CI RISIAMO:A MILANO NON SI FITTA AI TERRONI……
Un razzismo tira l’altro e così, nell’era grigioverde del governo Lega-5Stelle, a Milano ricompaiono pulsioni antimeridionali che si pensava ormai consegnate ad un tristissimo passato da dimenticare.
Erano gli anni dell’emigrazione di massa,delle valige di cartone e l’abbandono dei campi per farsi una vita là dove c’era lavoro. Milano con le sue industrie e Torino con la Fiat erano le mete privilegiate ma non minore attrazione esercitava la Wolkswagen tedesca.Erano gli anni in cui l’Italia,uscita stremata dalla guerra, costruiva il suo assetto industriale per diventare una delle potenze economiche a livello mondiale.Di quella crescita economica, di quel boom gran parte si deve alle braccia dei meridionali alle catene di montaggio.
I meridionali erano graditi alle catene di montaggio ma non erano graditi come locatari di civili appartamenti. C’era chi ,per sottrarsi a una richiesta,metteva il cartello precauzionale “Non si fitta ai meridionali”.
A raccontarlo oggi sembra impossibile, assurdo ma così era.Meglio non dimenticare che eravamo considerati “brutti,sporchi e cattivi”. E non per serbare rancore ma per avere consapevolezza da quale passato veniamo prima che arrivassero i barconi carichi di migranti disperati.
Ora pare che in qualche angolo di Milano sia stato registrato un rigurgito xenofobo nei confronti di un giovane calabrese che aveva avviato la ricerca di un’abitazione da fittare.Prendendo in considerazione un annuncio si è sentito rispondere, da parte di un locatore interessato, che l’offerta di locazione c’era ma “ai terroni non si fittano case”.
Da premettere che il giovane calabrese non è un disoccupato o un precario ma lavora in una importante compagnia di assicurazioni, ha studiato con successo ed ha deciso di giocare la partita della vita lontano dalle emergenze calabresi. Senza chiedere percorsi privilegiati.
Finita sui social e in trasmissioni televisive la vicenda non è rimasta senza commenti e le manifestazioni di solidarietà al giovane calabrese lasciano intendere che il rigurgito xenofobo, tutto sommato, va circoscritto a un milanese della Bovisa che, bontà sua, accomuna nella sua pulsione razzista terroni e migranti. Una semplificazione che la dice lunga sui tempi che viviamo pur nella consapevolezza che il nord pullula ormai di meridionali trapiantatisi da più generazioni. Fra loro c’è anche chi vota Lega, segno che di meridionale non ha conservato nulla. E’ un terrone liberato e progredito, liberato dal bisogno e progredito nel diritto di potere scegliere.
Ma attenzione,il problema non è quello di chi non fitta ai meridionali ma di chi sta lavorando sapientemente ad una secessione strisciante del nord dal resto del Paese.Altro che “terroni”, seppure espressione storica di quella Magna Graecia figlia dell’Ellade che ha civilizzato il mondo. L’operazione passa per quella richiesta di “autonomia” fiscale avanzata dalle regioni a guida leghista che ha come obiettivo quello di mantenere , a supporto della propria economia, il gettito fiscale prodotto dalla propria regione.
Come dire che il nord ricco e produttivo si sgancia dal resto del Paese lasciando le regioni povere al loro destino.Non servono più i centomila fucili dei valliggiani della Val Brembana evocati teatralmente da Umberto Bossi ai tempi di una Padania indipendente da “Roma ladrona”
Hanno svolto dei referendum ed ottenuto il mandato di trattare col governo nazionale tempi, modalità e articolazione “dell’autonomia fiscale”.Di questa secessione strisciante ha dato l’allarme, da Cosenza, l’Osservatorio del Sud con un documento al quale si può aderire tramite osservatoriodelsud@gmail.com. E’ una prima qualificata risposta ma non può bastare. In questi casi la risposta deve essere all’altezza della provocazione. Quando Milano, nel Risorgimento, faceva resistenza agli austriacii con lo sciopero del tabacco, ha stabilito un precedente. Uno potrebbe anche immaginare, per gioco, di non comprare nei banchi dei centri commerciali e nei negozi merci provenienti dalle regioni ad “autonomia fiscale”,dagli alimentari all’abbigliamento,agli elettrodomestici, alle “poltrone sofà”. E così, sempre per gioco, immaginare come andrebbe a finire. E,sempre per gioco,cominciare a preparare un elenco.