AUTOCONVOCATI PD A LAMEZIA:NON E’ SCISSIONE MA QUASI…
A sentirli parlare dal podio sono lì a Lamezia per rilanciare il PD in una visione più alta della politica rispetto al vaniloquio autoreferenziale di Mario Oliverio e dei suoi sodàli che millantano risultati e “rivoluzioni” etiche immaginate,annunciate ma di cui non si è visto mai l’inizio.Nel mirino delle critiche e delle contestazioni ci sono la carica più alta a livello di governo,Mario Oliverio, e la carica più alta a livello di partito,Ernesto Magorno,segretario regionale.L’azione combinata di entrambi ha svuotato il partito di ogni funzione finalizzata a tenere alta l’immagine e continuo il rapporto con i territori e le loro popolazioni.Gli organismi di partito e chi li presiede sono stati inglobati nelle logiche di potere del governo regionale senza avere il pudore di tenersi fuori da incarichi comunque retribuiti.Il vecchio e famigerato clientelismo democristiano,unitamente al familismo amorale, è nulla a confronto con quello praticato da Oliverio e dai suoi cartelli elettorali.Gli autoconvocati di Lamezia arrivano con le loro critiche e i loro giudizi dopo quelli dei sindacati che,messe da parte diplomazie di contiguità politica che appartengono al passato, contestano ad Oliverio di aver tenuto al palo la Regione senza cambiamenti di rilevanza politica e di impatto sociale.Naturalmente viene da chiedersi perché mai gli autoconvocati di Lamezia vengono allo scoperto ora e non prima,considerato che l’incapacità di Oliverio è emersa sin dalle prime esternazioni, rivelando una cultura di governo intrisa di propaganda e di velleità puramente declaratorie, come la bonifica dell’apparato burocratico regionale, ventre marcio dell’istituzione,con i dirigenti apicali che hanno fatto dei dipartimenti dei califfati.Le critiche venute a Oliverio e Magorno sono largamente suffragate dagli indicatori economici della Calabria,richiamati in più interventi, che da soli dovrebbero consigliare ad Oliverio di evitare apparizioni pubbliche nelle libagioni e gli assaggi enogastronomici delle sagre di paese da lui generosamente finanziate.Potrebbe trovarsi nella condizione di Enza Bruno Bossio che, intervenendo nelle manifestazioni del “Peperoncino Festival” a Diamante, si è vista subissare da fischi e “vaffa” nel momento in cui si è avventurata ad affermare che ora alla Regione c’è una giunta che sta lavorando bene e che ha disincagliato la Calabria dalle secche in cui l’avevano portata i predecessori di Oliverio.I fischi se li è presi la Bruno Bossio ma erano per Oliverio.Ci sarebbe da osservare,però, che prendersela con Oliverio e Magorno soltanto è fortemente omissivo e discriminatorio, atteso che alla perdita di immagine e di consensi del PD ha molto contribuito quella zona grigia di carrieristi e faccendieri che da tempo tiene in ostaggio il partito. Personaggi come Nicola Adamo, che evita i riflettori e che il partito non presenta nelle manifestazioni pubbliche,hanno nelle vicende del partito e del governo regionale pesanti responsabilità, visto che non fanno mistero di essere stabili nell’anticamera di Oliverio e di essergli accanto anche nelle missioni fuori regione.E nessuno ha la curiosità di chiedere in che veste e a quale titolo Nicola Adamo partecipa a pubbliche riunioni politico-istituzionali, come quella promossa a Rende dal sindaco Manna sulla crisi idrica, rimuovendo le sue responsabilità nel far vincere a Cosenza il centrodestra e Occhiuto nel 2011 e nel 2016.Ci stanno tutte le critiche venute dagli autoconvocati di Lamezia,da quelle di Naccari Carlizzi sulle sconfitte elettorali alla lapidaria battuta di Sandro Principe che ha paragonato la cittadella regionale di Oliverio alla “città proibita” degli imperatori cinesi ,simbolo del potere imperiale e della sua inaccessibilità.Un modo colto,insomma,per dire di un governo e di un presidente arroccato con le sue consorterie di potere nella sede del governo regionale.Restano da valutare le allusioni non troppo velate che hanno fatto Loiero e Guccione alla possibilità di lasciare il partito e cercare spazio altrove.Loiero vi ha accennato,come ipotesi da non escludere,nell’intervista rilasciata a “Il Quotidiano” il giorno prima dell’incontro di Lamezia.Carlo Guccione,chiudendo il suo intervento,ha esplicitamente affermato che, se l’iniziativa degli autoconvocati resta senza risposta, un’altra scissione non è da escludere.In molti,però, hanno fatto finta di non tenere conto che tutto ciò avviene alla vigilia delle elezioni politiche dove addirittura i “nominati” andrebbero a coprire il 64 per cento del proporzionale.(Nella foto: Sandro Principe)