NEL PRINCIPATO DI RENDE SI TORNA A VOTARE….  (1)

NEL PRINCIPATO DI RENDE SI TORNA A VOTARE….  (1)

La ridente cittadina “oltrecampagnano” come veniva definita Rende, negli anni sessanta, dai cronisti di provincia è chiamata alle urne nella tornata elettorale di maggio per eleggere il consiglio regionale e il sindaco.

Oggi Rende è andata molto al di là della “ridente cittadina” degli anni sessanta ed è diventata città a pieno titolo , in competizione con Cosenza, capoluogo di provincia che deve subire la sottrazione di  ruoli e funzioni pur mantenendo le prerogative del ruolo territoriale.

Né è trascorso di tempo da quando Rende era considerata un “casale” di Cosenza a vocazione rurale  e la sua crescita e il suo sviluppo portano  il nome della dinastia dei Principe ,da cui discende il benevolo e allusivo titolo di “principato”.

A partire dagli anni 50 è Francesco Principe, rimpianto patriarca di Rende, a mettere mano alla sua rinascita con una progressiva trasformazione da realtà agricola a realtà urbana di fatto realizzando una nuova città con criteri di edilizia moderna e un piano regolatore innovativo e lungimirante grazie anche al coinvolgimento di urbanisti e architetti di valore.E’ con lui che nasce la Nuova Rende e, quando passa  il testimone politico al figlio Sandro, la città svolge già un ruolo protagonista nell’area urbana arricchendosi demograficamente dei flussi abitativi provenienti da Cosenza dove un blocco edilizio di oltre venti anni ha contratto  l’attività edilizia [i] e l’offerta abitativa.

E’ con Sandro Principe che Rende compie il salto non solo urbanistico , dotandosi di funzioni  che il capoluogo non ha, come l’area industriale, ma soprattutto legando la città con tutte le sue funzioni  all’ università. Senza diventare città universitaria in senso stretto, Rende si arricchisce di una presenza studentesca e accademica di cui non si è sempre compreso il valore aggiunto all’immagine della città.

Regnando Sandro Principe  sul “principato” anche il Centro Storico  si rifà il look con significative iniziative  per  far crescere il tasso di vitalità e di attrattività del borgo antico ma ,nonostante i notevoli investimenti culturali  in  strutture museali, le collezioni d’arte, il  recupero del patrimonio chiesastico , la promozione e l’incoraggiamento a dare vita ad attività turistico-alberghiere, demograficamente il centro storico si andrà progressivamente svuotando fino alla crisi dei giorni nostri.

La guida amministrativa di Rende comincerà a entrare in crisi quando Sandro Principe passa il testimone di sindaco a uomini fidatissimi  di quello che oggi chiameremmo il suo “cerchio magico” decidendo di impegnarsi a livello regionale, come assessore alla cultura, nella giunta di Agazio Loiero.Ma la città di Rende dimostra di non gradire l’abdicazione da “principato” a semplice amministrazione comunale e lo fa capire togliendo consensi alle amministrazioni che si succedono fino alla gestione commissariale e alla vicenda giudiziaria che con le dimissioni del sindaco Cavalcanti  fa precipitare Rende nelle convulsioni di un vero e proprio terremoto-politico giudiziario  la cui onda d’urto  si dovrebbe estinguere nelle aule di   giustizia.(Continua