ORA TUTTI SCOPRONO CHE IL PREMIER CONTE NON E’ INCAPACE..
Anche il giornalismo di casa nostra riflette i tempi tristi in cui viviamo, sia pure con le dovute eccezioni. L’analisi politica è quella che è ma è pur vero che la straripante presenza di Di Maio e Salvini sui media e su internet finisce per imporre un pensiero unico che è quello di ritenere Giuseppe Conte semplicemente l’esecutore delle direttive dei suoi due vice.
Non sono mancati riferimenti concreti a questa interpretazione, come la volta in cui, parlando dai banchi del governo, Conte chiese a Di Maio se poteva fare una certa affermazione.
Obiettivamente l’insicurezza con la quale Conte si muoveva nei suoi primi adempimenti portava a configurare una subalternità consapevole nei confronti dei due dioscuri del “ governo del cambiamento”.
E’ sembrato persino che Conte assecondasse questa interpretazione della sua subalterinità a Di Maio e Salvini mentre, nel frattempo, a Bruxelles ,tesseva la sua tela di conoscenze e relazioni. Agli incontri dei capi di governo né Di Maio nè Salvini avevano accesso diretto e Conte poteva muoversi liberamente senza dover subire il controllo stretto che i due esercitavano su di lui a Roma.
Per di più non faceva nulla per rilasciare interviste e andare in televisione, se non per la stretta necessità di dover comunicare e spiegare atti del governo.Alla festa del M5Stelle al Circo Massimo Di Maio lo presentò al popolo grillino con elogi e apprezzamenti ma, di fatto, come una sua geniale intuizione per avere mano libera a Palazzo Chigi. Del resto aveva fatto di tutto, nelle trattative per il governo, per essere lui il premier.Anzi,per alcuni giorni,l’incarico a lui è stato posto come una condizione irrinunciabile da parte del M5Stelle.
Nel mentre si lavorava ad attuare il contratto di governo, Conte faceva il professore, l’avvocato, a Bruxelles parlava con tutti grazie alla conoscenza delle lingue, offriva dell’Italia una immagine dignitosa e presentabile a fronte dei look salviniani e del rude linguaggio padano nella versione di lotta e di governo.
Ma il giornalismo di giornata continuava a scrivere che Conte rimaneva il pupo nelle mani dei pupari Di Maio e Salvini, riconoscendogli tutt’al più un diritto di rappresentanza formale del governo.
Eppure gli indici di gradimento lo davano fra il 50 e il 60 per cento, segnando distanze di decine di punti rispetto ai suoi predecessori di centrosinistra e ai possibili aspiranti a succedergli.
La rivelazione è avvenuta quando la legge finanziaria è arrivata all’ultimo tornante che la portava a Bruxelles nel tentativo di evitare la procedura di infrazione largamente annunciata. Oltre a Conte c’era anche il ministro Tria ma era visibilmente evidente, fisiognomica e linguaggio dei corpi a parte, che era Conte a gestire la trattativa con Junker e Moscovici manifestamente interessati a trovare una soluzione.
Alla fine l’accordo è stato trovato su quel 2 per cento pil-deficit e Conte è passato all’incasso, questa volta concedendosi a taccuini e telecamere. Per Di Maio e Salvini andava bene così, perché volevano far passare che loro non avrebbero mai ceduto alle pressioni di Bruxelles ma Conte era pur sempre il capo del governo e loro non potevano che adeguarsi.
E’ andata diversamente con la vicenda dei 49 migranti trattenuti nelle acque di Malta in attesa che qualche Stato offrisse un porto per lo sbarco. Dopo 19 giorni è Conte che sblocca la situazione riuscendo a ottenere la disponibilità di 8 Paesi, Italia compresa. Da Varsavia Salvini minaccia ritorsioni sul governo affidandole ai puntini sospensivi di una sua dichiarazione e quando tuona che, per conto suo, nemmeno un migrante sbarcherà in Italia,Conte lo irride rispondendogli che i migranti assegnati all’Italia li manderà a prendere con l’aereo. Il resto è noto.Salvini torna da Varsavia,convoca un vertice notturno, minaccia rappresaglie ma ormai è fatta. Lo sconfitto è lui, essendo scontato che Conte ha avuto dalla sua Di Maio.
Ora i giornalisti di giornata scrivono che Conte “ha tirato fuori le palle”, come dicono in Padania quando debbono esprimere un concetto complesso, e conferma una personalità e una autonomia di giudizio ritenuti impensabili. Forse,ora,si esagera in senso opposto.
Non è che Giuseppe Conte è diventato Cavour o De Gasperi ma non è più l’avvocato che obbedisce alle decisioni prese a sua insaputa o contro il suo parere. E’ riuscito a riappropiarsi del ruolo che Salvini gli aveva usurpato imperversando dai social e non mancando un solo talk show. Era Salvini a essere percepito come capo effettivo del governo dal cosiddetto immaginario collettivo mentre Conte era l’immagine del governo da mandare a Bruxelles e all’estero.
Ora il gioco si è fatto un po’ più complicato e per certo dietro l’emancipazione e il protagonismo di Conte c’è un disegno elaborato alla Casaleggio e notificato a Di Maio. Sarà Conte d’ora in poi l’interfaccia di Salvini , il quale fino a ieri gli riconosceva la facoltà di offrire un caffè – ma nulla di più- ai sindaci che fanno resistenza alle disumane misure contro i migranti.
Si vedrà nelle prossime settimane, mentre si va incontro alla campagna elettorale per le europee, quanti caffè verranno offerti a Palazzo Chigi e a chi.