MAX BLITZ ANTIMAFIA: FORSE 400 INQUISITI E OLTRE 300 ARRESTI SONO TROPPI …
Diciamoci la verità: un botto così non se l’aspettava nessuno. Ci sono voluti tre anni di lavoro antimafia e l’impiego di 3 mila carabinieri per eseguire le ordinanze disposte dalla magistratura . Subito è scattata l’analogia col max-processo di Palermo, quello in cui c’era Falcone, che decapitò i vertici delle famiglie siciliane di “cosa nostra”.
Nel max-blitz dell’antimafia calabrese il territorio di partenza è quello di Vibo Valentia e la famiglia di ndrangheta messa sotto inchiesta è quella dei Mancuso con diramazioni, a quanto si è capito, in Europa. Londra e Svizzera in particolare.
L’attenzione dei calabresi era concentrata sullo shopping natalizio e sulle liste elettorali in elaborazione, con candidati in conflitto e partiti allo sbando. Il procuratore antimafia Gratteri , preso dal sospetto di una fuga di notizie, ha anticipato di un giorno il blitz ed ha appeso all’albero di Natale dei calabresi 400 indagati ed oltre 300 arresti di cui alcuni eccellenti. Ma ci sono perplessità che hanno bisogno di riscontri.
Gli arresti e gli indagati sono spalmati su quasi tutto il territorio nazionale e anche all’estero, per cui bisognerà vedere nella “rete a strascico” quanti pesci grossi sono rimasti impigliati dei 400 inquisiti .Di rilevante, a quanto pare, c’è che nell’operazione un’attenzione particolare ha ricevuto quella zona grigia che Giuseppe Pignatone, ex-procuratore a Reggio, spiegava essere il ventre molle delle complicità e delle collusioni con i poteri mafiosi. La zona grigia è rappresentata dai “colletti bianchi”, ovvero quel segmento in giacca e cravatta della società civile che rappresenta prevalentemente il mondo delle professioni e il verminaio della pubblica amministrazione.
Lo afferma esplicitamente Gratteri quando sostiene che collusi col potere mafioso sono risultati politici, avvocati, commercialisti, imprenditori e funzionari della pubblica amministrazione. Non mancano, a quanto pare, militari e magistrati infedeli coperti dal cappuccio della massoneria deviata. Gratteri si propone di smontare la Calabria della criminalità mafiosa con le sue complicità e coperture e ricostruirla, pezzo per pezzo, nella legalità e nel rispetto della legge per restituire ai calabresi quei diritti che il malaffare, con tutti i suoi intrecci, ha confiscato loro con la mafia della penna e della lupara.
Bisogna ora occupare gli spazi liberati dalla criminalità– spiega-Gratteri – e costruire nella legalità occasioni di crescita , di lavoro e di futuro per i giovani calabresi costretti a costruirsi una vita altrove. Forse Gratteri, da magistrato , fa una incursione nel campo della politica ma è anche vero che un’operazione antimafia così spettacolare, se non collocata in una prospettiva di liberazione della Calabria dalla mafia e dai suoi complici nel malaffare, rischierebbe soltanto di criminalizzare ulteriormente una regione e una comunità che già non gode di buona fama. Bisogna dare credito a Nicola Gratteri sulla base della sua competenza e della sua lunga esperienza che ne fanno uno degli esperti di mafia maggiormente considerati e apprezzati all’estero.
Di nomi eccellenti caduti nella rete dei 400 ne vengono menzionati quattro ed appartengono al livello politico : Giancarlo Pittelli,ex-senatore Forza Italia e “principe del foro” di Catanzaro., massone dichiarato, è ritenuto la “cerniera” fra le famiglie mafiose del vibonese e il mondo della politica, delle istituzioni e dell’economia. Luigi Incarnato, segretario regionale del PSI , commissario della Sorical, ex-assessore regionale con Loiero, coordinatore del centrosinistra schierato con Oliverio. Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente dell’ANCI Calabria, omonimo ma non familiare del Callipo imprenditore candidato alla presidenza della giunta elettorale. E non poteva mancare, è il caso di dire, Nicola Adamo ,simbolo del potere PD schierato con Oliverio, colpito nuovamente da obbligo di dimora fuori dalla Calabria che avrebbe concordato la somma di 50 mila euro come compenso per influenzare una decisione del Tar in favore di un imprenditore.
E’ doveroso precisare che né Pittelli, né Incarnato, né Adamo ,né Gianluca Callipo sono accusati di essere organici alla mafia ma di averla favorita in vario modo intervenendo in procedure amministrative. Per completezza di informazione è anche doveroso informare che la deputata Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo, ha commentato il blitz giudicandolo uno show che- a suo dire- criminalizza un’intera regione. La Bruno Bossio,addirittura,attribuisce a Gratteri una sorta di macchinazione a fini politici per bloccare la candidatura o comunque impedire che Oliverio venga rieletto. Al riguardo il PD ha preso ufficialmente le distanze esprimendo solidarietà e apprezzamento a Nicola Gratteri per l’operazione portata a compimento.
Questo è il quadro a grandi linee dell’operazione antimafia avviata dal procuratore Gratteri che nei prossimi giorni diventerà più chiara e decifrabile, atteso che è il risultato di 3 anni di indagini condotte dall’arma dei carabinieri e dei suoi corpi speciali. Va da sé che il blitz antimafia ha avuto un effetto sconvolgente sul quadro politico regionale a pochi giorni dalla presentazione delle liste dei candideati. Ma così è e non poteva essere diversamente.
Per intanto dobbiamo prendere atto che finchè la Calabria sarà ostaggio della criminalità in tutte le sue articolazioni , colletti bianchi in primis, non ci sarà possibilità, al di là delle discriminazioni dei governi nazionali e delle truffe a vantaggio delle regioni ricche, di dare un lavoro e un futuro ai giovani , una dignità alle fasce sociali più deboli, credibilità alle istituzioni per affermare e offrire una immagine della Calabria sotto il controllo dello Stato e non più dell’ “antistato”.