Ebbe a dire Nanni Moretti in Piazza del Popolo a Roma,all’indomani di una sconfitta, avendo alle spalle tutto il politbureau dell’allora Ulivo, con D’Alema in primo piano:”Con questi dirigenti non vinceremo mai”.Gelo sul palco e brusio nel pubblico ma le parole si scolpirono sui muri ed oggi tornano d’attualità. L’ulivo non c’è più, quel che ne è rimasto è nello zaino-tenda di Romano Prodi e nel politbureau del PD non ci sono più quelli della “ditta” evocata da Bersani,in primis Massimo D’Alema.Allora non c’era Renzi col suo “giglio magico” e il dissenso interno non veniva affidato ai Nico Stumpo,oggi citato per aver detto a voce alta “Basta!” riferendosi a Renzi.Le immagini che trasmette la Tv sono quelle di un Renzi supponente e convinto di sé, un D’Alema algido quanto mai ed ostaggio dei suoi rancori personali,un Bersani che vorremmo tutti come zio,con le sue metafore di bambole,mucche e giaguari,ma non come leader,un Pisapia alle prese con una mission più grande di lui e una Laura Boldrini che, dopo il no a intese col PD, segna il limite dell’improvvisazione rispetto a un quadro politico ben più complesso.Una collocazione a parte,più prudente,si può dare a Veltroni che, col suo noto “ma anche”,può darsi che in extremis riesca a incollare i cocci di quel che rimane.La direzione PD che si è tenuta dopo la domenica dell’auditorium a Roma non porta novità.Continua il gioco del cerino per vedere a chi resterà in mano ma le posizioni restano immutate.Piero Fassino, che conosce bene uomini e cose,ha avuto il mandato di lavorare al centrosinistra allargato o integrato ma con la precisazione che di alleanze si parlerà dopo il voto, muovendo evidentemente dall’assunto che bisogna prima vincere per poter concorrere a governare.Renzi si apre al futuro,senza veti e senza abiure, e fa dire ai suoi che di “autocritica” non se ne parla, che si tratti di jobs act ,banche o aiuti alle famiglie.Rilancia,anzi, su jus soli e testamento biologico che vorrebbe portare a casa prima che si concluda la legislatura.Si vedrà ma la percezione di chi è convinto che la politica è sangue e merda,secondo una storica definizione dell’immaginifico Rino Formica,è che un accordo è possibile soltanto se si va alla ripartizione bilanciata dei seggi in parlamento.Pare che Bersani,prima di lasciare il PD,ne chiedesse 40 per i suoi e altrettanti D’Alema.Poi ci sono Franceschini,Orlando,Martina,Emiliano e altri feudatari politicamente a piede libero.Maldicenza!? Può darsi ma chi glielo garantisce sennò il ritorno in Parlamento a Speranza,D’Attorre per non dire dei Nico Stumpo?I sondaggi li danno border line al 3 per cento.Un po’ poco per porre condizioni e minacciare sfracelli.Renzi lo sa ma,come Occhetto quando con la sua gioisa macchina da guerra consegnò il Paese a Berlusconi nel 94,corre irresponsabilmente e forse consapevolmente verso la sconfitta.Punta ad almeno cento parlamentari fedelissimi,per non restare fuori dai giochi.Poi si vedrà.Tanto,sondaggi alla mano,non vince nessuno.