MATTARELLA OLTRE LE SUE PREROGATIVE …??
Alla fine non si andrà al voto perché sia Di Maio che Salvini sanno di dover rispondere della loro inadeguatezza a gestire la formazione di un governo dopo 60 giorni inutili di trucchi,di bugie,bluff e doppigiochi.Ancora in queste ore,al di là delle dichiarazioni ufficiali, stanno lavorando ad una possibile alleanza di governo se Berlusconi si decide a dare via libera ma l’iniziativa del capo dello Stato lascia pochi margini ai tatticismi e alle furbate.Di certo c’è stata una svolta nelle modalità politiche delle consultazioni effettuate dal capo dello Stato.Per quanto politicamente simmetrici gli incarichi affidati prima alla Casellati e poi a Fico,rispettivamente presidente del Senato e della Camera,la prima con ascendenze in Forza Italia e il secondo in 5Stelle,avevano dei paletti ben precisi.La Casellati doveva verificare se c’erano i presupposti per un governo centrodestra-M5Stelle mentre a Fico toccava verificare se c’erano le condizioni per lavorare a un accordo di governo M5Stelle-PD.Sappiamo come è andata a finire ma rimane l’interrogativo del perché Mattarella non ha ritenuto di mettere alla prova la coalizione di centrodestra che,dati alla mano,è uscita dalle urne del 4 marzo col 37 e passa per cento.Sono rimaste inascoltate le rassicurazioni che i voti mancanti a quelli di partenza sarebbero venuti dall’aula.Ma era come avallare una campagna-acquisti che avrebbe potuto avere successo in un parlamento disorientato e comprensibilmente non entusiasta di tornare a casa e al voto con tutte le incertezze che una campagna elettorale,al di là dei sondaggi,porta con sé.Al di là di ogni ipocrisia,passare da un call center a una indennità parlamentare di 13 mila euro mensili pone umanamente un problema di non facile soluzione soprattutto nel segreto dell’urna.La critica che si muove a Mattarella è di aver fatto ruotare le consultazioni prevalentemente intorno al M5Stelle, sminuendo il risultato elettorale della coalizione di centrodestra.Ma il quesito di fondo,guardando alla Costituzione,è se un governo trova legittimazione in parlamento col voto di fiducia oppure è il Quirinale che preventivamente deve verificarne la legittimazione.Se così fosse, il voto delle Camere diventerebbe di “secondo grado” e in una democrazia a base parlamentare sono deputati e senatori nella loro autonomia a concedere la fiducia e a far nascere un governo.Anche se il capo dello Stato non è andato oltre le sue prerogative per certo la sovranità del parlamento, in quanto rappresentante del popolo sovrano,in qualche modo è stata condizionata .Si dirà, con Mattarella, per evitare che si insediasse un governo di minoranza “politico” che avrebbe portato al voto immediato.Il ragionamento fila ma il quesito se impedirlo rientrava nelle prerogative di Mattarella rimane.Se poi si considera la bocciatura secca e immediata che, Di Maio prima e Salvini a ruota, hanno decretato per “il governo di garanzia” annunciato da Mattarella, il vulnus alla figura e al ruolo del capo dello Stato è ineludibile.Se non è una sconfessione poco ci manca tant’è che,se nasce, il governo di garanzia alle Camere arriva già esautorato dal voto contrario di M5Stelle e centrodestra che fanno il 70 per cento (33+37%) dei seggi parlamentari.Comunque la si voglia vedere “lo sgarbo”,voluto e consapevole,nei confronti del capo dello Stato c’è anche se un governo di garanzia sostenuto,in ipotesi,dal Pd e da Forza Italia che sarebbe paradossalmente in netto contrasto con le indicazioni del corpo elettorale.Detto questo biosogna riconoscere,forzature delle prerogative a parte,che Mattarella,nelle condizioni date,ha optato per la soluzione più praticabile e meno dannosa per le scadenze che attendono il Paese.Sbaglia chi gioca d’azzardo e punta a quota 40 per cento di consensi,per altro più accessibile al centrodestra che al M5Stelle.La partita si gioca sulla pelle del Paese e non è detto che l’elettorato sia rimasto indifferente al penoso teatrino di 60 giorni di trattative inutili con due “mezzi vincitori”che hanno dimostrato di non avere consapevolezza delle responsabilità da assumere per governare un Paese e,soprattutto,di non sapere andare oltre la propaganda demagogica e populista che li ha premiati nelle urne.