DOPO TRE ANNI DI GOVERNO OLIVERIO ADDEBITA I SUOI FALLIMENTI ALLA BUROCRAZIA……..
Il presidente più incapace e,quindi,inutile che la Calabria abbia avuto dalla nascita della Regione,al secolo Gerardo Mario Oliverio targato PD, consapevole che non è stato preso sul serio con la tre giorni all’UNICAl per presentare “cantiere Calabria”, avverte la necessità di riposizionarsi e rendersi credibile.Fino a ieri ha cercato di giustificare i suoi fallimenti scaricando sui presidenti e le giunte del passato la responsabilità della situazione che ha trovato.Qualcuno che gli vuole bene (Minniti?) deve avergli spiegato che dopo tre anni, pur in presenza di grandi criticità ereditate dai governi precedenti, qualche cambiamento in meglio dovrebbe esserci. Se poi qualche cambiamento c’è stato,nessuno se ne è accorto.A tutt’oggi Oliverio non ha risposto agli impietosi giudizi che la CGIL, per bocca del suo segretario regionale,ha dato dei suoi tre anni di presidenza.Visibilmente in difficoltà,Oliverio ha cambiato bersaglio individuando nella burocrazia regionale,soprattutto nei suoi vertici, la responsabilità dei ritardi,delle lungaggini,delle resistenze, delle manipolazioni,delle omissioni per cui ogni iniziativa di cambiamento era destinata a fallire.E’ fuor di dubbio che Oliverio denuncia un problema reale che,però,esiste da sempre e col quale ogni presidente ha dovuto fare i conti.Lo sanno pure i bambini che la burocrazia è un potere nel potere e che è in grado di paralizzare e far fallire i governi. E’ anche risaputo che gli interessi torbidi di chi dà l’assalto alla spesa pubblica non andrebbero a segno se non ci fosse la copertura,la connivenza,la complicità o, a volte, la simulata distrazione di chi deve seguire e far rispettare le procedure nella legalità più trasparente.Nè la politica potrebbe quotidianamente coprirsi delle infamie che consuma nel manovrare la spesa pubblica senza la complicità o il tacito consenso di chi,invece,dovrebbe garantire il corretto utilizzo delle risorse disponibili.Ma queste sono dissertazioni di metodo e di principi che non inquadrano il problema e non spiegano perché soltanto oggi Oliverio scopre la nefasta incidenza che la burocrazia regionale ha sul suo governo .La “rivoluzione” dell’apparato burocratico Oliverio l’aveva annunciata nei comizi elettorali ed è scritta nel suo programma di governo. Se cambiamenti ci sono stati, se qualche dirigente è stato spostato non è cambiato nulla nella regionale. I “califfati” dirigenziali di vertice sono rimasti vivi e attivi e Oliverio ne è stato sempre consapevole.Con la lettera che ha inviato ai dirigenti per richiamarli a maggiori e più consapevoli responsabilità nell’adempiere ai loro compiti e ai loro doveri non solo se li è messi contro più di prima ma non è apparso credibile perché dai banchi dell’opposizione gli hanno ricordato che,in tre anni di governo,non si è mossa paglia o dirigente che Oliverio non abbia voluto,nel senso che l’ultima parola è stata sempre la sua. Se avesse voluto far ruotare i dirigenti,smantellando i “califfati” che hanno in mano i dipartimenti, doveva soltanto prendere le decisioni necessarie e conseguenti, anche al di là delle convenienze che avrebbe dovuto sacrificare.Non convince,quindi,la posizione che prende oggi scaricando i suoi fallimenti sui potentati degli uffici regionali.E’ una manovra da vecchia scuola,da prima repubblica,da capro espiatorio nella consapevolezza del discredito e dell’antipatia di cui gode la burocrazia in genere nella gente comune.Ci sarebbero mille ragioni per mettere sotto accusa la dirigenza regionale e tutto l’apparato burocratico nel suo complesso,per essere un ostacolo al progresso e allo sviluppo della Calabria ma Oliverio non può usare la sua inadeguatezza, i limiti culturali, l’incapacità a guardare oltre le procedure, l’indifferenza agli obiettivi da raggiungere, come giustificazione dei suoi fallimenti. A ognuno le sue responsabilità.