LA TARANTELLA CHE JOLE SANTELLI AMAVA….
Con qualche giorno di ritardo, dovuto agli impegni del governo e del parlamento, la Camera ha commemorato Jole Santelli con la solennità che merita la sua lunga presenza sui banchi di Montecitorio.
Sono state pronunciate parole di circostanza, come accade inevitabilmente man mano che il lutto evolve, ma anche parole piene di commozione e di autentica costernazione soprattutto dai banchi di Forza Italia.
Negli interventi che si sono succeduti, dopo un minuto di raccoglimento, qualcuno ha fatto riferimento alla “tarantella” ballata da Jole Santelli a San Giovanni in Fiore nei festeggiamenti per l’elezione a sindaco di una sua amica e collaboratrice. Le critiche sollevate non riguardavano la tarantella in sé, per altro già ballata la sera della sua elezione a presidente della Calabria, ma l’assenza di mascherine e di distanziamento in un salone molto affollato. E’ stato il suo ultimo ballo e per primo Marco Damilano, direttore dell’Espresso, nel suo necrologio a caldo, ha visto in quel suo ultimo ballo il presentimento della fine incombente e la scelta di lasciare, a modo suo, questa vita e questo mondo, sorridendo consapevolmente al male che stava per stroncarla.
Fatta questa premessa ,forse la “tarantella” come ballo merita qualche informazione meno generica di come è stata trattata nelle cronache dei giorni del lutto. Nell’immaginario collettivo la tarantella è prevalentemente considerato un ballo più“plebeo” che popolare, contadino per ascendenza, trascinante per la sua vitalità, sensuale per le sue movenze figurative .
La storia della tarantella,in verità, a parte il nome che prende dagli spasmi e dai movimenti scomposti cui va incontro chi viene morso dal “ragno nero” della fantasia popolare, risale alla Magna Grecia e non è una danza di malattia e di sortilegi ma di festa, di amore, di energia variamente interpretata ed espressa.Nella tradizione più remota e rispettata è una danza fatta di regole e di simbolismi codificati, dove ogni gesto, ogni movenza ha un suo significato. E’ una danza “laica” anche se nel sud segna e caratterizza le feste della tradizione religiosa ma c’è stato un tempo in cui la Chiesa dichiarò la tarantella fuori legge perché di natura demoniaca.
Danza di gioia ,di festa, di “corteggiamento” e di avvicinamento fra uomo e donna ma anche danza “guerriera” quando a muoversi nella “ruota”, spazio virtuale entro cui si svolge la danza, sono due uomini. E’ un duello a tutti gli effetti e i duellanti simboleggiano il coltello con l’indice e il medio della mano che agitano con gesti rituali di combattimento.
Ci sono mille modi di vivere,interpretare e ballare la tarantella a seconda della modalità che si tramanda di generazione in generazione per come si è innestata nella cultura di una comunità. In estate, in alcune località del sud, la taranta viene celebrata con veri e propri festival e grande partecipazione di pubblico.E’ un grande spettacolo anche sotto il profilo turistico e da qualche anno coinvolge anche le star della musica leggera.
Qui sotto riproduciamo una nota di Eugenio Bennato che della tarantella ha studiato tutti i significati assunti nell’evolvere del tempo.Per i calabresi la tarantella di Jole Santelli è diventata l’occasione per avere una conoscenza meno distratta e superficiale del suo valore culturale.Jole Santelli, con quel suo ultimo ballo, ci dà un grande insegnamento che è tutto da approfondire e che impatta la vita e la morte, per come amiamo la prima e temiamo la seconda. Lei ci ha insegnato ad affrontare “la signora in nero” con un sorriso.Ballando.