RASSEGNA STAMPA

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LUCA RICOLFI, SAGGISTA E SOCIOLOGO, ATTENTO AI MOVIMENTI INTERNI AL PD, SPIEGA IN UNA INTERVISTA LE MUTAZIONI IDENTITARIE AVVENUTE NEL PD E IL RISCHIO DI RIDURSI A PERCENTUALI IRRILEVANTI. VENGONO ESAMINATE LE CANDIDATURE ALLA SEGRETERIA GIÀ EMERSE MA RIMANE CONCRETO IL RISCHIO CHE TERZO POLO E M5STELLE SOTTRAGGANO CONSENSI IN ATTESA CHE LETTA DECIDA UNA DATA CHE ANTICIPI IL CONGRESSO.

Articolo di Francesco Ghidetti per “QN – il Resto del carlino – il Giorno”

Luca Ricolfi, sociologo tra i più noti del panorama italiano, da sempre si occupa della sinistra. O meglio, delle disavventure della sinistra. Con particolare attenzione ai processi in atto nel Partito democratico.  Arrivati a questo punto, è vero che il Pd è un partito mai nato?  «Non esattamente, il Pd delle origini, quello del congresso di Torino, guidato da Veltroni, una sua fisionomia ce l’aveva. È lungo la strada che, poco per volta, ha perso la sua ragion d’essere».  La “fusione a freddo” Ds-Margherita: è lì l’origine del male?  «In parte sì, ma più che altro è la pretesa di incorporare tutte le maggiori culture politiche del paese: socialista, cattolica, liberale, ambientalista. Un’aspirazione alla totalità che ha conferito al partito tratti culturalmente totalitari. Anziché cercare di rappresentare una visione particolare del paese, in competizione con quella della destra, hanno preteso di ergersi a custodi del Bene, depositari della civiltà».  In vista del congresso, il Pd è davvero al capolinea?  «Ogni giorno che passa senza un’iniziativa politica, segmenti via via crescenti dell’elettorato Pd si spostano verso i Cinque Stelle e, in misura minore, verso il Terzo polo. Se vanno avanti così, a marzo potrebbero trovarsi poco sopra il 10% con i Cinque Stelle vicini al 20% e il Terzo Polo a sfiorare il 10%».  Si parla di due nomi per il dopo Letta: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Vede rischi reali di scissione?  «Sì, ne vedo. Se vince Elly Schlein il Pd diventa esplicitamente quel che già è, ossia un “partito radicale di massa”, concentrato su diritti civili, migranti, con una spruzzatina di ambientalismo. Se vince Bonaccini il Pd diventa un partito riformista, difficilmente distinguibile dal Terzo Polo. Una specie di partito di Renzi senza Renzi. Ma c’è anche una terza possibilità».  Quale?  «Che il partito se lo prenda la sinistra di Bettini, Orlando e Provenzano. In questo caso il partito potrebbe diventare un normalissimo partito socialdemocratico, attento alla questione sociale e meno ossessionato dalla diade immigrati-diritti civili».  Schlein non è iscritta al partito. È credibile che possa prendersi il Pd?  «Penso che sia piuttosto ambiziosa, creda profondamente in sé stessa, e che non avrà alcun problema a prendere la tessera Pd, ove diventasse la condizione per sfidare Bonaccini e altri aspiranti leader».  La sinistra si fa folgorare da “papi stranieri” e da idee non sue. È la trasfigurazione delle idee da sinistra a destra di cui parla il suo libro (La mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra, Rizzoli)?  «I “papi stranieri” sono quasi sempre semplicemente dei non-comunisti, chiamati a rassicurare un elettorato che non ha ancora digerito del tutto la cultura comunista. Ciampi, Prodi, Rutelli, Monti, Letta, Draghi, lo stesso Conte, sono i frontman (o le foglie di fico) che hanno permesso all’establishment ex Pci di occupare buona parte del potere e delle istituzioni senza esporsi direttamente. Quello di cui parlo nel libro è un altro processo storico, iniziato diversi decenni fa».  Quale processo?  «Il processo che ha portato la sinistra a farsi scippare dalla destra due valori fondamentali della sinistra stessa: la difesa dei deboli e la libertà di espressione. Il primo scippo è avvenuto con il rifiuto di prendere sul serio la domanda di protezione che, da almeno 30 anni, sale dai ceti popolari, spaventati dalla globalizzazione e dalla presenza degli immigrati nelle periferie. Il secondo scippo è avvenuto con l’adesione acritica al politicamente corretto, che ha trasformato in censori gli antichi difensori della libertà di pensiero. Ma c’è anche un terzo scippo, in atto da pochi mesi: la difesa del merito e della cultura alta come strumento di elevazione ed emancipazione dei ceti popolari. Incredibilmente, nelle ultime settimane, buona parte degli esponenti della sinistra si sono schierati contro il merito, finendo per mettersi sotto i piedi l’articolo 34 della Costituzione: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi”».