RASSEGNA STAMPA

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PUTIN SOSTIENE CHE È ZELENSKY A NON VOLERE LA FINE DELLA GUERRA E MANIFESTAMENTE NON DICE IL VERO SE NEI GIORNI DI NATALE HA FATTO CADERE SULLE CITTÀ UCRAINE UNA PIOGGIA DI MISSILI. È COSTRETTO A PRENDERE ATTO, SEMMAI, CHE L’OPERAZIONE MILITARE SPECIALE È DIVENTATA ” GUERRA” E CHE PER I RUSSI ESISTONO, SUL PIANO MILITARE, CRITICITÀ INNEGABILI. NON ANDRÀ CERTO MEGLIO SE ARRIVANO DAGLI USA I MISSILI INTERCETTORI “PATRIOT” PROMESSI DA BIDEN. PUTIN CHIEDE DRONI ALL’IRAN E SOSTEGNO A XI JINPING MA NON PIEGA LA RESISTENZA DEL POPOLO UCRAINO PER IL QUALE PRESUPPOSTO DI QUALSIVOGLIA TRATTATIVA È IL PERSEGUIMENTO IN UN TRIBUNALE INTERNAZIONALE ( ONU) DEI CRIMINI DI GUERRA CONSUMATI SUL TERRITORIO UCRAINO. PER IL PRESIDENTE ZELENSKY LA LIBERTÀ HA UN PREZZO ALTO MA LA SCHIAVITÙ ANCORA PIÙ ALTO. LA PACE E LA LIBERTÀ SARÀ IL “MIRACOLO” CHE GLI UCRAINI FARANNO A SE STESSI.

1. PUTIN-XI, COLLOQUIO ENTRO LA FINE DELL’ANNO E ZELENSKY CERCA LA SPONDA DELL’INDIA

Da “La Stampa”

Vladimir Putin e Xi Jinping avranno un colloquio entro la fine dell’anno. Lo ha reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, senza fornire per il momento dettagli sulla data o sul formato dei colloqui. Il giornale russo economico Vedomosti aveva già anticipato che il presidente russo e quello cinese si sarebbero parlati alla fine di dicembre. Xi la scorsa settimana ha incontrato a Pechino l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, ora vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo. Continua, così, l’asse tra Mosca e Pechino, anche e probabilmente per trovare uno sbocco alla guerra in Ucraina. Intanto, anche Kiev mette in piedi la sua rete diplomatica e guada ad Oriente. Lo fa il presidente Volodymyr Zelensky, che ha discusso con l’omologo indiano Narenda Modi la sua «formula» per la pace. Su Twitter, Zelensky ha scritto che gli ha parlato per «fargli gli auguri di successo per la presidenza del G20». «È stata su questa piattaforma che ho annunciato la formula per la pace ed ora io conto sulla partecipazione dell’India per la sua applicazione», ha aggiunto. Lo ha ringraziato per «l’aiuto umanitario ed il sostegno all’Onu». «Gli ho augurato una produttiva presidenza del G20», ha aggiunto il presidente ucraino, reduce dal viaggio trionfale negli Stati Uniti. –

2. PIÙ GUERRA CHE PACE

Giuseppe Agliastro per “La Stampa”

Un summit per la pace entro la fine di febbraio, cioè poco prima che si arrivi a un anno dall’inizio della crudele guerra che sta martoriando l’Ucraina: stando al ministro degli Esteri di Kiev, sarebbe questo l’obiettivo del suo governo. «Ogni guerra finisce come risultato delle azioni intraprese sul campo di battaglia e al tavolo dei negoziati», ha detto Dmytro Kuleba in un’intervista all’Associated Press. Secondo il ministro ucraino, il vertice potrebbe svolgersi alle Nazioni Unite ed essere mediato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Ma Kuleba ha aggiunto che il governo russo potrà essere invitato a questo summit solo se i responsabili delle atrocità saranno giudicati da un tribunale internazionale per crimini di guerra. Si tratta di una condizione in sintonia col decreto ucraino che tre mesi fa ha affermato «l’impossibilità di colloqui» con Putin, ma che ovviamente sarà molto difficilmente accettata dal Cremlino. Putin, a parole, ha più volte dichiarato che la Russia è pronta a negoziati di pace, ma intanto le truppe russe continuano a bombardare l’Ucraina, anche nel giorno di Natale. Mosca non sembra avere alcuna intenzione di ritirarsi dai territori ucraini che si è annessa illegalmente e ha più volte tentato di giustificare l’ingiustificabile invasione dell’Ucraina. Da alcune settimane il fronte è in stallo, anche se combattimenti strada per strada, come a Bakhmut, continuano a fare migliaia di morti e feriti. E Kiev compie con sempre maggiore frequenza incursioni in territorio russo. Le forze armate di Mosca sostengono di aver abbattuto ieri un drone ucraino vicino a una base aerea russa di enorme importanza strategica e lontana dal fronte circa 600 chilometri: quella di Engels, nella regione del Volga. Si tratterebbe di una sortita delle truppe ucraine nel cuore della Russia, di un’incursione che mette in grave imbarazzo il Cremlino, sollevando non pochi dubbi sulla reale efficacia delle difese antiaeree russe. Anche perché appena tre settimane prima era stata sempre Mosca a denunciare altri raid di droni ucraini contro due basi dell’aeronautica russa, e pure allora nel mirino delle forze ucraine ci sarebbe stato l’aerodromo di Engels: che si sospetta sia stato usato in questi mesi per bombardare l’Ucraina e che, a quanto se ne sa, è una delle due sole basi in cui la Russia schiera i suoi bombardieri strategici a lungo raggio. Mosca sostiene che le sue truppe abbiano respinto l’attacco nella notte tra Natale e Santo Stefano e che nessun aereo militare sia stato danneggiato. Afferma però anche che i frammenti del drone abbattuto siano precipitati e abbiano ucciso tre soldati. La versione delle autorità russe non è ovviamente verificabile e ricorda da vicino quella fornita dopo i presunti raid del 5 dicembre, quando – stando alla narrazione di Mosca – i frammenti dei droni abbattuti sulla base Dyagilevo di Ryazan precipitarono ed esplosero provocando la morte di tre militari. Secondo la Reuters, «account russi e ucraini sui social media» raccontano che diversi aerei sarebbero stati distrutti nell’attacco di ieri. Da parte sua, l’aeronautica ucraina dichiara che saranno le immagini satellitari a rivelare le conseguenze dell’attacco. Kiev però non conferma né smentisce eventuali responsabilità, come del resto ha sempre fatto in questi mesi per ogni esplosione o presunto raid in territorio russo. Le autorità ucraine preferiscono un atteggiamento più ambiguo. «Queste sono le conseguenze dell’aggressione russa», ha commentato il portavoce dell’aviazione di Kiev, Yurii Inhat, aggiungendo che «se i russi pensavano che la guerra non li avrebbe toccati in profondità dietro le loro linee, si sbagliavano». La guerra in Ucraina continua purtroppo a mietere vittime anche in questi giorni. Le autorità ucraine denunciano 40 nuovi bombardamenti sulle città nel solo giorno di Natale, i servizi di sicurezza russi sostengono di aver ucciso quattro presunti sabotatori che – secondo Mosca – avrebbero tentato di penetrare nella regione russa di Bryansk con “ordigni esplosivi improvvisati”. Una delle città più colpite dalla guerra è Kherson, dove il 24 dicembre le bombe sono esplose in un mercato del centro facendo strage di civili: il tragico bilancio al momento è di almeno 16 morti e 64 feriti.-