Sono largamente trascorsi i 100 giorni che la politica concede a un amministratore che si insedia in un organismo di governo, comune , regione o governo nazionale che sia. Non è una regola scritta ma viene osservata anche perchè il buon senso la spiega. Roberto Occhiuto, presidente della giunta regionale, ha iniziato il suo mandato con piena consapevolezza della situazione che gli veniva consegnata dall’uscente Spirlì e delle difficoltà che avrebbe dovuto affrontare per rendere efficiente la macchina organizzativa e l’apparato degli uffici regionali.
La sanità, disastrata dalle gestioni commissariali,era e rimane la situazione più critica soprattutto per la rete ospedaliera messa in crisi dalle difficoltà e dall’inadeguatezza nell’ affrontare e contrastare il covid. Occhiuto ha ottenuto in pochi giorni la nomina a commissario della sanità e la nomina dei commissari di affiancamento con l’eccezione del colonnello Bortoletti la cui nomina si è incagliata nella opzione posta dal comando generale dei carabinieri di autorizzare l’incarico previo congelamento dello status di militare al quale, però, il colonnello non intende rinunciare. Ma l’urgenza non era tanto la nomina dei sub-commissari quanto la squadra di tecnici e consulenti che il governo nazionale avrebbe dovuto fornire.
Invece la sanità è rimasta in mano alla tecnostruttura esistente cioè a quella burocrazia che, insieme ai commissari che si sono succeduti, ha la responsabilità del disastro sanitario per inadeguatezza, incapacità, negligenza se non per collusione e malaffare con i “poteri sporchi”che nella spesa sanitaria hanno creato le loro rendite di posizione. Se Occhiuto pensa di bonificare e rilanciare la sanità con gli stessi soggetti operativi che l’hanno portata al disastro, è destinato a fallire.Valga al riguardo il monito di Nicola Gratteri che invocava l’arrivo di tecnici competenti provenienti almeno dal Trentino o dalla Valle d’Aosta, a significare quanto la burocrazia regionale, ai vari livelli, sia compromessa col disastro sanitario.
Occhiuto si è messo di lena ad aprire i cassetti della spesa sanitaria ed ha trovato milioni disponibili e non spesi, milioni spesi male, milioni non rendicontati, milioni impiegati in direzione diversa dalle finalità cui erano stati destinati. A dargliene conferma la Corte dei Conti calabrese che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha messo in evidenza tutte le ombre della spesa sanitaria. Valga per tutte l’evidenza che su 115 milioni disponibili per contrastare il covid ben 77 milioni sono rimasti inutilizzati. Oggi, inaspettatamente, la pandemia fa segnare in Calabria il picco di oltre 4.500 contagi e nessuno ha niente da dire, né Occhiuto né la maggioranza nè l’opposizione del consiglio regionale né gli studiosi accademici della sanità calabrese fino a ieri prodighi di osservazioni, consigli ed oggi silenti. Il pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza è in tilt per mancanza di personale medico e paramedico e per un assetto organizzativo inadeguato a soddisfare la richiesta quotidiana di prestazioni. Occhiuto faccia verificare quanti medici sono imboscati negli uffici amministrativi e se ne chieda il perché e, comunque, se da commissario e presidente non riesce a garantire alla città capoluogo il servizio di pronto soccorso restituisca il mandato al governo nazionale.