REGIONALI: CON CALLIPO SI PUO’ CAMBIARE…..
Manca una settimana al voto dl 26 e quella che sia avvia alla conclusione rimane la campagna elettorale più clandestina, più sott’acqua, della storia calabrese. Basta guardare all’Emilia, allo spazio che trova sui media, alle piazze che le “sardine” sono impegnate a tenere sveglie, alle “ospitate” di Bonaccini nei talk show più seguiti, alle istituzioni culturali che con discrezione stanno convincendo gli “astenuti” delle passate regionali a non starsene a casa questa volta. Perché in gioco non c’è soltanto chi dovrà governare la regione ma la storia stessa dell’Emilia per ciò che rappresenta, col suo vissuto politico e per l’alto profilo culturale con la più antica università italiana e tutte le istituzioni culturali di contorno.Una terra che le sue conquiste e la sua liberazione le ha ottenute col costo di vite umane. E questa storia la si vorrebbe cancellare con gli incontri al bar, i selfie e le incursioni su facebook.
In Calabria niente di tutto questo– e forse ha ragione Giorgetti quando afferma che “la Calabria non interessa a nessuno”- nemmeno quel minimo sindacale per far sapere all’elettorato perché ci si è candidati, perché in quella lista e non altra, con quali progetti,con quale visione politica del futuro della regione.E parliamo naturalmente dei candidati al consiglio regionale che non è dato sapere con quali modalità di comunicazione si rivolgono all’elettorato, atteso che persino i manifesti murali hanno fatto il loro tempo.
E sia pure ma manifesti, comizi in piazza e faccia e faccia in TV non possono essere sostituiti da Facebook e da Watsapp. Abbiamo già scritto e cercato di spiegare che questa ubriacatura per i social non tiene conto della composizione anagrafica e delle inclinazioni alla comunicazione della platea degli elettori. Il “tinello di casa” dove la famiglia di solito si riunisce per i pasti ma anche per condividere la programmazione televisiva resta il luogo privilegiato per informarsi e farsi una opinione senza nulla togliere,ovviamente, alla carta stampata,ai giornali online, alla radio e a quanto arriva sul telefonino.Fac-simile e “santini” , a quanto apre,sopravvivono.
Si rifletta sul numero dei talk show sulle varie reti televisive, servizio pubblico ed emittenti private, si faccia la somma-tramite gli indici di ascolto-dei milioni di telespettatori che li seguono e se ne consideri l’impatto e la rilevanza ai fini elettorali.Detto questo ci si può anche entusiasmare per i profili su facebook e i video mandati via Watsapp ma è evidente che è con altri mezzi ,più riservati e discreti,che si cerca il voto.Da qui l’incognita circa la composizione del nuovo consiglio regionale, della “qualità” degli eletti, del loro grado di competenza per assolvere al ruolo per cui si sono candidati.
Ma se per i candidati consiglieri la conoscenza del loro livello politico è sotto il minimo sindacale non è così,per fortuna,per i candidati alla presidenza della giunta. Nel complesso hanno fornito e vanno precisando l’idea o visione che hanno del quadro regionale nei suoi assetti politici, amministrativi e istituzionali.Indicano una scala di priorità delle emergenze da affrontare e con quali cambiamenti di metodo e di organizzazione operativa.
Ma bisogna avere il senso della realtà, delle forze in campo, delle dinamiche possibili nella partecipazione al voto.Non bisogna dimenticare che nelle regionali del 2014 oltre il 50 per cento degli elettori è rimasta a casa. E’ questa l’incognita da cui dipende il risultato.
Ai blocchi di partenza il candidato del M5Stelle, il docente universitario Francesco Aiello,è rimasto vittima di “fuoco amico” all’interno del movimento per quel suo cugino, considerato organico ad una famiglia mafiosa, assassinato 5 anni fa.Aiello ha dovuto subire la presa di distanze del senatore Nicola Morra, presidente dell’Antimafia, che ha ritenuto grave aver taciuto della parentela. Aiello, che ha avuto il sostegno pubblico di Di Maio, sta portando avanti una battaglia di bandiera ma, realisticamente, sondaggi a parte, è lontano dall’obiettivo.
Carlo Tansi si è mosso con buon anticipo ed un profilo incardinato alla sua esperienza di dirigente della Protezione Civile che gli ha dato modo di entrare nei meccanismi politico-amministrativi della Regione, dovendo fare i conti con sacche di parassitismo e negligenze operative che gli sono costate minacce, ritorsioni e sabotaggi del suo lavoro.Una candidatura senz’altro “civica”, di tutto rispetto, meritevole di essere apprezzata e sostenuta ma con il limite di non avere alle spalle un partito o, comunque, una ramificazione territoriale. Si ipotizza un risultato con una percentuale a due cifre e sarà certamente una presenza che si farà sentire in consiglio regionale-
La possibilità di vittoria, così, si restringe ai due candidati rispettivamente del centrodestra e del centrosinistra:Jole Santelli e Pippo Callipo.
Jole Santelli,parlamentare di Forza Italia da più legislature, subentrata alla candidatura di Mario Occhiuto per il veto di Salvini, è sostenuta da 6 liste ed è partita avvantaggiata nei sondaggi.Ma una volta resa pubblica la composizione delle liste, caratterizzate da troppi transfughi da uno schieramento all’altro, politici della prima repubblica sopravvissuti al “potere che logora chi non ce l’ha”, i sondaggi hanno cominciato ad evolvere. C’è soprattutto un elemento di rischio nella candidatura della Santelli che non va sottovalutato ed è l’alleanza con la Lega di Matteo Salvini che rappresenta la variabile dipendente nella valutazione degli elettori. Si può essere, cioè, favorevoli alla Santelli ma non si è disponibili a mandare la Lega né al governo regionale né al governo nazionale.C’è chi non ha dimenticato gli insulti di Salvini nei confronti dei meridionali e chi è a conoscenza delle risorse sottratte dalla Lega alle popolazioni del sud con la truffa e il marchingegno della “spesa storica”.E poi c’è chi considera Forza Italia troppo schiacciata su Salvini al punto di avere ormai un ruolo subalterno. Si vedrà se le 6 liste a sostegno della Santelli porteranno più voti di quanti la Lega ne farà perdere.
E veniamo alla candidatura di Pippo Callipo che è la vera novità della competizione elettorale.La sua candidatura ha i connotati della candidatura “civica” che viene evocata come superamento della partitocrazia e come risposta all’antipolitica.Il suo profilo di imprenditore di successo, non intimidito dalle minacce della mafia e fermo nel suo mantra “Io resto in Calabria”, esplicito nel denunciare, oltre la mafia che spara, il ruolo nefasto della burocrazia definita “la mafia con la penna”, ne fanno il candidato di quel cambiamento da più parti invocato.
Non solo.Callipo conosce il territorio e l’assetto economico-produttivo della regione, sa dove dover mettere le mani.Non solo legalità e trasparenza negli atti amministrativi ma approccio con la dovuta competenza ai problemi da affrontare.Da qui non la sconfessione dei partiti e l’esclusione degli eletti da incarichi di governo ma il coinvolgimento di competenze acclarate e verificate in grado di concretizzare la ZES (zona economica speciale), dare al Porto di Goia Tauro il ruolo di stimolo all’economia regionale, finalizzare i fondi europei alla creazione di ricchezza e di lavoro, fare del turismo effettivamente una leva dello sviluppo mettendo a frutto bellezze paesaggistiche e patrimonio storico-archeologico.Ma, soprattutto, nella scala gerarchica delle priorità per Callipo ci sono i giovani, la loro domanda di lavoro, la costrizione a emigrare per farsi una vita altrove.Callipo vuole che i giovani “restino in Calabria”, a lottare e a costruire il proprio avvenire.E Callipo sa come si crea lavoro, soprattutto quel lavoro che da dignità e non dipendenza, come nelle sue aziende. Callipo è la grande scommessa di questa campagna elettorale e non deve sfuggire che la sua lista è “Io resto in Calabria” e non quella del PD, che ha maturato la scelta di convergere sulla sua candidatura dopo aver superato la lacerazione prodotta nel partito da Mario Oliverio.
Rispetto ai sondaggi iniziali Pippo Callipo ha realizzato una rimonta che lo porta testa a testa con Jole Santelli. Ora dipende tutto da quel 50 per cento che non ha votato nel 2014 e che non deve lasciarsi sfuggire l’occasione che si presenta. Callipo non appartiene alla politica politicante ,ha sempre avuto rapporti distaccati con i partiti, non si è candidato per intraprendere una carriera politica, ha una posizione economica agiata che gli consente di rinunciare all’indennità di carica, potrebbe godersi la vita senza avventurarsi nelle complicazioni e negli intrighi della politica.Ha tutto da perdere e niente da guadagnare.Se non di avere risposto a quello studente che gli chiedeva se in qualche modo non si sentiva responsabile delle condizioni disastrose in cui versa la Calabria.Ha risposto con la sua candidatura.Ora debbono rispondere i calabresi.