziosi a fronte di una realtà fallimentare e della Calabria che non vuole i commissari nominati dal governo e che vuole nella disponibilità della presidenza della giunta la gestione della spesa sanitaria. Un tormentone che dura da oltre due anni e che da tempo ormai alimenta barzellette alle macchinette del caffe’.