RASSEGNA STAMPA

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PUTIN FA MOLTO AFFIDAMENTO SULLA CINA DI XI JINPING PER MANTENERE APERTO IL CONFLITTO CON L’UCRAINA FINO A PIEGARLA ALLA RESA. IN QUALCHE MODO XI JINPING BILANCEREBBE IL SOSTEGNO CHE BIDEN OFFRE A ZELENSKY, CON LA DIFFERENZA CHE XI JINPING SI LIMITA A MANIFESTARE AMICIZIA E SOLIDARIETÀ POLITICA MENTRE BIDEN INVIA ARMI E MILIARDI DI DOLLARI. AL DI LÀ DELLE APPARENZE LA CINA SAREBBE INVECE INTERESSATA A TENERE APERTI I RAPPORTI, SOPRATTUTTO COMMERCIALI, CON GLI USA COME CON L’EUROPA. PUTIN SUL PIANO MILITARE HA FALLITO. A FEBBRAIO SARÀ UN ANNO DALL’INVASIONE DEL TERRITORIO UCRAINO E LA SUA ” OPERAZIONE SPECIALE” E’ DIVENTATA GUERRA GUERREGGIATA CON PERDITE PESANTI PER IL FRONTE RUSSO. PUTIN NE USCIRÀ COMUNQUE SEGNATO POLITICAMENTE CON UNA IMMAGINE DELLA RUSSIA LESIONATA COME GRANDE POTENZA. LA NOMINA DEL NUOVO AMBASCIATORE CINESE IN USA È FIGURA GRADITA A WASHINGTON E XI JINPING NON LO HA SCELTO CERTO PER CASO. PUTIN, COSTRETTO A UN CAMBIO CONTINUO DI GENERALI, APPARE SEMPRE PIÙ ISOLATO E LA SUA GUERRA DIFFICILMENTE POTRÀ DIVENTARE ANCHE LA GUERRA DELLA CINA.

Articolo di Guido Santevecchi per “www.corriere.it”

È possibile un riavvicinamento a sorpresa tra la Cina marxista-leninista di Xi Jinping e l’Occidente? Non sembrerebbe, a giudicare dalla videoconferenza di fine anno del leader cinese con Vladimir Putin, nella quale ha detto di essere pronto ad alzare il livello della collaborazione strategica con la Russia. Ma poi Xi ha fatto diverse mosse interessanti che lasciano pensare a un tentativo di recuperare una relazione utile da un punto di vista politico (oltre che commerciale) con Stati Uniti ed Europa. Anzitutto, ha promosso a ministro degli Esteri l’ambasciatore Qin Gang, 56 anni, chiamandolo dalla sede diplomatica di Washington. Qin in questi anni tesi e drammatici ha cercato di mantenere aperto il dialogo con gli americani, anche con gesti simbolici: il 28 dicembre, prima di partire per assumere il nuovo incarico di ministro, sua eccellenza è andato a vedere una partita di basket Nba degli Washington Wizards e si è esibito in alcuni tiri a canestro (dimostrando una discreta mano, a giudicare dal filmato che ha subito orgogliosamente postato su Twitter). Sempre su Twitter, dove ha una presenza assidua e oltre 270 mila follower, Qin Gang ha selezionato per il pubblico americano una frase pronunciata da Xi nel discorso di Capodanno ai cinesi: «La nostra nazione è legata al mondo». Infine, il nuovo ministro ha scritto un commento di saluto sul Washington Post nel quale ha ricordato che «il futuro del pianeta dipende da una relazione stabile tra Stati Uniti e Cina» e ha assicurato di aver vissuto momenti umanamente indimenticabili tra la gente americana. Gli analisti osservano che il ministro Qin Gang sta lavorando sodo per preparare la strada a un viaggio di Xi Jinping negli Stati Uniti: data ipotizzata novembre, quando a San Francisco Joe Biden ospiterà il summit annuale dell’Apec (Asia-Pacific economic cooperation). Certo, Qin Gang è un diplomatico di professione, la sua missione è tenere i contatti, parlare amabilmente e con tono basso. Ma negli ultimi tre anni il Ministero degli Esteri di Pechino era stato impegnato in una guerriglia con l’Occidente (e in particolare con gli americani). Da qualche settimana si notano segnali di conciliazione. Forse non è un caso che con l’arrivo del nuovo ministro a Pechino sia stato spostato da portavoce degli Esteri il duro Zhao Lijian, che si era distinto come «capobranco dei lupi guerrieri» pronti ad ululare contro gli avversari. Il Financial Times ha lavorato per diverse settimane a un servizio sul possibile nuovo atteggiamento di Pechino in politica estera. Titolo: «Il piano di Xi per reimpostare l’economia e riconquistare amicizie». È evidente che gli abbracci con Putin, il fallimento della linea Covid Zero, l’autoisolamento cinese negli ultimi anni hanno danneggiato l’immagine e l’economia della seconda potenza del mondo. Xi avrebbe dunque deciso di aggiustare la rotta. Fonti cinesi hanno confidato al giornale britannico che a Pechino si sono convinti che «Putin è pazzo» e che la sua Russia uscirà dal pantano ucraino ridotta a «una potenza minore». Meglio dunque non seguirla nel suo avventurismo e cercare di riallacciare una relazione positiva con gli occidentali. Le fonti mandarine sostengono che nel famigerato incontro tra Putin e Xi il 4 febbraio 2022 a Pechino, lo zar avrebbe nascosto le carte, sostenendo che Mosca «non poteva escludere alcuna misura nel caso che i separatisti ucraini avessero attaccato il territorio russo». In realtà, Putin aveva già pianificato l’aggressione a Kiev per il 24 febbraio. Di qui la sfiducia dei diplomatici cinesi, che si sono sentiti giocati. Per l’errore di valutazione avrebbe pagato Le Yucheng, viceministro degli Esteri, massimo esperto dei rapporti con la Russia e considerato un candidato alla nomina a ministro. A giugno sua eccellenza Le è stato invece silurato: degradato di due posizioni nella gerarchia mandarina ed esiliato come vicedirettore dell’amministrazione della radiotv. Bastano le dichiarazioni di Qin Gang e le confidenze di fonti anonime a credere che Xi Jinping stia preparando un riavvicinamento con l’Occidente? Ci ha sorpreso (non proprio positivamente) con l’abbandono improvviso del Covid Zero e la riapertura dei viaggi internazionali. Potrebbe tentare l’esperimento anche con Stati Uniti ed europei. A novembre ha accolto con molta cordialità il cancelliere tedesco Olaf Scholz; a dicembre il presidente europeo Charles Michel. Ora si appresta a ricevere il francese Emmanuel Macron e la signora Giorgia Meloni.