RASSEGNA STAMPA

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NON ERA LA PARTECIPAZIONE ALL’EVENTO PER LA PACE PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO LA RAGIONE DELL’ARRIVO A ROMA DEL PRESIDENTE FRANCESE MACRON. NELL’INCONTRO COL PAPA MACRON HA CHIESTO UN INTERVENTO DIRETTO DEL PONTEFICE SU PUTIN, IL PATRIARCA ORTODOSSO KIRILL E JOE BIDEN. AL KREMLINO GIUDIZIO FAVOREVOLE AD UN RUOLO DEL PAPA MENTRE ALLA CASA BIANCA BIDEN NON RISPONDE ALLE CHIAMATE DEL VATICANO.

Articolo di Giuseppe Agliastro per “la Stampa”

La guerra in Ucraina scatenata dal Cremlino ha ucciso decine di migliaia di persone, tra cui tantissimi civili. Ha costretto milioni di ucraini a lasciare le proprie case. I missili e i droni lanciati dalle truppe russe hanno danneggiato le infrastrutture energetiche del Paese lasciando ampie zone senza acqua ed elettricità. La situazione è drammatica e i colloqui di pace appaiono al momento congelati. L’incontro di lunedì in Vaticano tra Papa Francesco e Emmanuel Macron ha però acceso la pur timida speranza che possa aprirsi uno spiraglio per il dialogo. Il presidente francese ha infatti rivelato al settimanale Le Point di aver chiesto al pontefice di «telefonare a Putin e al patriarca di Mosca Kirill, ma anche a Joe Biden» per tentare di mettere fine alle terribili violenze. «Abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano attorno al tavolo per favorire il processo di pace in Ucraina», ha dichiarato Macron aggiungendo che il presidente americano: «Joe Biden ha un vero rapporto di fiducia con il Papa» e che questi «può avere un’influenza su di lui per il reimpegno americano ad Haiti e in Ucraina». Dal Cremlino dicono di non avere nulla in contrario. «Se tutto ciò fa parte degli sforzi per cercare una possibile soluzione, può essere visto positivamente», ha dichiarato il portavoce di Putin, che però ha anche accusato l’Ucraina aggredita di «aver codificato la non prosecuzione dei negoziati» e ha affermato che «qualcuno dovrebbe chiamare» il presidente ucraino Zelensky. Cauto ottimismo è stato espresso pure dal segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin: «È positivo che ci sia un’apertura di questo genere», ha detto il cardinale, sottolineando però al tempo stesso che «evidentemente si tratta di un’apertura generica che si dovrà poi concretizzare tenendo conto di tutti gli aspetti». Ma che ci sia disponibilità a parlare «mi pare un buon segno», ribadisce Parolin, che quando gli è stato chiesto se il Vaticano sia riuscito a parlare con Biden ha risposto: «No mai, gli abbiamo mandato il messaggio del Papa e l’appello del Papa quando ha chiesto ai russi di fermare la guerra e agli ucraini di appoggiare proposte» di pace ma «per ora» senza risposta. La situazione è complicata. Kiev chiede, legittimamente, il ritiro dai territori ucraini delle truppe russe, che stanno perdendo terreno, e tre settimane fa Zelensky ha siglato un decreto che afferma «l’impossibilità di negoziati» con Putin. Di certo la decisione di Mosca di annettersi illegalmente le zone occupate e imporvi la legge marziale non rappresenta un passo verso la de-escalation e permane il timore per la minaccia nucleare. Papa Francesco ieri ha paragonato la situazione attuale a quella, pericolosissima, che il mondo visse nel 1962, all’epoca della crisi dei missili di Cuba. «Oggi qualcosa di cui avevamo terrore e che speravamo di non sentire più viene minacciato apertamente: l’uso delle armi atomiche, che anche dopo Hiroshima e Nagasaki hanno continuato a torto a essere prodotte e testate», ha detto il pontefice al Colosseo, al termine della conferenza di tre giorni “Il grido della pace”, organizzata dalla Comunità di Sant’ Egidio. Un «grido» quello della pace – ha detto il Papa – che «merita che tutti, a partire dai governanti, si chinino ad ascoltare con serietà e rispetto».