LA GAZZARRA CAMPANILISTICA DEL SINDACO DI CATANZARO

La gazzarra campanilistica sollevata dal sindaco di Catanzaro contro la realizzazione a Cosenza di un policlinico universitario rappresenta una regressione al più retrivo campanilismo che tanto danno ha procurato alla Calabria frenandone il suo possibile sviluppo. A fronte di un disastro sanitario che ha annullato in Calabria il diritto alla salute dei cittadini, di fronte alla chiusura irresponsabile di ospedali necessari al territorio, di fronte a 300 milioni di euro che la Calabria paga annualmente agli ospedali del nord per i calabresi costretti a curarsi fuori regione, la Catanzaro del campanile mette in scena la bara del ribellismo pauperistico e plebeo, figlio dell’ignoranza e dell’irresponsabilità, in una logica bottegaia del diritto alla salute dei calabresi. Da 27 anni Catanzaro non riesce, anche per conflitti interni alla casta dei primariati, a dare vita alla fusione del Pugliese-Ciaccio col Mater Domini, potenziale eccellenza di policlinico universitario. E così, incapace di realizzare il proprio policlinico al servizio dei calabresi, Catanzaro lo nega a Cosenza e a Reggio che non si vede per quali ragioni non abbiano diritto a realizzarlo come è avvenuto in altre regioni. Cinquantanni fa, per la disputa del capoluogo conclusasi con l’assegnazione di capoluogo e giunta a Catanzaro e il consiglio a Reggio, unico caso in tutta Italia, offrimmo l’immagine di una Calabria rissosa, tribale e politicamente primitiva, ostaggio della subcultura dei campanili, la stessa che si ripropone oggi plasticamente con la bara che vuole simboleggiare il danno che ne verrebbe all’università Magna Graecia se l’Unical realizza il suo policlinico.