DI MAIO IN TV: O AL GOVERNO O LA PIAZZA…..
Probabilmente non era consapevole delle parole che stava pronunciando e che Lucia Annunziata stentava a prenderne atto per la gravità manifesta che contenevano.Si era in “mezzora in più”,RAI3, condotta ogni domenica da Lucia Annunziata.Con molta probabilità l’incontro in studio per parlare della formazione del governo lo aveva sollecitato Di Maio perché aveva necessità,prima dell’incontro di domani al Quirinale, di far sapere che lui è pronto a fare il famoso passo indietro e accettare che presidente del consiglio dei ministri sia un soggetto terzo rispetto a lui e a Salvini. Una mossa studiata con lo stesso Salvini che ha subito espresso apprezzamento pur sapendo di dover andare,di lì a poco, a un incontro di coalizione con Berlusconi e la Meloni.Ma Di Maio nella sua sprovvedutezza, anzicchè fermarsi a questo colpo di teatro, cioè alla rinuncia ad essere premier, si è spinto più avanti usando parole e un tono che Lucia Annunziata ha fatto rilevare era oggettivamente minaccioso.Di Maio in pratica spiegava, al di là delle prerogative del Capo dello Stato,che era contrario a qualsiasi governo espressione del presidente Mattarella comunque venisse definito e che l’alternativa era “tornare al popolo” con nuove elezioni. Non solo.Nel caso fosse nato un governo senza l’appoggio del M5Stelle-spiegava lo statista di Pomigliano d’Arco-non restava che tornare alle forme della democrazia diretta cioè al pronunciamento diretto del “popolo”.Affermazioni irresponsabili prima che minacciose.Alla base il ragionamento che, avendo il M5Stelle ottenuto circa 11 milioni di voti,un terzo dell’elettorato,sia un suo diritto governare anche se la legge elettorale prevede che bisogna avere il 50+1 di consensi.Ma Di Maio dice di più e cioè che siamo in presenza di un complotto contro il M5Stelle, portato avanti con una legge elettorale che si sapeva non avrebbe consentito-sulla base dei sondaggi-a nessuno di vincere.Sostiene Di Maio che il M5Stelle ha abbandonato il “ waffa” per accettare la democrazia con le sue regole ma, se queste regole impediscono al M5Stelle di andare al governo, vuol dire che bisogna trovare altre forme di partecipazione e di intervento per far prevalere la volontà del “popolo”.Questa pretesa di Di Maio,sia pure sulla base di 11 milioni di voti, di rappresentare il popolo, che è fatto di 60 milioni di cittadini senza tenere conto che 20 milioni e più di cittadini non hanno votato per il M5Stelle, è stata già assunta a dimostrazione dell’infantilismo politico del leader della Casaleggio Associati, il quale sin dal primo momento ha sostenuto che bisognava fare i conti col M5Stelle ed oggi minaccia di bocciare ,forte di 330 parlamentari, qualsiasi iniziativa di un governo che escluda il M5Stelle.Se così stanno le cose e il Quirinale non potrà fare a meno di considerare la gravità delle affermazioni fatte da Di Maio nella trasmissione dell’Annunziata, si profilano scenari politici fortemente ad alta drammatizzazione.C’è una sola speranza,fondata, e cioè che la maggior parte di quei 330 parlamentari pentastellati non abbia alcuna intenzione di andare a casa dopo avere incassato 24 mila euro,pari a due indennità mensili parlamentari, senza aver fatto nulla perché il parlamento è bloccato.Tornare al voto,dopo il crollo in Friuli e con la “rete” in tumulto per i “due forni” di Di Maio non sembra la soluzione più condivisa. C’è da prevedere che per il “popolo” tradito e la “piazza” da mobilitare se parlerà un’altra volta.