SALVINI “IL DURO” E LA SCENEGGIATA DEL VOTO ON LINE…
Tempi duri per il M5Stelle dopo lo scivolone del voto in Abruzzo ed ora alle prese con la richiesta del Tribunale dei Ministri dell’autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini per avere “sequestrato” 177 migranti a fini di propaganda politica.
Se vota per l’autorizzazione salta il governo,con tutte le incognite conseguenti, se vota contro l’autorizzazione rischia di approfondire il solco che si è aperto fra i fondamentalisti fedeli ai principi ed ai valori delle origini e coloro che sostengono le “marce indietro” di Di Maio e dell’area governativa del Movimento.
Il problema vero è la tenuta del governo.Se cade-e Salvini sarebbe costretto a farlo cadere- per il M5Stelle si ferma l’irresistibile ascesa a responsabilità di governo e da subito deve fare i conti con i sondaggi che lo danno in caduta libera. Di Maio avrebbe difficoltà a respingere le critiche di chi gli addebita di avere fatto raddoppiare i voti alla Lega, di aver consentito a Salvini di assumere la titolarità del governo e di avere in Abruzzo dimezzato i voti ottenuti il 4 marzo col voto politico.
Da qui la sceneggiata messa in atto del “referndum interno”, espressione di democrazia diretta, dove viene chiamata la base degli iscritti a pronunciarsi on line se concedere o meno l’autorizzazione.Non si è mai saputo come funziona in concreto la piattaforma Rousseau inventata dalla Casaleggio e gestita con criteri e modalità che soltanto la Casaleggio conosce né come viene garantita la trasparenza del voto.
A questo si aggiunga che il quesito viene posto in maniera ambigua, non ricorre nemmeno il nome di Salvini, non si spiega che l’autorizzazione non significa condanna e, di fatto, il quesito è praticamente se Salvini ha fatto bene o no a bloccare la nave Diciotti con i 177 migranti a bordo omettendo di precisare, dettaglio non secondario, che si trattava di una nave della marina italiana.
Chiuso il referendum, Di Maio assicura che il pronunciamento verrà rispettato e orienterà il voto dei senatori.Il che la dice lunga ma,a volte,fatta la pentola si dimentica il coperchio, e tutto può accadere.
Anche l’assemblea dei parlamentari convocata in serata dopo l’esito del referendum è a porte chiuse. Radio Radicale si è offerta di trasmettere in diretta i lavori dell’assemblea ma l’invito non è stato raccolto. Sono lontanissimi i tempi del 2013 quando, nelle trattative per varare il governo, al povero Bersani i grillini imposero la “diretta” via internet perché tutto doveva svolgersi alla luce del sole davanti al popolo sovrano.
Ora che si sono “attovagliati” al governo del Paese e lo servono a 15 mila euro al mese, il sole della verità può sorgere da qualche altra parte e il popolo sovrano può tornare nei suoi recinti.