PER LA RICANDIDATURA DI OLIVERIO ANCHE UNA UNA BIOGRAFIA  ELETTORALE…

PER LA RICANDIDATURA DI OLIVERIO ANCHE UNA UNA BIOGRAFIA  ELETTORALE…

Se ne sentiva proprio il bisogno.A cercare, con zelo e obiettività, le ragioni e i meriti che supportano l’ostinazione di Mario Oliverio di imporre la sua ricandidatura alla guida della regione, si incontrano notevoli difficoltà per carenza di fonti attendibili e assenza di documentazione  dimostrativa.

Oliverio ha sempre promesso un report ufficiale sull’attività di governo,i risultati ottenuti e gli obiettivi conseguiti ma il momento non è mai venuto, né alle adunate di Lamezia, né alla devozione di massa al Comunale di Catanzaro circa un mese fa, né in occasione della rumorosa  consegna, a Roma, delle 4 mila e cinquecento firme “piddine” a sostegno della sua ricandidatura .

Il problema irrisolto  di Oliverio è di confondere i pronunciamenti, cioè le intenzioni, con i fatti che,solitamente,parlano da soli senza dover ricorrere a biografi in house a lui collegati. Per cinque anni si è esaltato attribuendosi una “rivoluzione” di cui si è sentito protagonista incontrastato.Guerra alla burocrazia parassitaria e improduttiva,quando non disonesta, smantellamento degli enti sub-regionali perchè carrozzoni creati per assumere personale, creare consigli di amministrazione, dare consulenze e pagare revisori di conti che non si sono mai accorti dei buchi neri e delle passività che accompagnavano i bilanci. I carrozzoni che sono stati smantellati vanno ricondotti all’azione della magistratura,dal momento che Oliverio è sempre arrivato dopo.

Non è per malanimo che i calabresi non apprezzano il suo quinquennio alla guida della Regione ma è perché non hanno visto miglioramenti in qualunque direzione si guardi: sanità, lavoro, trasporti,rifiuti, investimenti infrastrutturali, welfare trasparente,ricaduta dei fondi europei ,protezione civile, assistenza ai disabili e agli anziani, la lotta alla povertà, il sostegno alle imprese e all’agricoltura, le passività accumulate dagli enti sub-regionali, la mancanza di risultati nel confronto con i governi nazionali, i “cantieri dello sviluppo” mai aperti.

In chiusura di quinquennio, a parte la responsabilità delle gestioni commissariali nella dissoluzione del servizio sanitario, resta sul campo un miliardo di debiti verso fornitori, ospedali stremati dalla mancanza di personale, pronto-soccorsi dove è meglio non arrivare anche a rischio  di morire per strada diretti a un ospedale fuori regione.

Sarà pure vero che Bruxelles ha riconosciuto alla Calabria il buon lavoro svolto nell’utilizzo dei fondi europei ma l’ultima notizia è il che, per i ritardi accumulati nell’esecuzione dei progetti, i 160 milioni della metropolitana di Cosenza andranno perduti se non commutati in altri progetti. I fatti e le chiacchiere,una differenza  di cui Oliverio, attorniato da yes man, non ha mai avuto consapevolezza.

Ora che ci sia un biografo che ne esalti il “riformismo pragmatico” non stupisce più di tanto, anche perché il biografo in questione è in forza ad un assessorato regionale e questo non garantisce il minimo sindacale di autonomia di giudizio. Non bisogna però fargliene una colpa. Può accadere che alla vigilia di una campagna elettorale difficile, che vede Oliverio respinto dal suo partito, in nome del cambiamento e della invocata “discontinuità”, bisogna ricorrere ad ogni mezzo ed anche una improvvisata biografia può servire.

Oliverio dovrebbe prendere atto che il suo cursus honorum , ovvero la sua quarantennale carriera politica è giunta al capolinea. Ha avuto modo di dare tutto quello che poteva dare e i meriti che ha maturato,quali che siano, vanno rispettati.Lui e il suo cerchio magico della vecchia “ditta” sono sulla scena da decenni . L a Calabria è rimasta al palo mentre loro hanno legittimamente maturato il diritto a pensioni dorate, quelle che soltanto la politica può garantire a se stessa.Se le godano serenamente a facciano spazio alle nuove leve. Il libro su Oliverio ,però,va letto perché, verosimilmente, oltre all’eroico tentativo del biografo di costruire un mito c’è la triste verità di un politico che aveva la visione giusta delle cose da fare , che non le ha fatte  e non si comprende su quali basi pretende che il suo partito e i calabresi gliene diano merito.Ricandidandolo.