REGIONALI : OLTRE IL PD MA NON SENZA IL PD
Non si era mai vista tanta insistenza e intraprendenza per imporre una candidatura che,a quanto è dato constatare,trova non poche resistenze ai livelli alti del PD ma anche nella base elettorale che non va confusa con la base e le articolazioni del partito sul territorio.
Però Mario Oliverio non molla e insiste a imporre più che proporre la sua ricandidatura.In una benevola e morbida analisi dell’ostinazione con cui Oliverio porta avanti la sua ricandidatura,Marcello Furriolo gli suggerisce garbatamente,dalle colonne de Il Quotidiano, di prendere in considerazione la possibilità, se non l’opportunità,di “passare la mano” o “fare un passo indietro”,come recita il politichese quando si vuole essere chiari e inequivovbili.Passare la mano e fare un passo indietro, nella semiologia politica sono termini meno duri della “discontinuità”,eufemismo che equivale ad una bocciatura di ricandidatura e ad un giudizio irrimediabilmente negativo sull’attività svolta e i risultati ottenuti.
Marcello Furriolo mette sul tavolo e offre alla considerazione di Oliverio una ipotesi di candidatura al femminile con tutti i requisiti del cambiamento,dell’affidabilità e intelligenza politica,inclusiva e innovativa,la cui visibilità e irruzione sulla scena politica calabrese è legata alla contestazione di Salvini in occasione della sua tappa a Catanzaro,inaugurando con fantasia creativa la battaglia degli striscioni e dei balconi.
Jasmine Cristallo,questo il suo nome,che non è una new entry sulla scena politica calabrese e catanzarese in particolare,è senza dubbio una figura da valorizzare nel ruolo che, proseguendo nell’individuazione di altre candidature possibili, le sarà più congeniale e gestibile.
E visto che siamo a parlare dell’altra “metà del cielo”,ovvero dell’universo femminile sotto il profilo politico,c’è un’altra protagonista dell’impegno militante a sinistra che ha conquistato una visibilità mediatica a livello nazionale per essersi collocata sulle posizioni di una sinistra più larga e inclusiva di quella rappresentata dal PD.
Anna Falcone,è a lei che ci si riferisce,insieme a Tomaso Montanari ha animato il dibattito politico della sinistra,prima della scissione nel PD,con un richiamo esplicito ai valori della sinistra storica della Resistenza e della Costituzione, in una visione estesa alle forze sociali,all’intellettualità militante,alle espressioni del volontariato impegnato nella solidarietà e nell’assistenza alle fasce più deboli della società.
Anna Falcone di professione è avvocato ma è soprattutto una “costituzionalista” che ha studiato a fondo la nostra Costituzione nel contesto delle democrazie mature.
Verosimilmente,oltre Jasmine Cristallo e Anna Falcone,ci saranno altre figure femminili da prendere in considerazione nell’individuazione delle candidature ma bisogna guardare anche oltre il PD,nel senso che possono esserci candidature di coalizione largamente condivisibili.
Si comprende allora che l’insistenza dei supporter di Oliverio, dentro e fuori il PD,di affidare alle “primarie” la scelta del candidato alla presidenza della giunta regionale riflette la certezza di avere il controllo dei “gazebo” e dei “tabulati”, come già ampiamente sperimentato,e non potrebbe essere diversamente ma sarebbero primarie di partito e non di coalizione, atteso l’esito scontato.
Mario Oliverio,al di là dell’esito delle sue vicende giudiziarie,ha tutto il diritto di voler portare a compimento quello che lui ritiene il suo progetto politico per la regione,di ritenere di avere ottenuto buoni risultati di governo ma la percezione che i calabresi hanno del del suo quinquennio è di tutt’altro segno.La Calabria che “cambia passo”-perché evidentemente di cammino ne ha fatto poco- non è quella che aveva prefigurato nei comizi elettorali del 2014 e non è quella nella quale ci troviamo “spiaggiati” dopo cinque anni di controversa navigazione.
Indicatori statistici a parte,i calabresi verificano ogni giorno sulla propria pelle l’efficienza e gli standard qualitativi di servizi essenziali come sanità,trasporti,gestione dei rifiuti.Poi ci sono le grandi questioni del lavoro che non c’è, delle imprese che annaspano,della ZES (Zona Economia Speciale) che non è decollata,del porto di Gioia Tauro rimasto fuori,per negligenza o ignoranza, dagli accordi della “Via della Seta”,l’effettivo utilizzo produttivo dei fondi europei.
Quanto al PD,nessuno del sinedrio che ha gestito il partito e ne ha avuto il controllo ha mai risposto all’analisi impietosa che faceva del PD,in un editorale del 19 marzo, il compianto Paolo Pollichieni cui non difettava né il coraggio né la franchezza.
“”…Sono il partito dei fondi comunitari,del trasversalismo affaristico,degli ipermercati a 5 stelle,dei pellegrinaggi ginevrini alla corte di Aponte,della burocrazia mercenaria,delle consulenze addomesticate, del familismo amorale,delle concubine “usa e getta”,delle dame senza cavalieri e dei cavalieri con tante dame…”.
Pollichieni avrà pure forzato la sua grammatica espressiva ma giudizi così pesanti non si danno senza avere elementi di supporto nella realtà delle cose e dei comportamenti.
Una ragione in più,quindi,per guardare oltre il PD ma non senza il PD,nella individuazione delle candidature possibili o anche in quella parte del PD che non ha ascendenze nella vecchia “ditta” e che nelle trasmutazioni che si sono succedute è sopravvissuta a se stessa,nell’autoconservazione e nell’autoreferenzialità,esprimendo oggi quanto di più vecchio,decomposto e superato si possa rappresentare politicamente.