ALFANO LASCIA IL PARLAMENTO E PISAPIA IL “CAMPO”……
I sondaggisti e i retroscenisti non l’avevano previsto ma fanno rumore, al di là della consistenza elettorale loro attribuita, il ritiro di Pisapia dalla competizione elettorale e l’annuncio di Angelino Alfano di non ricandidarsi né al parlamento né a cariche ministeriali.Le motivazioni adddotte sono per entrambi personali ma anche politiche.Non si può ritenere che alle loro decisioni siano estranee le due leggi che sembravano arrivate in dirittura d’arrivo e cioè “jus soli” e “biotestamento”.Per Pisapia la legge sul diritto di cittadinanza era una condizione vincolante per fare l’accordo col PD di Matteo Renzi e Gentiloni mentre per Alfano, segretario di un partito a base prevalentemente moderata e conservatrice, sia lo jus soli che il biotestamento erano e restano motivo di conflitto interno.Non solo.In AP c’è chi vorrebbe,come Formigoni,tornare in Forza Italia e chi,come Maurizio Lupi,vorrebbe correre in proprio mentre altri sarebbero per un accordo solido col PD.Evidentemente Alfano deve aver realizzato che non è in grado di portare a sintesi le varie posizioni.Non si ripresenta,non aspira a incarichi ministeriali ma non rinuncia a fare politica.Cosa significhi lo si capirà meglio in campagna elettorale ma, per il momento, bisogna stare alla decisione presa per motivi “strettamente personali”.Eppure una riflessione va fatta su questo personaggio politico,giovanissimo, che in pochi anni ha ricoperto posizioni importanti e ruoli delicati di governo attraversando una vice-presidenza del consiglio dei ministri, il ministero della Giustizia,il ministero degli Interni e,attualmente, quello degli Esteri.A parte il giudizio impietoso e irriverente che ha dato di lui Vittorio Sgarbi, non si può dire che ad Alfano siano stati riconosciuti, da soggetti qualificati , talento politico e vocazioni da statista. Eppure gli incarichi ricoperti stanno a significare che non è necessario essere aquile per volare alto.Alfano afferma che il suo percorso politico e di governo è stato improntato a spirito di servizio nei confronti del Paese ma afferma anche che la sua decisione vuole essere una risposta a chi gli ha sempre attribuito un irresistibile “attaccamento alla poltrona”. Si vedrà. Per ora Renzi e il Pd debbono prendere atto che la inseguita coalizione di centrosinistra ha perso due pezzi, sia pure di modesto apporto in termini di voti, che certamente,però,giocano a ulteriore vantaggio del M5S e di Di Maio.