RASSEGNA STAMPA

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GIULIANO FERRARA È NOTORIAMENTE UNA PENNA COMBATTENTE, SEMPRE COLTA E AFFINATISSIMA, CHE QUANDO COLPISCE NON LO FA A CASO. SENZA NULLA TOGLIERE AL VEZZO INNATO DELLA TRASGRESSIONE RISPETTO AL SENSO COMUNE, LE SUE ANALISI POGGIANO SU UNA CONOSCENZA ENCICLOPEDICA E PROFONDA DELLA POLITICA E DEI PERSONAGGI CHE L’HANNO ATTRAVERSATA E INTERPRETATA. NON È GENEROSO CON LA SCHLEIN E ANZICCHE’ ATTENDERLA ALLA PROVA DEI FATTI HA VATICINATO PER LEI IL RISCHIO DI PRECIPITARE IN UN “ABISSO” DELL’IRRILEVANZA POLITICA. TROPPO SEVERO. IN FONDO LA SCHLEIN PARLA DI UN SOGNO COME FUTURO POLITICO DA COSTRUIRE. UN RICHIAMO, FORSE INVOLONTARIO, A MARTIN LUTHER KING IL CUI SOGNO SI È IN GRAN PARTE REALIZZATO.

Estratto dell’articolo di Giuliano Ferrara per “il Foglio”

Ci si domanda se Elly Schlein possa sorprendere e convincere oltre il perimetro dei suoi elettori interni, di partito. Escluderei. […] c’è gente che impara presto la differenza tra la cifra di una candidatura entusiastica […] e la conduzione dal vertice di una complicata o quasi disperata operazione politica di riassetto e rilancio, cosa che richiede un pieno di razionalità e astuzia politica. Il suo sostenitore Dario Franceschini è considerato un bonzo inamovibile […] può dare buoni consigli a chi non voglia limitarsi al fuoco d’artificio di una notte e invece durare e costruire.  Detto questo, il personaggio Schlein è modaiolo, convenzionale, una figurina un tanto aliena che allude al futuro e al ricorrente “sogno” perché non ha un passato importante e non tiene in pugno il presente. Meloni ha un vantaggio: solida gavetta di partito, una coalizione naturalmente vincente una volta superati gli scogli del tardo berlusconismo e del salvinismo, il mito ben coltivato dell’opposizione solitaria, l’ideologia italiana dell’uomo e della donna comuni (madre, cristiana eccetera), un passato remoto rifritto e revisionato con radici profonde nell’autobiografia della nazione. Con la sua posizione sulla guerra e l’occidente euroatlantico ha spiazzato tutti, radicato un’identità lontana dal culto dell’uomo forte e del fascismo […] Schlein, che […] è anzi figlia di una sconfitta e di uno scompaginamento del centrosinistra, parte in svantaggio nella gara simbolica con l’altra donna e, per essere competitiva e significativa, dovrebbe […] convertire al realismo e a una piattaforma generalista le battaglie identitarie di minoranza sui diritti, sulla vena lgbtqi+, sul precariato; inoltre, la posizione da tenere su guerra e occidente, centrale ora e presumibilmente per lungo tempo, spalanca su di lei, se non avesse la forza di resistere alle confuse sirene del cosiddetto pacifismo, un abisso di irrilevanza (per non parlare del significato etico-politico). Quanto al blocco sociale di riferimento, auguri, ma non sembra interessante per l’Italia reale dell’economia e del lavoro una figura volatile impegnata sul mito gonfiato della lotta ideologica alle diseguaglianze. Si vedrà. Fossi un Renzi o un Calenda, starei attento a non festeggiare l’elezione di Schlein in modo furbesco […] Renzi […] è rimasto solo con il secondo carattere, ammaccato nell’immagine […] Calenda eccede in pedagogismo e la sua idea della politica […] è piuttosto freddina […] senza il calore generazionale e movimentista […]   […] la forza della destra è nell’avere provvisoriamente trovato con Meloni una […] via media tra vocalità d’opposizione e pragmatismo di governo. E il futuro reale dei riformisti e della Schlein […] dipende dalla capacità di emulare e alla fine battere questa destra e non quella immaginaria delle fobie varie di centrosinistra.