SANITA’:OLIVERIO SI INVENTA UN COMPLOTTO E FA LA VITTIMA….
Si sta sviluppando una polemica segnata da umoristici colpi di scena fra il presidente di Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) Calabria, avvocato Enzo Paolini e l’emerito-si fa per dire-presidente della giunta regionale, Mario Oliverio, che si riteneva ritirato a godersi una facoltosa e immeritata, sotto il profilo politico, pensione.
Ad accendere la polemica è stata una incauta dichiarazione del Dipartimento della Salute, oggi retto da Giacomino Brancati dopo le dimissioni di Francesco Bevere, che è intervenuto inaspettatamente ad avanzare sospetti sull’ammontare della spesa sanitaria che la Regione deve sostenere per i calabresi che vanno a curarsi fuori regione e che annualmente si aggira sui 300 milioni di euro.
C’è qualcosa che non va- fa capire Giacomino Brancati- c’è una opacità che potrebbe nascondere interessi non legittimi sulla cui natura- sembra suggerire Brancati- sarebbe il caso di effettuare un rigoroso controllo. Ci sarebbe di che complimentarsi con la dirigenza del Dipartimento Salute per aver posto un problema che nessuno fino ad oggi aveva ritenuto di dover affrontare, pur nell’evidenza che molti interventi di ordinaria e facile esecuzione possono tranquillamente essere eseguiti negli ospedali e nelle strutture convenzionate operanti in Calabria. Trecento milioni versati annualmente agli ospedali del nord non sono bruscolini e il Dipartimento Salute non può uscirsene oggi a chiedere il come e il perché.
E’ quanto sostiene l’avvocato Enzo Paolini per conto dell’AIOP che trova sfrontata la dichiarazione del Dipartimento, atteso che l’AIOP individua proprio nel Dipartimento le maggiori responsabilità per la crescita incontrastata della migrazione sanitaria dalla Calabria agli ospedali del nord. Paolini non fa sconti a nessuno e, considerato il disastro in cui versa la sanità calabrese alle prese con la pandemia, fa i nomi di coloro che l’AIOP considera i maggiori responsabili del disastro della sanità in Calabria di cui la migrazione fuori regione ne è una inevitabile conseguenza. I nomi ,fatti dall’AIOP, sono quelli di Mario Oliverio,dei commissari ad acta Scura, Cotticelli e Longo, del direttore generale Francesco Bevere nominato dalla Santelli e dimessosi in questi giorni, nonché quel Giacomino Brancati che ha ispirato l’infelice comunicato del Dipartimento sui 300 milioni della migrazione sanitaria.
L’avvocato Paolini non si limita ad indicare i responsabili sulla base di una valutazione disgiunta da riscontri concreti ma offre ampia documentazione a supporto della sua accusa.Si tratta delle richieste e delle segnalazioni che l’AIOP negli anni ha formalizzato alla Regione ed ai commissari ad ACTA ,offrendo soluzioni, tecnologie, strutture d’avanguardia al fine di contenere ed abbassare il flusso dei calabresi che vanno a curarsi al nord.
Paolini cita in particolare il caso di quel laboratorio a conduzione privata che offre alla Regione una sofisticatissima quanto costosissima tecnologia per l’individuazione sul nascere di patologie tumorali. Il costo per la Regione, se effettua la convenzione con il laboratorio, si riduce alla metà di quanto paga per le stesse analisi fatte al nord. La risposta è che non ce n’è bisogno mentre i calabresi continuano a emigrare. E’ il caso più eclatante e spiegabilmente inquietante ma Paolini offre ampia documentazione sulle richieste fatte dall’AIOP ed i rifiuti opposti dai commissari e dal Dipartimento Salute.
I nomi fatti da Paolini non potevano non innescare reazioni e risentimenti che evidentemente l’AIOP ha messo in conto, forte delle sue ragioni e della documentazione pronta a rendere pubblica. Chi l’ha presa male con immediatezza è stato Mario Oliverio che,dopo aver tentato di affidare lo scontro con l’Aiop a suoi supporter e compagni di partito, è dovuto intervenire direttamente con una nota facebook girata ai media.
Oliverio veste i panni della vittima, manifesta incredulità per il suo nome tirato in ballo, rivendica di avere condotto una battaglia rigorosa contro il regime commissariale e di essere stato vittima di un complotto finalizzato ad escluderlo da ogni decisione in politica sanitaria.”Non mi hanno fatto toccare palla”, mi hanno tenuto fuori, altro che- sbotta Oliverio. Poi si lascia andare ad una considerazione acida e del tutto estranea alla migrazione sanitaria, mettendo in discussione i compensi che Paolini ottiene come avvocato nel difendere le strutture private nei contenziosi.E’ il suo lavoro, la sua professione ed è quanto mai evidente che, tutelando come AIOP i legittimi interessi delle cliniche private, a maggior ragione è il più indicato per difenderle nei contenziosi giudiziari.
I guadagni professionali di Paolini non c’entrano nulla, non sono pertinenti alla questione sollevata, così come non avrebbe senso evidenziare quanto incassa mensilmente Oliverio di indennità e trattamenti economici cumulati nella prima,seconda e terza Repubblica. Non c’entrano nulla e riteniamo che anche al bar di San Giovanni in Fiore ritengono che Oliverio semmai deve rispondere del ruolo che ha avuto,da presidente, nelle nomine dei responsabili della sanità a livello territoriale. “Non avrà toccato palla”relativamente alle competenze ed ai poteri dei commissari ad acta ma le nomine dei dirigenti dei distretti, i responsabili sanitari e amministrativi e i gestori della medicina sul territorio li ha nominati lui. Sarebbe a dire che l’apparato esecutivo della politica sanitaria sui territori lo ha scelto e nominato lui.Altro che non ha toccato palla. Sono gli stessi che probabilmente stanno gestendo la pandemia con i risultati che abbiamo sotto gli occhi. Se ha la memoria corta Oliverio chiedesse a Franco Pacenza, il plenipotenziario per la sanità da lui nominato per fare azione di contrasto ai commissari che,ovviamente, nel disastro della sanità calabrese hanno imperdonabili responsabilità.
Oliverio,per esempio, potrebbe spiegare come si è conclusa la “scoperta”dei 50 milioni di euro versati agli ospedali del nord per prestazioni a cittadini non calabresi e,quindi,non dovuti. Erano gli uffici del Dipartimento Salute, cui sovrintendeva Oliverio, ad occuparsene ed Oliverio non poteva non toccare palla.
Ora nella polemica esplosa ci si può schierare da una parte o dall’altra, con Paolini o con Oliverio, con l’AIOP o in difesa dei nomi fatti da Paolini ma la discriminante è rappresentata dai fatti e dai comportamenti accertati e documentati dall’AIOP. Oltre ai nomi fatti ci sono le firme sugli atti amministrativi. In discussione è il disastro della sanità non sono le storie personali di chi ha ricoperto ruoli di responsabilità.L’ultima notizia che a direttore generale del Dipartimento Salute è stato nominato proprio quel Giacomino Brancati che all’ASP di Reggio non presentava i bilanci e che Oliverio aveva rimosso e che oggi dubbi sui costi della migrazione sanitaria.E’ la “Calabria saudita” con i suoi contraccolpi.