In più occasioni siamo intervenuti col nostro giornale on-line per sostenere la piena legittimità ad esistere della testata on-line Iacchitè a fronte di tentativi di chiusura o di condizionamenti. Si può condividere o meno la linea aggressiva e cruda, rigorosamente anti-sistema, compulsiva dell’antipolitica e dell’indignazione che caratterizza il rapporto cittadino-istituzioni con chi le rappresenta ma il giudizio deve riguardare esclusivamente la narrazione dei fatti nella loro oggettività. I fatti cioè debbono pre-esistere alla notizia e, se avviene, al commento. Può accadere, quindi, che in tempi di fake-news, in grande e incontrollata espansione, qualcuno possa essere interessato a rifilare notizie di fatti non veri a testate che, per scelta, danno ampio spazio alla denuncia e alla protesta, come “Iacchitè”. Nel giornalismo anglosassone, che ha regole precise e consolidate, la verifica della fondatezza della notizia è un passaggio obbligato e ineludibile per la credibilità stessa della testata. Fatta questa premessa, veniamo al dunque. A leggere le “ultime” di “Iacchitè” sarebbero stati individuati i “palazzinari” che vogliono mettere “le mani sulla città”,trasposizione giornalistica di un film cult di Francesco Rosi, riferito al sacco edilizio di Napoli. I nomi indicati da tre “analisti”, che hanno fatto una ricerca nel catasto terreni di Cosenza, sono il sindaco Occhiuto, il gruppo imprenditoriale “IGreco” e l’avvocato Enzo Paolini. Del sindaco Occhiuto ci siamo occupati anche noi per la sua non nascosta passione alla cementificazione e all’apertura di cantieri dovunque sia possibile.Ma sempre nell’ambito delle prerogative di chi è legittimato a governare la città, i suoi servizi e il suo sviluppo. Se poi, in aperto conflitto di interessi,Occhiuto dovesse coltivare e perseguire obiettivi privati e profitti da palazzinaro, non basta dichiararlo ma bisogna dimostrarlo.Se si passa al gruppo imprenditoriale “IGreco”, che hanno interessi diversificati nelle attività del gruppo, dall’agroalimentare ai lavori pubblici, alla sanità, delle loro iniziative si può leggere sulla stampa locale. Si torna a parlare del progetto di un complesso ospedaliero a Rende, rivisto nelle sue volumetrie, ma è dettagliatamente illustrato nei suoi aspetti strutturali e sanitari.Quanto all’avvocato Enzo Paolini non si comprende come abbia origine e dove tragga supporto una sua collocazione fra i palazzinari della città . Si gioca ,con esplicita malafede, su una lontana parentela con i proprietari di alcuni terreni ricadenti nell’area di Gergeri, intorno al Planetario e al Ponte di Calatrava, che intrattengono, da decenni, rapporti professionali con lo studio legale Paolini.Come si fa a sostenere che Enzo Paolini rientrerebbe nei palazzinari che vogliono mettere le mani sulla città assumendo la sua attività professionale a titolarità di possedimenti personali e di profitti speculativi? Né Paolini, né suoi familiari, né società immobiliari riconducibili a Paolini sono proprietari di terreni intorno al Ponte di Calatrava né risultano rilasciate licenze edilizie riferibili a quell’area. C’è da dire che i tre “analisti-ricercatori” sono recidivi nell’addebitare a Paolini ruoli , posizioni e interessi che non hanno fondamento. In clima di campagna elettorale, con Paolini candidato alla carica di sindaco, gli stessi denunciavano “le mani sulla sanità” e attribuivano a Paolini la posizione di dominus delle strutture sanitarie a gestione privata, occultando il ruolo di Paolini come avvocato specializzato in diritto sanitario e come presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP), lasciando intendere che Paolini fosse proprietario di cliniche private.Ci si chiederà perché mai i tre analisti manipolassero la verità mistificando i ruoli. La risposta viene dalla politica, con le bassezze, i rancori, le gelosie, le ostilità e le invidie che alimenta. C’è una certa sinistra, fatta di personaggi senza storia e politicamente irrilevanti che, in nome dell’appartenenza ad una formazione politica, si ritengono legittimati a parlare per nome e per conto.Si fa finta di parlare di palazzinari e di sanità e, invece, si fa lotta politica, si “avvelenano” i pozzi per osteggiare candidature invise, si dà sfogo a gelosie politiche e torbide avversioni personali riconducibili presumibilmente ad antistorici pregiudizi di classe. Paolini proviene da una tradizione familiare liberale cui ha innestato la sua militanza “radicale” e libertaria-socialista accanto a Giacomo Mancini. Non c’è altra spiegazione di fronte a notizie oggettivamente calunniose, immesse nel circuito mediatico al solo fine di danneggiare l’immagine pubblica e politica di Paolini. Agli stessi personaggi ha provocato rancoroso risentimento politico il riconoscimento ottenuto da Paolini per il ruolo attivo fra i “ costituzionalisti” impegnati per il “no” nel referendum del 4 dicembre. Gli stessi personaggi reagiscono, malevoli e risentiti, se su giornali a diffusione nazionale vengono ospitati interventi di Paolini in difesa della Costituzione e della sua applicazione. Viene ora da chiedersi cosa abbia spinto i tre analisti a montare contro Paolini la falsità delle “mani sulla città”. Una spiegazione possibile bisogna cercarla nel contesto entro il quale una notizia calunniosa viene messa in circolazione. L’unico contesto spiegabile è che, approvata la legge elettorale, si passa alle candidature e ,come è solito accadere, comincia il gioco sporco , i “tombini” della politica saltano e i liquami invadono la scena.Nella sinistra settaria e sub-colta non mancano gli strateghi della disinformazione. Il dovere di una testata giornalistica rimane quello di verificare la rispondenza della notizia ai fatti.
In questo caso “Iacchitè” non l’ha fatto, comunque la pensi. Ha dato spazio a una fake-news.