LIBERI TUTTI: L’AUTOGOL DI JOLE SANTELLI
La Calabria non è il Veneto né la Lombardia e Jole Santelli lo sa.Da noi,purtroppo,di fabbriche e ciminiere spente per il coronavirus non ce ne sono e l’esportazione di carciofi non è la risorsa principale. Certamente lo è il turismo che nessun governo regionale, di destra o di sinistra, è riuscito a valorizzare per come meriterebbe. Il portale dell’offerta turistica calabrese, che ha regalato centinaia di migliaia di euro a consulenti ed esperti di scelta e nomina politica, nei giorni della BIT di Milano,prima del coronavirus, non era attivo.Per dire. Nessun settore quanto il turismo è soggetto alla regola aurea della domanda e dell’offerta e, quindi,tentare di rilanciare l’offerta turistica, col virus ancora all’attacco e in assenza di domanda,è un imperdonabile errore di valutazione.
Riaprire bar,pizzerie,ristoranti,pasticcerie,agriturismi e luoghi all’aperto è una imprudenza che giustamente molti sindaci hanno contestato rifiutandosi di assecondare le disposizioni dell’ordinanza regionale.Viene da domandarsi perché mai Jole Santelli ha avvertito l’urgenza di anticipare le “nuove regole” annunciate dal capo del governo a partire dal 4 maggio.E’ quanto mai evidente che l’iniziativa della Santelli risponde più a ragioni di valutazione politica, nel tentativo di guadagnare consensi al centrodestra, come si propone il governatore del Veneto, che a oggettive urgenze di riapertura.E’ un bluff demagogico che mette a rischio quanto fino ad oggi ottenuto in termini di contenimento sia del contagio che del tasso di mortalità.
Dov’è l’urgenza di riaprire pubblici esercizi, certamente in affanno, senza le necessarie misure di sanificazione degli ambienti e la disponibilità dei dispositivi di sicurezza? Dove sono gli scanner per misurare la temperatura, i tamponi, le mascherine ? Come si fa a prendere decisioni così delicate senza interpellare i sindaci che sono gli unici ad avere il polso della situazione nelle singole realtà?
Ritenere inoltre che,dopo due mesi di arresti domiciliari, il desiderio dei calabresi e degli italiani sia quello di correre al bar o al ristorante in assenza di cautele convincenti e suffragate da pareri scientifici, è una leggerezza da burocrazia sudamericana.Già la Santelli si era accreditata all’opinione pubblica nazionale, con quel servizio di Report su RAI 3, per aver messo a capo della protezione civile quel Pallaria, poi dimissionato, che confessava di ignorare cosa fosse un ventilatore polmonare.Aveva dimostrato carattere e tempra politica nel “chiudere” i comuni focolai dei primi contagi, aveva condannato i ritorni in massa incontrollati dal nord,si era mostrata addirittura critica nei confronti dei decreti governativi che annunciavano caute e progressive riaperture di negozi ed esercizi pubblici e poi, improvvisamente, è scattata l’urgenza di anticipare le misure del 4 maggio e andare allo sbaraglio con la riapertura degli esercizi pubblici di ristorazione.
C’è chi sostiene che Jole Santelli abbia di fatto obbedito ad ordini di scuderia politica uniformandosi alle posizioni delle regioni guidate dal centrodestra, come il Veneto, per contrastare la crescita di consensi che il governo Conte, almeno a stare ai sondaggi, si va guadagnando. C’è un elemento,al riguardo, che porta in questa direzione ed è quel passaggio dell’ordinanza dove Jole Santelli si pone il problema della manutenzione di barche e natanti da diporto, consentendola, presa pari pari dall’ordinanza del governatore Veneto,Luca Zaia.Viene alla memoria quella relazione, di oltre trenta anni fa, di un assessore regionale che, illustrando la portata dei fiumi calabresi, riferendosi al Petrace di Gioia Tauro, prese pari pari dagli atti della regione toscana un intervento sulla piena dell’Arno.
Tra l’altro l’ordinanza della Santelli non spiega se la manutenzione dei natanti, una vera emergenza di questi tempi, è consentita ai soli comuni rivieraschi oppure, chi abita lontano dal mare, è autorizzato a spostarsi alla villa al mare, in altro comune, per effettuare la manutenzione del natante.Avrà confuso con Venezia.
Ora non resta che verificare quanti calabresi correranno a beneficiare dei servizi di bar,ristoranti,pizzerie , pasticcerie, agriturismi e affini, fidandosi delle misure di sicurezza teoricamente previste.Pienamente comprensibili le difficoltà economiche di chi lavora in queste categorie ma non è rischiando l’esplosione di focolai virali che li si aiuta.Si rischia,anzi di peggiorare la situazione.Nessuno se lo augura,ovviamente,ma il rischio c’è e la Santelli, a contare quanti sindaci l’hanno contestata, deve rassegnarsi all’autogol.Si può anche governare da Roma tre giorni la settimana, sentendo Arcore e Taiani, ma le decisioni bisogna prenderle in Calabria, rispettando ruoli,competenze e istituzioni.