DI MAIO GIOCA ALLA RIVOLUZIONE CON I GILET GIALLI …I CASSEURS..LE AUTO INCENDIATE…I NEGOZI SACCHEGGIATI ….
Non si era mai visto un vice-premier e nemmeno un ministro di una democrazia parlamentare schierarsi a sostegno di un movimento di protesta che , nato e sceso in piazza per protestare contro l’aumento del gasolio, è degenerato in movimento sedizioso e violento che cerca lo scontro con le forze dell’ordine, incendia le auto, semina distruzione fino ad assaltare un ministero con l’ausilio di una ruspa.
Tutto questo accade in un paese amico, la Francia, co-protagonista insieme all’Italia nell’aver dato vita ai primi organismi europei evoluti nell’attuale Unione Europea. Fino a prova contraria quello francese è un governo amico che ha sempre trovato grande considerazione e rispetto nella nostra politica estera.
Senza entrare nel merito delle ragioni che hanno portato Di Maio a incoraggiare i gilet gialli a “non mollare” con la loro protesta, sconcerta l’anomalia di un comportamento che esula da ogni protocollo politico e istituzionale. Qui non c’entra l’incompetenza, l’inesperienza e l’inadeguatezza a operare nelle istituzioni rispettando regole e vincoli.
Dopo la scena del balcone e l’annuncio della povertà sconfitta c’è poco da meravigliarsi ma , a quanto pare, il governo del “cambiamento” non conosce limiti, isolandoci sempre più a livello internazionale e rendendoci poco affidabili per condividere strategie e obiettivi.
Si ipotizza che dietro il sostegno offerto da Di Maio ai gilet gialli ci sia l’intenzione di mettere insieme forze ed energie per concorrere alle elezioni europee e, verosimilmente, Di Maio guarda ai 300 mila della prima manifestazione e non ai 50 mila dell’ultima. Questo spiega le mani avanti nel condannare qualunque forma di violenza che, nel caso specifico, si presenta più rituale e stucchevole che mai atteso che casalinghe e pensionati che hanno manifestato non hanno dato alcuna delega politica ai gilet gialli che stanno mettendo a ferro e fuoco la Francia.
Il “non mollare “ di Di Maio non è rivolto alle casalinghe e ai pensionati che hanno messo il gilet giallo ma ai facinorosi che assaltano i ministeri . E che i facinorosi non rappresentino i 300 mila scesi in piazza lo si desume dalla dichiarazione del ministro degli Interni francese il quale ha assicurato che la violenza verrà contrastata come si fa con gli ultrà hooligans quando mettono sotto assedio le città con le loro scorribande.
Di Maio –ma non solo lui- atteso che non poteva offrire ai gilet gialli la piattaforma Rousseau senza la complicità di Davide Casaleggio, si renderà conto , a spese sue e del M5Stelle, dell’errore commesso nel legittimare la sedizione dei gilet gialli e la loro “rivoluzione”. Una gaffe politica che fa il paio con la minaccia di impeachment fatta a Mattarella perché, in nome della Costituzione e dei vincoli internazionali, chiedeva il rispetto delle regole e delle procedure.
Intanto si registra la prima risposta dall’interno del Movimento e cioè l’invito a Di Maio a non interferire nelle vicende interne della Francia.