LAVORI IN CORSO-“OLTRE IL PD” SOLTANTO ACCORDI DI POTERE…
Il potere,oltre a logorare chi non ce l’ha, ha un effetto devastante su chi,avendone goduto,teme di perderlo.E’ questo lo psicodramma che sta vivendo il PD calabrese dopo la disfatta elettorale del 4 marzo e la consapevolezza maturata che non andrà meglio alle prossime scadenze.
E,fra le scadenze, ci sono le regionali dell’anno prossimo che fanno registrare la decisione di Gerardo Mario Oliverio di ricandidarsi alla presidenza della giunta regionale.
Un partito tramortito dall’abbandono di milioni di elettori avrebbe dovuto porsi il problema di come ripartire dalle macerie elettorali dopo essersi sottoposto a una rigorosa analisi degli errori commessi senza sottrarsi all’assunzione di responsabilità per la sconfitta.Invece si è preferito il silenzio nel tentativo di far rientrare la sconfitta calabrese in quella nazionale con tutti gli equivoci e le ambiguità che hanno tenuto banco al Nazareno.
Ma in Calabria la disfatta del PD ha una sua specificità poiché è riconducibile da una parte alla gestione feudale del partito, in mano ai feudatari delle tessere e dei tabulati e, dall’altra, alla inconcludenza ed al vaniloquio governativo del presidente Oliverio.
Non c’è un solo risultato degno di rilevanza politica che la presidenza Oliverio può ascrivere a suo merito.Ha più volte promesso di presentare un report dei suoi “successi” in una una pubblica manifestazione ma si vede che è mancata l’occasione.
Oggi un consigliere della sua maggioranza, Giuseppe Aieta, si è fatto carico di sostenere,con inaspettato fervore, che il PD come partito non ha saputo capitalizzare,in termini di consensi, la meritoria azione di governo portata avanti da Oliverio. Come dire che i risultati ci sono ma il partito non ha saputo o voluto utilizzarli.
E dire che lo stesso Oliverio ha dovuto riconoscere che i primi 4 anni se ne sono andati per bonificare,programmare,seminare per poi passare alla fase operativa annunciata, non a caso, dopo il responso delle urne del 4 marzo.
Ma insieme alla fase operativa, di cui si attendono gli sviluppi,è partita un’altra operazione, molto più sentita,che è quella della sopravvivenza politica in vista delle regionali dell’anno prossimo.E qui Oliverio,insieme all’annuncio della sua ricandidatura, ha fatto partire l’operazione elettoralistica definita, con un generico richiamo al civismo, “oltre il PD”, una sorta di arca di Noè sulla quale far salire tutti i detentori di pacchetti di voti a prescindere dalle ascendenze e dalle più recenti appartenenze.Un’operazione politicamente spregiudicata che porterà il PD alla definitiva estinzione.C’è consapevolezza nella maggioranza che sostiene Oliverio che, per molti di loro, la goduria è finita, si torna alla irrilevanza e alla gavetta.Quanto all’impegno politico, inteso come servizio alla collettività e risposta alle sue aspettative,bisognerà ricominciare da zero.
A tirare le fila dell’operazione “oltre il PD”, insieme a Mario Oliverio, operano i vecchi arnesi sopravvissuti politicamente nel Pd che grazie alla mancata rottamazione di Matteo Renzi possono continuare a tramare e ad ammassare truppe per la battaglia della sopravvivenza.
Assisteremo probabilmente a innesti politici contraddittori e incompatibili con una forza politica storicamente di sinistra.Ma tant’è,valgono e prevalgono i privilegi che il potere dispensa.
L’annunciata ricandidatura di Mario Oliverio alla guida della Regione per il PD e per ciò che rimane del PD suona come una morte politica annunciata, a prescindere se correrà sotto le insegne di Renzi o di un rassemblement civico.
Se nel PD c’è ancora qualcuno che non l’ha scelto per ricavarne convenienze,benefici e prebende, che ha ancoraggi solidi con la storia della sinistra per come ha saputo rappresentare i diritti e i bisogni delle fasce deboli della società, con una visione alta dello Stato, della Costituzione e delle sue istituzioni,si dia da fare.Non solo per il bene del PD ma per creare un argine all’ondata populista e autoritaria che sta scardinando gli equilibri democratici del Paese.