DOPO LA MESSINSCENA DEL VOTO CON I 7 NANI GRILLO SI SGANCIA DAL M5S
“Non me ne vado perché il Movimento ce l’ho nel DNA ma da oggi le querele e le denunce cambiano indirizzo a vanno spedite a Luigi(De Maio).” Più o meno queste le parole pronunciate da Beppe Grillo a Rimini dopo aver aperto la busta col risultato del voto via internet che indicava in De Maio il candidato a leader.Ma è dietro il palco che si sono delineate le conseguenze che avrà un voto gestito con grande improvvisazione a copertura di una “nomina”,quella di De Maio, che Casaleggio e Grillo avevano deciso da mesi.A conclusione della kermesse grillina di Rimini diventa più evidente la mutazione che sta avvenendo all’interno del M5S con De Maio che guida i “moderati” e i governativi e Fico che, con gli “ortodossi” fedeli ai valori fondativi del Movimento, non si è lasciato convincere a convergere su De Maio.Le critiche e il dissenso restano e non può essere sottovalutato il fatto che 1 su 5 iscritti al Movimento ha votato De Maio che,su 140 mila iscritti,ha ottenuto poco più di 30 mila voti. I numeri, a volte, spiegano molto di più delle versioni ufficiali.Insomma ci sentiamo di dire che il M5S esce spaccato dalla Kermesse di Rimini e, in qualche modo, subisce una certa accelerazione nella perdita di consensi al di là della Raggi a Roma,dell’Appennino a Palermo,dei sindaci in guai giudiziari. C’è chi guarda al governo e al potere, chiedendo aiuto pure a San Gennaro, e c’è chi vuole rimanere forza e movimento di opposizione sociale contro la corruzione,le ruberie,le ignominie quotidiane di un ceto politico che non ha altra ossessione che la sopravvivenza politica e il mantenimento dei privilegi conquistati.Quanto a Beppe Grillo e a Casaleggio, fino ad oggi “padroni” del Movimento,simo convinti che sono ben consapevoli dei limiti del Movimento che,nonostante i sondaggi favorevoli,non è ancora pronto per assumere ruoli e responsabilità di governo mentre Fico e gli ortodossi puntano a un Movimento ancora forza di opposizione che darà comunque filo da torcere a chi andrà a Palazzo Chigi.Grillo ha preferito sganciarsi da “capo” del Movimento quando i sondaggi lo danno primo partito, nella consapevolezza che Di Maio non offre i requisiti ,di immagine,di competenza, di statura e spessore politico per convincere l’elettorato ad affidargli il governo del Paese.Lo sa lo stesso Di Maio che, non a caso,si affidato a San Gennaro.