LA CHIAMAVANO “PASIONARIA AZZURRA”….ERA UNA GUERRIERA BRUZIA…
Si sono svolti a Cosenza, nella chiesa di san Nicola, accanto al palazzo comunale,i funerali di Jole Santelli. Doveva essere una cerimonia funebre rigorosamente limitata ai familiari e pochi intimi ma il protocollo, come era prevedibile, è saltato e almeno 100 persone hanno partecipato alla funzione sufficientemente distanziate e con la mascherina.
Quello che non era previsto né era prevedibile è stata la presenza e la partecipazione delle più alte cariche dello Stato, a cominciare dal presidente del consiglio Conte, dalla seconda carica dopo Mattarella, la presidente del Senato Casellati, il vice-presidente della Camera Rosato e la ministra dell’Interno Lamorgese. C’era ,ovviamente, la rappresentanza di vertice di Forza Italia con Tajani,Bernini,Gasparri, parlamentari e amici.
C’era tutta la nomenclatura regionale e i collaboratori più stretti.Ha officiato, con solenne ritualità, l’arcivescovo di Cosenza che, a liturgia conclusa, considerata la presenza delle alte cariche, non si è sottratto a ricordare le difficoltà della Calabria, le sue potenzialità e la speranza di cambiamento che aveva acceso, alla guida della Regione, Jole Santelli.
La presenza delle alte cariche dello Stato ha sorpreso tutti soprattutto considerando che il presidente Conte, per partecipare ai funerali, aveva anticipatamente abbandonato i lavori del Consiglio europeo a Bruxelles per essere a Cosenza.
A ciglia asciutte,dunque,è doveroso dare una spiegazione della commozione che la morte di Jole Santelli ha suscitato a livello nazionale e, sotto il profilo strettamente politico, l’omaggio che le più alte cariche dello Stato hanno ritenuto di tributarle con la loro presenza a Cosenza.
La commozione la si può spiegare con la battaglia , a partire dal 2014,ingaggiata con la malattia tumorale che non le ha impedito di portare avanti il suo impegno politico in parlamento e in Forza Italia. Una donna combattente è stato il giudizio più ricorrente diventata, fra le colleghe parlamentari, simbolo di coraggio ed esempio di attaccamento al ruolo, alle responsabilità e ai doveri della carica elettiva. Diventata presidente della Regione Calabria aveva acquistato visibilità mediatica a livello nazionale per come ha saputo affrontare e gestire, con padronanza e determinazione, la pandemia del coronavirus nei giorni seguenti la notte dell’assalto ai treni diretti al sud. La notorietà,dunque, può spiegare la commozione che ha generato la sua scomparsa a livello nazionale.
Sulla presenza ai funerali delle alte cariche dello Stato, dei vertici di Forza Italia, di deputati e senatori, figure istituzionali di rilievo la notorietà mediatica non ha alcuna incidenza perché la spiegazione deve essere politica. E allora bisogna partire dal 1994, quando Jole Santelli aderisce a Forza Italia, stabilendo un rapporto privilegiato con Berlusconi grazie al praticantato nello studio di Cesare Previti e nel ruolo di assistente di Marcello Pera, assurto alla carica di presidente del Senato. Nelle bufere giudiziarie e politiche del ventennio berlusconiano non ha avuto tentennamenti guadagnandosi la fiducia illimitata di Berlusconi.
Del resto Jole Santelli è stata, nei governi Berlusconi, sottosegretaria alla Giustizia e sottosegretaria al Lavoro nel governo presieduto da Enrico Letta. Si tratta di i ncarichi che portano ai livelli alti della politica e delle sue diramazioni, con incontri e contatti nei palazzi che contano e che gestiscono il vero potere, quello che non ha interesse a finire nei telegiornali e nei talk show televisivi. Jole Santelli aveva libero accesso ad Arcore ed ha sempre operato nel cono d’ombra protettivo di Silvio Berlusconi e non ha mai fatto parte dei peones della palude parlamentare.I conti tornano.
Quanto agli otto mesi alla guida del governo regionale c’è da sperare che qualcuno dei collaboratori con la lacrima facile al suo decesso, trovi il coraggio di raccontare in quale contesto,politico e umano e con quali e quante resistenze Jole Santelli ha portato avanti il suo progetto di un nuovo assetto politico-istituzionale, rompendo vecchi schemi e contrastando le miserabili camarille di puro potere, autoreferenziale e parassitario. Qualcuno dovrebbe rivelare i retroscena del travagliato insediamento del nuovo consiglio regionale, i ruoli da ricoprire, le postazioni da occupare, gli assessorati da assegnare, le presidenze di commissione e la vicenda di quel consigliere neo-eletto che voleva a tutti costi l’assessorato all’agricoltura e per il quale si è dovuta inventare una commissione ad hoc per tacitare lui e la parte politica che lo ha eletto.
E mentre gli altri brigavano per assessorati, presidenze di commissione, assessorati, vitalizi e ritocchi all’indennità, assediati da fameliche clientele che presentavano le cambiali elettorali, Jole Santelli affrontava il dramma del coronavirus, la povertà delle famiglie, la crisi del commercio e del turismo, il ritorno ad una normalità possibile anche in contrasto col governo nazionale. E sempre qualcuno dovrebbe rivelare il trattamento che i califfati della burocrazia regionale hanno riservato al programma di innovazione, trasparenza ed efficienza che Jole Santelli metteva in primo piano.
E’ strumentale e volutamente riduttivo configurare l’impegno della Santelli concentrato sull’immagine audio-visiva della Calabria il cui restyling aveva affidato a Gabriele Muccino e a Giovanni Minoli. Non bisogna poi dimenticare i veleni, le strumentalizzazioni della malattia, i gossip messi in giro per pura cattiveria e animo miserabile. Jole Santelli, nonostante la malattia, ha combattuto, resistito, senza arretrare di fronte agli scontri innescati dalle fazioni in conflitto.Fino all’ultimo.
Resterà nella memoria di chi l’ha conosciuta come una donna combattente e per questo politicamente definita “pasionaria azzurra”. In chiave storica, dopo le recenti conferme del documentario RAI sulla storia di Cosenza, preferiamo rivendicare per Jole Santelli, in quanto cosentina, l’ascendenza identitaria che ne fa, semmai, una “guerriera bruzia”. E così tutto si spiega.
Antonlivio Perfetti