QUIRINALEIDE : SI VA PER BANDE MA…. PER EVITARE IL VOTO ANTICIPATO….
Apparentemente la gazzarra mediatica che va montando quanto più ci si avvicina alla data dell’elezione del presidente della Repubblica sembra incentrata sulla scelta del candidato. Ognuno ha il suo identikit anche se ufficialmente sulle prime pagine e nei telegiornali sembrano confrontarsi quelle di Draghi e di Berlusconi supportate da sondaggi che si sono polarizzati sui due nomi. In verità Draghi viene “interpretato” ma non esiste una sola parola e meno che mai espressione facciale, a domanda allusiva, che possa intendersi come una conferma .
Hanno provato a mettere in pista il banconista del bar sottocasa che avrebbe chiesto alla moglie di Draghi se sarà il marito a subentrare a Mattarella e, per il cronista che avrebbe fatto lo scoop, la riservatissima first lady avrebbe assentito. Come riscontro inoppugnabile della confidenza che il banconista avrebbe con l’autorevole coppia, l’indicazione dell’aperitivo preferito da Draghi. Ma è stato lo stesso Draghi a smentirlo indicando l’aperitivo da lui preferito che è ben altro da quello indicato .
Passando ai giornali di grande tiratura Il “totoquirinale “ non è che sia, cresciuto di livello alimentandosi di dichiarazioni e previsioni di personaggi di terza fila. Quanto ai leader, rilasciano dichiarazioni abilmente contraddittorie, nel senso che delle candidature in campo ne indicano una senza di fatto escludere l’altra. E’ il caso di Salvini e della Meloni che non smentiscono la candidatura di schieramento di Berlusconi ma non escludono che possa andare Draghi al Quirinale se questo dovesse comportare il voto anticipato. Di vero c’è che senza i voti del centrodestra nessuna elezione a larga maggioranza è possibile, numeri alla mano, nelle prime tre votazioni.
Il punto di caduta di ogni trattativa in corso, segreta o meno, è il voto anticipato, molto temuto dai “peones”che sono in tutti i gruppi parlamentari e che spiegabilmente non vogliono la fine anticipata della legislatura.Per ragioni umanamente comprensibili che nel segreto dell’urna possono fare massa critica e decidere il risultato. Se si riflette sul gruppo misto, una sorta di “legione straniera” dei parlamentari fuoriusciti dai partiti con i quali sono stati eletti, messi insieme fanno circa 100 voti. Sono quasi tutti “ex” di qualcosa e hanno tutto da perdere col voto anticipato. La candidatura di Berlusconi, se Salvini e Meloni giocano pulito, a partire dalla quarta votazione, potrebbe trovare fra gli “ex” quei 50 voti che gli mancherebbero per fare bingo e per avere la foto di presidente in tutti gli uffici pubblici.
Al di là dei nomi che circolano, dunque, compresa l’ipotesi di un presidente donna, il problema sembra essere trovare un nome che, per autorevolezza e affidabilità, dia garanzie per la prosecuzione della legislatura in modo da tranquillizzare peones e parlamentari che sanno di non avere un futuro politico. Sarà comunque una trattativa complicata anche per l’inevitabile incrocio e l’interdipendenza fra Palazzo Chigi e Quirinale. Per i possibili “franchi tiratori” che nelle prime tre votazioni decidessero di non sostenere Draghi-se sarà candidato-per non andare a una crisi di governo sia pure pilotata, il rischio che corrono è che sia Draghi a farsi da parte e il voto anticipato sarebbe inevitabile, chiunque sia il presidente eletto.
Non bisogna tuttavia drammatizzare, lasciando che folklore e “teatrino” della politica abbiano il loro spazio. Fanno spettacolo, aiutano i giornali in crisi con le vendite, alimentano la satira che è quanto mai necessaria quando la situazione è confusa e ingovernabile. Alla fine la soluzione verrà fuori perché-come ammonisce Romano Prodi-ognuno sa fare di conto e oltre a considerare gli oltre mille voti segreti che dovranno eleggere il nuovo capo dello Stato, ci sono i numeri dell’Europa, a cominciare dai miliardi messi a disposizione dell’Italia per ridiventare, politicamente ed economicamente, punto di forza dell’Unione. A garantire per tutti c’è Mario Draghi almeno fino al giorno della prima votazione.