MESTO RITO FUNEBRE IN CONSIGLIO REGIONALE PER LA SANITA’ PERDUTA…
In un’aula semivuota, senza la maggioranza che lo sostiene, il presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, sempre più isolato, ha elevato al cielo il suo grido di dolore per la Calabria “criminalizzata” e “colonizzata” dal governo nazionale col decreto straordinario sulla sanità calabrese ridotta a sanità da quarto mondo.
I nomi,però,di chi ha ridotto la sanità calabrese nelle condizioni in cui versa non vengono fuori.Non li ha fatti il commissario Massimo Scura quando aveva il dovere di farli, non li ha fatti la ministra Grillo che ha giudicato la situazione “ incancrenita”, non li ha fatti fino ad oggi il commissario Cotticelli, ex-generale dei carabinieri , cui certamente non dovrebbe difettare il coraggio di farli. Ma i nomi non vengono fuori. La devastazione della sanità calabrese non ha responsabili. Il consigliere regionale di maggioranza,Mimmo Bevacqua, ha invitato con una interrogazione Oliverio a rispondere alle accuse di Massimo Scura ma Oliverio ha fatto finta di non capire.
Eppure qualcuno sarà pure responsabile di aver chiuso i bilanci in passivo, di aver portato gli ospedali all’ingovernabilità,tecnica e amministrativa, i prontosoccorso all’inadeguatezza rispetto ai flussi e alle necessità quotidiane, l ‘emigrazione sanitaria a gravare sulle casse regionali per oltre 300 milioni all’anno.
L’ex-commissario Massimo Scura, in sintonia con la ministra della sanità, Giulia Grillo, ha esplicitamente dichiarato che il presidente Oliverio porta la responsabilità dello smantellamento del Dipartimento della Sanità, della sua inefficienza e dei mancati controlli sulla spesa sanitaria da parte degli uffici da lui dipendenti. A Oliverio, in quanto responsabile dell’attività degli uffici, Scura contesta l’avvenuto addebito alle casse regionali di circa 50 milioni di euro per prestazioni erogate negli ospedali del nord a pazienti non appartenenti alla Calabria. Una truffa bella e buona che presuppone qualcuno che ha rubato e qualcun altro che ha lasciato rubare, per negligenza o con dolo. Ai tavoli tecnici con le varie regioni-afferma Scura- la Calabria o era assente o veniva rappresentata da funzionari senza competenza, inconsapevoli della delicatezza e dell’importanza dei problemi in discussione.
Ma cos’è che brucia a Oliverio e a tutto il consiglio regionale che ha votato un ordine del giorno per mettere in campo ogni forma di resistenza possibile all’applicazione del decreto emanato dal consiglio dei ministri ? A monte delle misure adottate per un controllo rigoroso della spesa sanitaria, il decreto stabilisce che i manager da collocare ai vertici di ASP e aziende ospedaliere vanno scelti fuori regione perché debbono garantire quelle competenze e quelle capacità manageriali che, a giudizio del governo nazionale, sono mancate in Calabria e che hanno portato alla situazione attuale. Lo confermano le passività accumulate, la mancata riduzione del debito del piano di rientro nonché il degrado delle strutture ospedaliere con conseguente caduta degli standard di qualità delle prestazioni erogate al punto di non potere più garantire i sempre citati livelli essenziali di assistenza (LEA) cioè il minimo sotto il quale gli ospedali andrebbero chiusi.
Oliverio ha ragione quando afferma che da dieci anni la sanità calabrese è stata affidata a gestioni commissariali volute dai governi nazionali, con ciò usurpando competenze che spettano alla regione. E, infatti, le gestioni commissariali, compresa quella di Massimo Scura, non possono chiamarsi fuori.Hanno le loro non piccole responsabilità anche se hanno dovuto operare in un clima permanete di belligeranza con gli uffici regionali.
Ma, al netto delle responsabilità innegabili delle gestioni commissariali, i manager ai vertici delle ASP e delle aziende ospedaliere-cioè gli ospedali- sono sempre stati nominati dal livello politico, cioè dal governo regionale e da chi lo presiede. E’ OIiverio con la sua giunta e la sua maggioranza che ha messo ai vertici degli organismi sanitari i manager di nomina politica i quali, a loro volta, hanno prodotto bilanci passivi e disfunzioni organizzative.
Come fa Oliverio oggi a protestare contro i manager che verranno da fuori regione accampando che esistono in Calabria competenze e capacità per non dover ricorrere a manager esterni? In quali strutture e con quali saldi di bilancio hanno operato i manager che lui ha nominati sulla base di competenze e capacità soltanto a lui note?
La verità è che le nomine politiche dovevano essere funzionali non ad una sana e produttiva gestione del servizio sanitario per garantire il diritto alla salute dei calabresi ma dovevano essere funzionali agli interessi elettorali di chi li nominava.Questo è il punto. Si può immaginare quali interessi ruotino intorno alla spesa sanitaria che impegna il 70 per cento del bilancio regionale e si può anche immaginare cosa vengono a perdere , in termini di potere reale, quello da cui dipendono le carriere politiche, coloro che fino ad oggi hanno fatto il bello e il cattivo tempo, accumulando debiti e inefficienze, senza dover pagare pegno.Ora gridano e lamentano la “criminalizzazione”( ovvero lo sfascio della sanità) e la “ colonizzazione”( ovvero la nomina di manager esterni).
La campagna elettorale d’autunno per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del presidente della giunta probabilmente non vedrà gli ospedali e le ASP ridotte a praterie di bande elettorali, a meno che i manager venuti da fuori regione non siano espressione delle bande di potere che, a livello nazionale e locale, si contendono le nomine in vista del voto europeo del 26 maggio.