TERREMOTO POLITICO-GIUDIZIARIO PER OLIVERIO E L’ALTA BUROCRAZIA REGIONALE
Non è stato il lattaio questa mattina a suonare ai citofoni dell’alta burocrazia regionale e dello stesso presidente Mario Oliverio . Era la Guardia di Finanza che, a conclusione di una lunga inchiesta, notificava misure cautelari nei confronti di alti dirigenti regionali , dagli arresti domiciliari alla sospensione dagli incarichi ricoperti, riservando al presidente Mario Oliverio l’obbligo di risiedere in quel di San Giovanni in Fiore ,per fortuna suo paese natale.
Le ipotesi di reato sono pesanti, vanno dalla corruzione all’abuso di ufficio, al falso in atto pubblico, alla frode in pubbliche forniture. Tutto ruota intorno ad un imprenditore, Giorgio Barbieri, considerato vicino ad una potente famiglia mafiosa del Tirreno cosentino, che si è aggiudicato gli appalti dell’eliporto di Scalea e degli impianti sciistici di Lorica.Avrebbe asservito corruttivamente ai suoi disegni criminosi funzionari e dirigenti regionali coinvolgendo , a detta degli inquirenti, anche il presidente della giunta,Mario Oliverio, cui viene contestato l’abuso di ufficio.
Gli è stata comminata la misura dell’obbligo di residenza in San Giovanni in Fiore anche se i pubblici ministeri avevano chiesto l’arresto. La misura cautelare sembra sproporzionata rispetto all’ipotesi di abuso d’ufficio ma il procuratore DDA, Nicola Gratteri, sostiene che esiste ampia e solida documentazione a supporto dei fatti accertati e delle responsabilità dedotte.
Il presidente Oliverio si chiama “ fuori “ dai reati contestati e si dichiara estraneo agli appalti in discussione sostenendo di avere operato in continuità amministrativa con decisioni prese da chi l’ha preceduto nelle responsabilità di governo.
Si vedrà ma Gratteri è un magistrato di consumata esperienza che non avrebbe mai messo la faccia ad una inchiesta dai risvolti incerti ma con un impatto così devastante sui vertici politico-burocratici della Regione.
Oliverio resping ogni accusa e annuncia,per protesta , l’inizio di uno sciopero della fame che si può comprendere ma che non blocca l’iter giudiziario. Non è da escludere, per altro, che nei prossimi giorni verranno fuori accertamenti più circostanziati circa i reati ipotizzati e si dà per scontato che anche per l’utilizzo dei fondi europei ci sono comportamenti da chiarire.
Va da sé che l’impatto dell’inchiesta giudiziaria sugli assetti della politica calabrese sarà di forte incidenza a candidature già avviate per le regionali dell’anno prossimo e anche perché dalle intercettazioni fatte dalla Guardia di Finanza emergono episodi di lotta politica che non hanno rilevanza penale ma segnano negativamente l’immagine dei personaggi coinvolti.