fonte (il fatto di Calabria)
Enzo Paolini, presidente dell’Aiop e cioè dell’universo della sanità convenzionata, non è per niente sorpreso dalla quarta ondata Covid che mette in ginocchio la salute di Calabria. «Abbiamo offerto in ogni modo il nostro contributo, ma non c’è stato niente da fare. S’è preferito sprecare risorse e non implementare servizi. Se qualcuno me lo chiede dirò anche a beneficio di chi…». «Il nuovo commissario e la nuova Regione? Abbiamo fiducia nel cambio di rotta annunciato da Roberto Occhiuto…»
Presidente Paolini la quarta ondata Covid, figuriamoci, ci ha colti impreparati e ormai scuse non ce ne sono più, non è stato fatto quasi nulla rispetto alle prescrizioni salvo configurare posti letto in intensiva o in reparto di quelli “portatili”, last minute. C’è qualcosa ancora di negativo che è capace di sorprenderla?
«La quarta ondata è stata (ed è) pesantissima. Avremmo potuto e dovuto affrontarla con il contributo della sanità privata. Offerto in tutti i modi e ignorato. Anzi si è deliberatamente limitata ogni potenzialità di produzione di assistenza in favore dei cittadini calabresi. Sono stati omessi – da parte regionale – tanti adempimenti dovuti che avrebbero potuto consentire a tante strutture di smaltire il fabbisogno dei calabresi i quali sono stati costretti in piena pandemia a rivolgersi a strutture di altre regioni.
Ciò ha comportato disagi per le famiglie ed incremento della spesa. Un comportamento delittuoso che ha portato danni enormi».
Addirittura delittuoso?
«Certamemte. In questo contesto occorreva fare cose semplici per le quali servivano – e servono – risorse. Cose che non sono state fatte per una asserita mancanza di soldi. Eppure posso dire con assoluta certezza e cognizione di causa che alcune Asp hanno deliberatamente e consapevolmente sprecato soldi pubblici che sarebbero serviti per implementare servizi, acquistare presidi, dotarsi di medicinali, pagare straordinari ecc.. Invece sono stati – e continuano ad essere – letteralmente regalati a privati..».
Sta dicendo una cosa grave, Paolini. Soldi regalati a chi?
«Se qualcuno me lo dovesse chiedere sono pronto a fornire nomi e prove».
Ma non glielo stiamo chiedendo…
«Voi non siete il “qualcuno” a cui mi riferisco…».
Senta Paolini, è presto per chiederle un parere invece sulle prime “movenze” del commissario Occhiuto? È convinto da queste prime mosse?
«La prima mossa è stata quella giusta che aspettavamo da anni, per rispetto dei calabresi e delle Istituzioni: la richiesta – accolta dal Governo – che la politica sanitaria regionale fosse restituita a chi ne aveva, e ne ha, diritto, ovvero il Presidente regolarmente e democraticamente eletto, sia pure in qualità di Commissario.
Non è una questione formale ma sostanziale e democratica. Finalmente abbiamo un interlocutore istituzionale al quale attribuire i meriti delle cose ben fatte o i demeriti di quelle fatte male o non fatte. Non è cosa da poco».
Uno dei due sub commissari non ottiene il visto dall’Arma dei carabinieri mentre si susseguono nomine e unità di crisi. Siamo messi meglio o peggio rispetto al passato in Cittadella?
«Sul piano delle nomine nettamente meglio. Sia Esposito che Bartoletti, ma anche Fantozzi sono persone competenti e non inventate come i predecessori.
Non posso dire ancora che le cose sono migliorate sul piano della efficienza burocratica. Lo vedremo nei prossimi giorni».
Lei rappresenta, spesso anche legalmente e singolarmente, diritti e interessi della sanità cosiddetta privata che poi altro non è che convenzionata con il pubblico. Che aria tira tra la regnanza in Cittadella e le strutture private?
«In questo momento stiamo riprendendo i rapporti interrotti all’epoca di Cotticelli e poi di Longo per una chiarissima difficoltà dei due ex commissari di affrontare le questioni con competenza, conoscenza di norme e rispetto dei diritti dei cittadini. Anche su questo ci sarebbe tanto da dire e se necessario e utile lo dirò. Ma ormai è acqua passata. Guardo al nuovo corso con fiducia».
Da qualche parte, di tanto in tanto, riemerge e spesso anche tra camici bianchi la polemica circa il privato che sottrarrebbe quote di interessi e di sanità al pubblico. È ancora fermo a questo punto lo schema? Chi ha interesse al deperimento delle esperienze private?
«È stucchevole ripetere che il cosiddetto privato è tale solo in termini di gestione delle aziende mentre dovrebbe essere noto a tutti – ed in particolare agli operatori del settore – che sul fronte del servizio le Case di cura sono servizio pubblico a tutti gli effetti e con tutti gli oneri conseguenti. Per intendersi nelle Case di cura il cittadino non paga un euro per qualsiasi tipo di assistenza esattamente come negli ospedali pubblici. Hanno l’obbligo di rispettare gli stessi standard qualitativi, tecnologici e strutturali, e gli stessi livelli occupazionali. In più sono controllate quotidianamente in termini di appropriatezza delle prestazioni e sono remunerate con tariffe stabilite dalla Regione largamente inferiori ai costi degli ospedali pubblici.
Questo spiega bene chi ha interesse a limitarne l’attività o a farle chiudere: la politica, o meglio, quella parte della politica che fa della sanità la greppia clientelare alimentata con soldi pubblici. A questa politica non interessa la cura del cittadino, la qualità e la tempestività dell’assistenza. Interessa solo gestire l’enorme quantità di denaro per foraggiare un sistema che non funziona ma consente clientela. Se una parte di questi denari va a strutture sane che funzionano per questa cattiva politica non va bene».
Senta Paolini, le voragini incontrollabili nelle Asp (Cosenza e Reggio fuori controllo) di frequente vengono associate a presunti comportamenti criminogeni da parte di alcune aziende private. Ma eventualmente non si è sempre (almeno) in 2 a compiere un crimine? Le Asp sono esenti da colpe?
«Allora, i comportamenti criminogeni ci sono in sanità e sono commessi anche da imprenditori privati, imbroglioni e speculatori come ve ne sono in tutti i settori: tra i giornalisti, tra gli avvocati, tra i magistrati, i prefetti e gli idraulici.
L’importante in un mondo serio è non fare di tutta l’erba un fascio, di non giudicare tutti per i comportamenti dei singoli. Se – ad esempio – taluno, con la connivenza di un funzionario pubblico si fa pagare due volte la stessa fattura occorre perseguire questi due ladri e non bloccare i pagamenti nei confronti di tutti.
Così’ si scoraggiano e si penalizzano gli onesti, si incrementa il contenzioso, si blocca una intera economia e alla fine si induce il ricorso all’usura. Lo capisce anche un bambino. Eppure questo avviene. Spero nell’immediato cambio di rotta annunciato da Roberto Occhiuto…».