ELEZIONI REGIONALI:VINCE IL “SISTEMA” DEL 44 PER CENTO….
E’ risaputo che all’indomani del voto tutti hanno vinto e nessuno ha perso e, proprio quando non si può negare la sconfitta, la si chiama “non vittoria”. Nel voto calabrese c’è indiscutibilmente un vincitore che è Roberto Occhiuto con Forza Italia e il centrodestra mentre la sconfitta non è del centrosinistra ma di quel 56 per cento che non ha partecipato al voto. Con Occhiuto che ai blocchi di partenza veniva accreditato dai sondaggi di un vantaggio di 20 punti non c’era partita da giocare con tre candidati che si contendevano i consensi nello stesso bacino elettorale del centrosinistra.
Ai blocchi di partenza sia Amalia Bruni,sia De Magistris,sia Oliverio erano consapevoli che non c’erano i presupposti aritmetici per poter battere un centrodestra favorito nei sondaggi e con in mano le leve del governo regionale che,come si può desumere, sono state disinvoltamente utilizzate in campagna elettorale.Si vedano le preferenze degli uscenti e dei nuovi elettti.I numeri parlano chiaro.
Ma i numeri bisogna metterli in ordine, a cominciare dal milione e ottocentomila calabresi aventi diritto al voto che costituiscono il contesto di partenza del voto uscito dalle urne. Di fatto ad esercitare il diritto di voto nei seggi elettorali si sono recati 700 mila calabresi che, al netto dei calabresi emigrati all’estero e iscritti all’AIRE ( circa 400 mila)rappresentano il 44 per cento del corpo elettorale. Un astensionismo di massa di tali proporzioni dovrebbe porsi come problema centrale ma non è certo per distrazione o negligenza che la politica non se ne occupa. Il sistema dei partiti, così come è strutturato in Calabria, non è interessato ad una maggiore partecipazione democratica al voto. C’è il rischio che salterebbero equilibri in qualche modo consolidati, all’interno dei quali maggioranza e opposizione condividono, consociativamente, potere, spesa pubblica e privilegi.
Quanto ai calabresi che non vanno a votare non è una posizione politica consapevole che, se fosse di protesta, meriterebbe comunque rispetto. Verosimilmente non hanno consapevolezza dell’incidenza che avrebbe o potrebbe avere il voto sulla loro vita, sui loro bisogni, sulle loro aspettative, sui servizi della quotidianità, sul diritto alla salute, sul trasporto pubblico, in una parola sulla qualità della vita nelle varie articolazioni del vivere civile di una comunità.
Verosimilmente non sanno di che cosa si occupa il governo regionale, non conoscono i capitoli di spesa e come vengono impegnate le risorse disponibili. Pagano le addizionali Irpef e Irap presumibilmente ignorando che scaturiscono dal debito accumulato in sanità, sui rifiuti inviati fuori regione e altre passività di gestione.
Per una appendicite si va negli ospedali del nord perché in Calabria ne hanno chiuso 18,i tempi delle liste d’attesa sono inaccettabili e i calabresi che decidono di curarsi fuori regione costano alle casse regionali 320 milioni all’anno.Parimenti ignorano, anche perché l’informazione è largamente complice del silenzio della politica, come vengono gestiti gli aiuti ai bisognosi, i contributi per il fitto casa, l’assistenza in generale sotto forma di sussidi o agevolazioni.Se così stanno le cose, se cioè non si ha conoscenza di come viene governata la regione, resta il voto alle persone che viaggia per i canali del voto di scambio variamente configurato e mascherato.
Altra domanda:ma come è composto questo corpo elettorale che nella sua maggioranza si astiene dal voto?Quanti gli uomini,quante le donne, per fasce di età, professione e lavoro, reddito e titolo di studio, tenore di vita e accesso ai servizi essenziali? Quanti i calabresi sotto o prossimi alla soglia di povertà? Quesiti legittimi e certamente ineludibili come contesto sociale che dovrebbe stare alla base di una campagna elettorale.
Luigi De Magistris ha provato a scuotere i calabresi ,a passare dal “ricatto” al “riscatto”, a riappropriarsi del voto e a decidere in libertà del loro futuro. Forse ha parlato alle persone sbagliate, al 44 per cento che costituisce il “sistema”. Doveva cercare i calabresi che non votano, i precari ricattati e parlare ai giovani, battere le università calabresi, dare consapevolezza ai giovani di poter disporre del loro futuro e farne i veicoli , nelle rispettive famiglie , per scardinare il voto di ricatto e di scambio e l’astensionismo per rassegnazione.
Invece è andata come è andata e ancora una volta l’astensionismo ha favorito il sistema di potere consolidato e gestito dai soliti noti , a prescindere dall’alternanza nel ruolo di maggioranza e opposizione.Qualcuno provi a spiegare sulla base di quali meriti politici o di governance Gianluca Gallo, assessore uscente all’agricoltura, ha avuto dalle urne oltre 21 mila voti di preferenza. A seguire basta scorrere l’elenco degli eletti e porsi per ognuno la stessa domanda. E’ andata come è andata, cioè male perché i calabresi ancora una volta hanno disertato le urne.Purtroppo ne pagheranno le conseguenze anche se a Roberto Occhiuto va riconosciuto il diritto di mantenere gli impegni assunti in campagna elettorale, di fare della Calabria una regione capace di sviluppare tutte le sue potenzialità, materiali e immateriali e cambiare la narrazione delle sue emergenze, inefficienze, inadeguatezze che vanno inevitabilmente ad alimentare le cronache giudiziarie.A lui il compito di riuscirci ma, a leggere i nomi della maggioranza che lo sosterrà, si accorgerà di essere ostaggio del vecchio potere e della vecchia politica.Ancora una volta hanno vinto loro. (alp)