OPPOSTI ESTREMISMI STRATEGIA DELLA TENSIONE E LA MATRICE NEGATA..
C’è l’abusata espressione che il dramma diventa farsa, quando una situazione grave e per lo più inaspettata viene comunque piegata maldestramente a logiche interessate e a interpretazioni di comodo. E’ quanto accaduto nell’evoluzione interpretativa della guerriglia romana e dell’attacco devastatorio alla sede della CGIL.
Non erano sufficienti i saluti fascisti, gli slogan, le istigazioni alla violenza, i leader di Forza Nuova in prima linea ad arringare la folla , le barricate e gli scontri con le forze dell’ordine per definire la “matrice politica”di un attacco programmato e dichiarato alla sede del governo (Palazzo Chigi) , alla sede del parlamento (Montecitorio) e alla sede della CGIL. Per Georgia Meloni ,interpellata a Madrid dove si trovava a solidarizzare col movimento neofranchista di estrema destra, la matrice politica non era chiara.
Col passare delle ore e l’imperversare delle immagini inequivocabili dell’assalto alla CGIL e degli scontri con la polizia, anzicchè una necessaria presa di distanze dall’accaduto e dai responsabili che avevano inscenato la guerriglia e l’attacco alle sedi del governo e del parlamento, è iniziato un gioco di distinguo e di richiami storici finalizzati a contrapporre alla violenza squadrista e neo-fascista della guerriglia romana la fenomenologia della violenza riconducibile alla sinistra e alla sua ascendenza comunista, per cui la violenza andava condannata ma a condizione che non avesse riferimenti diretti ai fatti di Roma.
In pratica una riesumazione strumentale e di comodo degli “opposti estremismi” che tennero banco negli anni bui della Prima Repubblica che non si vede quale connessione potessero avere con l’assalto di Forza Nuova alla sede della CGIL.
Valutata la gravità dell’accaduto e riconosciuta la matrice politica di estrema destra, Giorgia Meloni si è avventurata in una interpretazione dei fatti e del comportamento delle forze dell’ordine che l’hanno portata ad ipotizzare che guerriglia e disordini siano stati favoriti dal comportamento delle forze dell’ordine e dalle direttive del ministro Lamorgese in un perverso disegno di “strategia della tensione”, altra espressione della Prima Repubblica che rimanda alle stragi di Piazza Fontana e di Brescia e alle trame “nere” ordite con la complicità di istituzioni deviate.
Non c’è stato stranamente nessun richiamo storico alle brigate rosse ma non è mancato il richiamo alle foibe titine.Avrebbero potuto citare anche i disordini al G7 di Genova e le devastazioni dei black bloc ma quel G7 è passato alla storia per la macelleria messicana consumata alla caserma DIAZ .
Tentativi inutili, al limite del ridicolo, mentre la gente semplice, nei tinelli di casa, di fronte alle immagini dell’assalto alla CGIL non potevano non sovrapporle, schematicamente e di riflesso, a quelle dell’attacco degli squadristi”trumpiani” alla sede del congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio. Mancava a Roma lo sciamano con le corna ma il resto era sovrapponibile.
La domanda che viene spontanea è perché Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni non hanno dichiarato la loro estraneità e condannato lo squadrismo di Forza Nuova pur avendo mandato autorevoli esponenti di Fratelli d’Italia a dare pubblica solidarietà ai vertici della CGIL.Era l’occasione per fare definitiva chiarezza circa i rapporti ambigui ma innegabili con Forza Nuova e Casa Pound.Ma c’era il ballottaggio da gestire a Roma, Torino, Trieste e altre città importanti e , per non rinunciare ad un apporto collaterale delle formazioni neofasciste, evidentemente ritenuto determinante, hanno mantenuto l’ambiguità ed hanno perso l’occasione per legittimarsi a governare il Paese, se i sondaggi verranno confermati nelle urne quando gli italiani saranno chiamati a votare.Per il ballottaggio, se sarà favorevole al centrosinistra, la spiegazione è già pronta : la congiura contro la Meloni e FdI. Per la “matrice” si vedrà.Ma la politica non fa sconti e gli errori si pagano.( Nella foto Giorgia Meloni )