BABY GANG:ROBERTO SAVIANO CATTIVO MAESTRO….????

BABY GANG:ROBERTO SAVIANO CATTIVO MAESTRO….????

Ormai è emergenza baby- gang, si susseguono le violenze di bande di minorenni che, a quanto pare,agiscono incontrastate.Vertice in prefettura col Ministro Minniti.Ora i telegiornali aprono con le notizie delle baby gang, responsabili di aggressioni immotivate,per puro sfogo di violenza, e protagoniste di sparatorie,accoltellamenti,scippi e rapine.A portare le baby gang nelle aperture dei TG e sulle prime pagine dei giornali, una delle ultime aggressioni avvenuta alla stazione di Chiaiano, a nord di Napoli,ai danni di un quindicenne pacifico e inerme, del tutto estraneo alle periferie e alla criminalità delle “paranze dei bambini”. Era lì ad aspettare il mezzo che lo riportasse a casa e, senza  aver fatto nulla che potesse indispettire o provocare il branco della baby gang, si è trovato oggetto dapprima di sberleffi e insulti e, a seguire, di calci e pugni che lo hanno lasciato dolorante a terra.Nessun soccorso.Se qualcuno ha visto,si è allontanato.Forze dell’ordine al momento inesistenti.Alla fine il ragazzo,trascinandosi alla fermata,è riuscito a raggiungere casa.Di lì a poco dolori fortissimi convincevano i genitori a portarlo in ospedale.Diagnosi e soluzione immediata:asportazione della milza, conseguenza dei calci  e delle violenze subite. Questa volta l’eco sui media è stata alta e il problema delle baby gang è esploso a livello nazionale. Ma l’epicentro delle baby gang è a Napoli e il fenomeno è  ben noto, non fosse altro per i libri che vi ha dedicato Roberto Saviano,autore del best seller “Gomorra”, cui hanno fatto seguito “La paranza dei bambini” e “Bacio feroce”.Una sorta di trilogia  sulla camorra, le sue gerarchie, i suoi riti e i suoi business criminali minacciati e intaccati dall’emergere delle baby gang che,alla scuola degli anziani,hanno imparato a sparare e ad uccidere in proprio.Ora ci si interroga come tutto ciò sia potuto accadere,fuori da ogni controllo istituzionale e sociale, e giungere ai livelli di violenza registrati dalle cronache quotidiane. Naturalmente fioriscono le scuole di pensiero interpretativo, come sempre con notevole ritardo, e ci si interroga sui riferimenti “culturali” delle baby gang. Abbiamo al riguardo selezionato tre scuole di pensiero a Napoli.Una prima, attribuita al questore di Napoli, sostiene che “i bambini delle paranze” hanno trovato i loro modelli comportamentali negli sceneggiati televisivi di Gomorra e nelle “paranze” di narrazione savianea.Un’altra scuola di pensiero, riconducibile a un magistrato, trova che i riferimenti comportamentali i ragazzi delle baby gang li hanno nell’ISIS jadhista e nella violenza terrorista.Una terza scuola di pensiero spiega il fenomeno con il degrado delle periferie,la povertà, una vita stentata,l’abbandono scolastico, il benessere degli altri e la possibilità,sparando e uccidendo, di conquistare le piazze dello spaccio di droga e da quel business ricavarne guadagni,diversamente impensabili, che consentono l’uscita dalla marginalità e l’appagamento dei desideri più costosi.Vogliono tutto e subito e non hanno paura di giocarsi la vita perché senza quei guadagni e il potere che generano,la vita non è niente.Ognuno di loro sogna una carriera da boss.O almeno così ce li rappresenta e racconta Roberto Saviano nel suo ultimo libro “Bacio feroce”.Mettiamo da parte il magistrato che chiama in causa l’ISIS,il Corano e l’Islam che, nella patria di San Gennaro difficilmente potrebbe mettere radici.Mettiamo da parte anche la scuola di pensiero prevalentemente sociologica, che vede nella società,nelle sue disuguaglianze e nell’assenza del ruolo delle istituzioni la genesi del fenomeno e occupiamoci di come la vede il questore di Napoli,di certo uno che lavora sul campo,un addetto ai lavori, che vede nei personaggi di Gomorra e storie collegate i riferimenti e i modelli delle paranze e delle baby gang.E qui entra in scena Roberto Saviano,lo scrittore di Gomorra e il narratore di storie reali che hanno dato vita alle serie televisive “di successo”.A Saviano non da oggi si contesta di aver dato rilevanza, peso e attrazione alle gesta della camorra, anti-Stato per definizione.Saviano si difende sostenendo che lui si limita a raccontare la realtà affinchè,conoscendola,la si possa affrontare elaborando le azioni di contrasto necessarie.E questo può certamente essere vero per “Gomorra”,il suo debutto di scrittore, che della camorra ci ha fatto conoscere e capire quanto non erano riusciti a farci conoscere tutti i tribunali,le procure e le corti di assise dell’intero territorio campano.Tant’è che,dall’uscita del libro,la camorra ha sentenziato la morte di Saviano, costretto a vivere da allora sotto scorta e in località segreta.Le perplessità sorgono quando si passa alle opere successive, “La paranza dei bambini”,”Bacio feroce” e agli sceneggiati televisivi.Nella costruzione e descrizione dei personaggi si coglie un compiacimento, una indulgenza giustificazionista non palese ma affidata al contesto di degrado,povertà e violenza in cui le storie si svolgono.Proprio sulla vicenda del quindicenne cui hanno spappolato la milza Saviano è intervenuto,dalle colonne de “La Repubblica”, avvertendo il formarsi di una opinione a lui ostile per le storie narrate e i personaggi descritti.Saviano insiste nel sostenere che lui racconta la realtà e non è sfuggendo alla realtà che si combatte la violenza che nasce dal degrado,dalla povertà e dai bisogni insoddisfatti e come rimedio auspica più scuole e più professori per mettere sotto tutela i ragazzi  che finiscono nelle baby gang.Può darsi ma Saviano deve considerare,con onestà intellettuale se,contro la sua volontà e intenzione,i personaggi dei suoi libri non siano diventati dei modelli da emulare.Come sostiene il questore di Napoli.E’ una interpretazione del fenomeno più convincente delle altre e, al riguardo, si potrebbe far notare a Saviano che nei suoi libri e nelle serie televisive c’è la camorra con tutte le sue performance criminali,i suoi covi,le sue armi ma non c’è lo Stato,non si vedono poliziotti,non si vedono carabinieri,raramente vengono menzionati “i falchi”,corpo speciale di poliziotti in abiti civili,motorizzati,che perlustrano la città da cima a fondo pronti a intervenire contro scippi,rapine e aggressioni.Lo Stato non c’è e se non c’è lo Stato manca l’azione di contrasto e ne consegue che è l’anti-Stato,la criminalità,ad avere il controllo del territorio e di quanto in esso accade.Si assiste a spedizioni punitive che partono indisturbate e ritornano indisturbate nei covi dopo aver seminato a colpi di mitra morte e terrore.Durante il percorso di morte nemmeno l’incontro casuale con un’auto  della polizia.Questo nella realtà, che  Saviano invoca a giustificazione della sua cruda narrazione,non accade. E questa rappresentazione può tradursi in una sorta di impunità che viene riconosciuta alle bande criminali,dovuta allo Stato che non c’è.Cinema e televisione ci hanno dato storie e capolavori di film sulla mafia e le organizzazioni criminali in USA ma non è mai mancata l’azione di contrasto,la presenza dello Stato affidata alla polizia locale e all’FBI.Viene cioè rispettato lo schema narrativo, eticamente corretto, dello scontro permanente fra chi viola la legge e chi è chiamato a farla rispettare, fra il crimine e l’anticrimine.Alla fine fra il bene e il male e chi lo rappresenta.Saviano ha il dovere oggi di chiedersi se inconsapevolmente ha finito per favorire il proliferare di modelli criminali che voleva e vuole vedere sconfitti.Per parte nostra non ci spingeremo mai a vedere in lui un cattivo maestro ma non possiamo concedergli di autoassolversi.