RASSEGNA STAMPA

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LA MORTE DI MAURIZIO COSTANZO COLPISCE A SORPRESA PERCHÉ NON C’ERANO AVVISAGLIE DI CATTIVA SALUTE. SI ERA SOTTOPOSTO A UN INTERVENTO CHIRURGICO NON IMPEGNATIVO, COMUNQUE RIUSCITO, E TUTTO LASCIAVA PREVEDERE UN NORMALE DECORSO POST- OPERATORIO MA SONO INSORTE COMPLICAZIONI POLMONARI CHE SONO STATE DETERMINANTI. SU MAURIZIO COSTANZO C’È UNA PIOGGIA DI COMMENTI E DI RICONOSCIMENTI ALLA SUA INTENSA ATTIVITÀ DI GIORNALISTA, SCRITTORE, AUTORE DI CINEMA E TEATRO MA SOPRATTUTTO CONDUTTORE TELEVISIVO DI UN TALK SHOW TELEVISIVO CHE PORTAVA IL SUO NOME E CHE HA FATTO LA STORIA DEL COSTUME E DELLA REALTÀ PORTATA IN TV. FRA I TANTI CHE NE HANNO RICORDATO LA FIGURA, I SUCCESSI, IL PROTAGONISMO, IL CARATTERE E LE SENSIBILITÀ MARCO GIUSTI, MITICO AUTORE DI “BLOB” SU RAI3, NE TRACCIA UN PROFILO CHE SPIEGA COMPIUTAMENTE IL SUO SUCCESSO E LA SUA POPOLARITÀ.

Articolo di Marco Giusti per Dagospia

Ma che vai da Costanzo? Non era facile, nei gloriosi anni della Rai Tre di Guglielmi, accettare l’invito di Maurizio Costanzo. Malgrado ci andassero tutti, ma proprio tutti i campioni grandi e piccoli della tv, ricordo che venni criticato, ai tempi di Blob, nonché firma del Manifesto e dell’Espresso, per essere andato non una, ma più volte al Maurizio Costanzo Show. Come fossi stato uno Sgarbi o un Mughini o un Busi. No. Diciamo che non era cool andarci. Diciamo che non solo la sinistra più snob, ma anche il cinema più militante lo vedeva come il male televisivo assoluto. Qualcosa che ti poteva sporcare nel profondo. E pensare che sia Valerio Mastandrea che Ricky Memphis sono nati su quel palco. E credo molti altri. Per tanti comici non ancora noti andarci sarebbe stato come essere arrivati. Ma pesava la storia della P2, e pesava anche Canale 5. Io francamente mi divertivo, il giorno dopo al mercato sotto casa mi avevano visto tutti. Ma soprattutto mi sembrava giusto, proprio facendo Blob, sporcarmi con la tv, metterci la faccia. Non eravamo più nobili di quello che montavamo. La grande cattiva digestione televisiva. Magari c’era un po’ di vanità. Costanzo era il primo a saperlo e ci giocava. Il giorno dopo ero montato a Blob in maniera giustamente cattiva. Il mio socio del tempo, Enrico Ghezzi, non aveva proprio la stessa idea. Non solo non c’è mai andato, ma la seria dell’Uno contro tutti di Carmelo Bene disse che andava e poi lasciò la poltrona vuota. Eh, sì, mi dicevo. Da Costanzo non ci si doveva andare. Ma ti faceva sentire a tuo agio. Facendo Blob, allora, devo dire che non piaceva mettere il Costanzo Show. Magari funzionava, con le sparate di Sgarbi fuori di testa, ma non erano mai inquadrature pulite, perfette. Con Costanzo che stava un po’ dietro, un po’ davanti, Franco Bracardi lì dietro. Non era bello da vedere. Ma lo vedevano tutti. Fino a tardi. Altro che Bruno Vespa. E veramente penso che non sarebbe male rivedere le prime puntate del Maurizio Costanzo Show, quelle a Rete 4, quelle itineranti in giro per i teatri negli anni’80. E poi quelle della grande stagione a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, che è la vera golden age della tv Rai&Mediaset, che unisce Funari a Ferrara, Freccero a Guglielmi, Blob a Donatella Raffai, Costanzo al Cinico Tv di Ciprì e Maresco. Una tv meravigliosa uccisa dall’arrivo in politica di Berlusconi. Credo che negli anni che precedono la discesa in campo di Berlusconi, anche il Maurizio Costanzo Show abbia dato il meglio. Alternando ospiti celebri a apparizioni clamorose, Franchi e Ingrassia e Moravia, Sergio Corbucci e Demofilo Fidani in versione spiritista. Se c’è una cosa di grande che realmente Costanzo ha fatto nella sua carriera è stata quella di liberare il talk show dalla sacralità dell’ospite di riguardo isolato dal mondo. Fosse un politico o una star dello spettacolo. Eravamo tutti uguali sul palco. Vinceva chi agitava di più la platea. Ma era tutto molto istintivo e democratico. Al punto che si poteva fare l’uno contro tutti (memorabile) con Carmelo Bene ma anche con Umberto Bossi, con Ciccio Ingrassia in platea che fa una domanda assurda, con Vittorio Feltri che viene rimproverato da me, pensa un po’, di mettere in prima pagina Ciampi con le dita nel naso. Alternando le sue star, scoprendone di nuove, da Valerio Mastrandrea a Ricky Memphis a Vittorio Sgarbi, mettendole insieme in maniera irriverente ma anche casuale, già negli anni ’80, Costanzo ridefiniva i confini dello spettacolo. Cambiandolo profondamente. Cosa che aveva già iniziato a fare ai tempi di “Bontà loro” e “Acquario” in Rai. Non so cosa gli fosse rimasto della sua grande esperienza da sceneggiatore per cinema-tv-teatro-cabaret negli anni ’60. Anche se firma con Maccari e Scola un film famoso e molto celebrato come “Una giornata particolare” dello stesso Scola, o, sempre con Maccari, un buon giallo comico come “Al piacere di rivederla” di Marco Leto, anche se collabora con un maestro della scrittura rapida come Augusto Caminito, “A qualsiasi prezzo” di Elio P. Miraglia e “L’altra metà del cielo” di Franco Rossi con Celentano e Vitti, e una marea di film di Pupi Avati, da “Bordella” a “La casa delle finestre che ridono”, Costanzo non trova nel cinema la sua vera fortuna. Ma molto gli serve per i suoi programmi in tv la grande esperienza che fa tra teatro cinema e cabaret con i comici del tempo. In fondo aveva lavorato con grandi comici negli anni della loro formazione. Con Paolo Villaggio ai tempi prima del “Cab 37”, quando era in coppia con Carla Macelloni, che per anni fece l’acchiappa-ospiti al Costanzo Show, poi di Fracchia, in tv e in pubblicità. E aveva lavorato a lungo con Enrico Montesano, che incontra al Bagaglino con Castellacci e Pingitore, e ritrova al cinema con “I quattro del Pater Noster”, parodistico diretto da Ruggero Deodato con Villaggio-Lionello-Toffolo, e che dirige nel non eccelso film-saggio “Melodrammore” nel 1978. Insomma, malgrado avesse scritto tante sceneggiature per il cinema e tanti programmi televisivi, credo che nel Costanzo Show si fosse portato dietro soprattutto un grande fiuto per i talenti comici e come metterli in scena. Oltre a un’attenzione per la narrazione del suo show, esattamente come farà Santoro su Rai Tre. Più un domatore intelligente che un vero e proprio presentatore con la domanda fatta. Come tutti gli autori dei comici, grandi o piccoli che siano, Costanzo si diverte infatti a buttarli dentro la scena, a farli esibire. Conosce perfettamente i tempi delle uscite e delle pause. Detto questo, vederlo oggi ancora dirci il suo “Consigli per gli acquisti” dentro al “Viva Rai Due” di Fiorello faceva un certo effetto. E davvero credo che non ci sia stato un solo giorno negli ultimi quarant’anni che Costanzo non fosse apparso anche per pochi secondi in tv. Non poteva che morire dentro la tv.