NEL POKER POLITICO APERTO DA SALVINI E’ RENZI A VINCERE LA PRIMA MANO…
Sarà pure il nuovo Ghino di Tacco,masnadiero di Radicofani che, nel senese ,appostava e rapinava viaggiatori inermi ma il riferimento ,più che alla narrativa,rimanda allo pseudonimo col quale Bettino Craxi firmava i suoi interventi su L’Avanti quando doveva bastonare politicamente qualcuno.
Matteo Renzi sarà pure ostaggio della sua autostima, dell’eccesso di protagonismo,della libido di potere ma in politica i dati caratteriali, che pure contano, diventano divagazioni per sfuggire il problema reale. In politica nessuno agisce per filantropismo, si lotta per il potere, per conquistrarlo e gestirlo col proposito o col pretesto di voler cambiare il mondo. Non c’è spazio, quindi, per le “mammolette” del bon ton politico,della “lealtà” e della “coerenza”.Figuriamoci.Rino Formica, dirigente socialista e lucida intelligenza,cui non mancava certo il senso di realismo e l’icasticità delle definizioni, ha consegnato alle future generazioni la definizione che “la politica è sangue e merda”.
Muovendo da questo assunto, largamente condiviso, la “scissione” di Renzi dal PD è un evento annunciato e pienamente incastonato nel quadro politico nazionale sconvolto dalla inaspettata crisi voluta da Salvini e dalla nascita del governo ,detto giallo-rosso o Conte 2”, voluto e sostenuto da PD e M5Stelle.
E’ Matteo Salvini che ha dato vita al poker politico della caduta del governo e della rottura col M5Stelle, cogliendo di sorpresa forze politiche, istituzioni e opinione pubblica.
Matteo Renzi ha avuto la prontezza di neutralizzare il tentativo di andare a nuove elezioni e non per evitare alle famiglie italiane l’aumento dell’IVA (figurarsi ! ) ma per tutelare la sua posizione politica e la sua forza contrattuale, tramite i gruppi parlamentari di Camera e Senato, dentro il PD e fuori dal PD.
Fa sorridere il presidente Conte quando lamenta che Renzi avrebbe dovuto comunicargli il suo proposito prima della formazione del governo dal momento che l’abilità di Renzi sta proprio nell’effetto multiplo ottenuto di avere in mano le sorti del governo, all’interno del quale ha posizionato propri ministri e sottosegretari, di avere , a freddo, regolato i conti col “fuoco amico” subito dal PD quando era segretario e premier e di essere tornato al centro della scena politica lasciando, per altro, all’interno del PD una pattuglia di fedelissimi pronta a nuove emorragie se dovesse prendere corpo il ritorno a casa della “vecchia ditta”, ovvero Bersani, D’Alema e quel che rimane del sopravvissuto apparato PCI che, alle nostre latitudini, in Calabria sta dando battaglia per imporre la ricandidatura di Mario Oliverio alla presidenza della Regione.
A rigor di logica politica Matteo Renzi non ha alcun interesse a far cadere il governo in carica.Tutt’altro.Ha interesse che duri fino alla scadenza della legislatura per aver modo di strutturare e organizzare sul territorio il partito che ha chiamato “Italia viva”.
Intanto, sia pure obtorto collo, dovranno consultarlo preventivamente,tramite il capo-delegazione nel governo,prima di prendere decisioni politicamente delicate come le nomine nei grandi enti di Stato e parastato. Da semplice senatore ha riconquistato il centro della scena.Il suo ego sarà appagato, la sua autostima sarà cresciuta a dismisura, flussi di antipatia pregiudiziale avranno ripreso vita ma ciò non toglie che ha portato a conclusione un’operazione politica che ha dato scacco per prima a Salvini e, a seguire, a Zingaretti, a Di Maio, a Conte e, perché no, a Bersani e d’Alema che non hanno mai cessato di tramargli contro. Ognuno la pensi come crede ma non diamogli del fesso. Farà ancora parlare di sé e non gli si può chiedere di fare sconti a Di Maio o a Salvini. Gli insulti del passato,da una parte e dall’altra sono semplicemente accantonati. In politica i conti,prima o poi si pagano. Alternativamente.