NON DOVREBBERO ESSERCI SORPRESE AL SENATO PER SUPERARE L’ULTIMO MIGLIO DELLA LEGGE FINANZIARIA. VA APPROVATA ENTRO FINE ANNO E NESSUNO È DISPOSTO, NÉ NELLA MAGGIORANZA NÉ NELL’OPPOSIZIONE, A RISCHIARE L’ESERCIZIO PROVVISORIO FACENDO PERDERE ALTRO TEMPO CON RICHIESTE-BANDIERINA E OSTRUZIONISMI MUSCOLARI. LA MANOVRA, NELLA SOSTANZA, È LARGAMENTE CONSIDERATA ” DRAGHIANA” E GIORGIA MELONI RIVENDICA DI ANDARE AVANTI. I SONDAGGI A SUO FAVORE RIFLETTEREBBERO UNA CONSISTENTE VALUTAZIONE POSITIVA. I PROBLEMI RESTANO E CON QUELLI BISOGNERÀ FARE I CONTI DOPO I BOTTI DI FINE-ANNO. PER SAN SILVESTRO TUTTI A CASA E CON L’ANIMO IN PACE. ANCHE QUESTA VOLTA È ANDATA.
Articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
Senatores boni viri, Senatus mala bestia, dice un’antica locuzione latina attribuita a Marco Tullio Cicerone. Per quanto i senatori possano essere bravi uomini, il Senato, nelle votazioni decisive, può rivelarsi una bestia cattiva. E questo, appunto, dai tempi dell’Antica Roma, quando i membri della Camera alta si conoscevano tutti tra loro, ma ciò non evitava sorprese. Come quelle, sostiene più di un attuale membro dell’assemblea di Palazzo Madama, che potrebbero verificarsi da oggi pomeriggio, quando la legge di stabilità, dopo il tormentato iter a Montecitorio concluso alla vigilia di Natale, approderà prima in commissione e poi in aula per un passaggio che assomiglia più a un timbro che a un’effettiva discussione. Se solo in una delle sedute, a sorpresa, fosse introdotta una modifica al testo, non ci sarebbe più materialmente il tempo per arrivare all’approvazione definitiva entro il 31 dicembre. Con la conseguenza, assai dannosa per il governo che ha predisposto un piano straordinario di interventi contro il caro bollette, di dover ricorrere all’esercizio straordinario e dover subire una forte riduzione della spesa fino al via libera alla manovra. Va detto che pur essendo ormai cronico il risentimento dei senatori, costretti a prendere contatto con un documento importante come la legge di stabilità in poche ore e con la consapevolezza di non poter chiedere alcun emendamento, difficilmente il breve percorso di fine anno sarà accidentato come quello della Camera. Soprattutto perché alzare ostacoli verso un governo votato il 25 settembre, insediato a ottobre e costretto a fare i turni di notte per portare a compimento la manovra non avrebbe molto senso. Servirebbe solo a far crescere la reazione della larga parte di opinione pubblica – tra l’altro in aumento nei sondaggi – che sostiene Meloni e chiede che la si lasci lavorare senza metterle bastoni tra le ruote. Ecco perché le pretese di Salvini e anche, ma non del tutto, quelle di Berlusconi si sono ridimensionate negli ultimi giorni. La contesa interna alla maggioranza è rinviata alle elezioni regionali di febbraio, che il centrodestra, grazie anche alle difficoltà e alle divisioni degli avversari, potrebbe vincere in Lombardia e Lazio. I conti si faranno dopo.