RASSEGNA STAMPA

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SI PUÒ ANCHE SBAGLIARE A NON USARE LE PAROLE GIUSTE IN SITUAZIONI DELICATE E PARTICOLARI MA, SE ACCADE A UN MINISTRO, SI FA FATICA A PERDONARE. I DISPERATI CHE HANNO FATTO NAUFRAGIO A CUTRO NON ERANO IN CROCIERA, NON POTEVANO PORSI IL PROBLEMA DELLE CONDIZIONI DEL TEMPO, DEL METEO. FUGGIVANO DALLA GUERRA, DAI MASSACRI, DALLE PERSECUZIONI. VEROSIMILMENTE METTEVANO IN CONTO ANCHE IL RISCHIO DI NON FARCELA, DI MORIRE PRIMA DI AVVISTARE TERRA. NEL CASO SPECIFICO HANNO FATTO NAUFRAGIO A 100 METRI DALLA RIVA MA IL MARE ERA AGITATO, MOLTI NON SAPEVANO NUOTARE E I BAMBINI NON AVEVANO ALCUNA PROTEZIONE RISPETTO AL MARE. DIO DOVEVA ESSERE DISTRATTO DA QUALCHE ALTRA STRAGE LA GELIDA MATTINA IN CUI, A CUTRO, UN PESCATORE ALL’ALBA SI E’ TROVATO DAVANTI I CORPI GALLEGGIANTI E SENZA VITA DEL PESCHERECCIO FRANTUMATOSI SUGLI SCOGLI. IL MINISTRO PIANTEDOSI NON PUÒ VESTIRE I PANNI DEL CAPRO ESPIATORIO E OTTENERE SULLA PAROLA DI NON AVERE ALCUNA RESPONSABILITÀ PER QUANTO ACCADUTO E, A SUO DIRE, NON SI È POTUTO EVITARE. CI SONO VALUTAZIONI DI SEGNO CONTRARIO. SI POTEVA INTERVENIRE MA I SOCCORSI NON CI SONO STATI ED È ANCORA PIÙ GRAVE SE PER MANCANZA DI MEZZI IDONEI. ORA È LA MAGISTRATURA CHE DEVE RICOSTRUIRE LA TEMPISTICA DELL’ACCADUTO, DALLA SEGNALAZIONE DI FRONTEX AI TENTATIVI FALLITI DELLA GUARDIA DI FINANZA. SI HA DIRITTO DI SAPERE QUALI INIZIATIVE HANNO PRESO CAPITANERIA E GUARDIA COSTIERA DOPO LA SEGNALAZIONE DI FRONTEX. NON SI PUÒ MORIRE A 100 METRI DALLA RIVA DOPO GIORNI DI PERIGLIOSA NAVIGAZIONE.

Estratto dell’articolo di Danilo Ceccarelli e Francesco Olivo per “la Stampa”

La tragedia della costa calabrese non cambia la politica del governo sull’immigrazione, «anzi conferma quello che diciamo da sempre, fermare le partenze», dice Giorgia Meloni. Ma porta con sé una coda di polemiche. A provocarle sono le parole del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, dopo aver visitato il luogo della strage, ha criticato duramente i migranti partiti dalla Turchia: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli». Un salto di qualità rispetto alla linea del governo, Matteo Salvini compreso, che fino a quel momento era stata di concentrare tutte le colpe sui trafficanti di essere umani. Le parole di Piantedosi hanno suscitato la reazione indignata delle opposizioni e delle organizzazioni non governative impegnate nei soccorsi, che leggono un attacco alle vittime:  […] Reazioni che il ministro dell’Interno giudica «strumentali». Dal Viminale si segnala che il coordinamento delle operazione di salvataggio è affidato alla Guardia Costiera, che fa capo al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini con la partecipazione della Marina Militare (ministero della Difesa, di Guido Crose Piantedosi non vuole far passare questo chiarimento come uno scaricabarile, ma non vuole nemmeno assumersi responsabilità dirette sui salvataggi, «che, come ha dichiarato la procura di Crotone, non sono oggetto dell’inchiesta», si aggiunge dal Viminale. Il ministro ieri è volato a Parigi per un incontro con il suo omologo Gerald Darmanin, dopo lo scontro sul caso Ocean Viking, «che non fu una crisi diplomatica», ha detto ieri l’ex prefetto di Roma. Entro marzo partiranno «missioni congiunte tra Italia e Francia in Paesi di fondamentale importanza come Tunisia o Libia». Piantedosi a Parigi torna sulle polemiche, prima con una mezza retromarcia, «tragedie come queste impongono un grande rispetto nei confronti delle vittime, una postura e scelte verbali adeguate da parte di chiunque, da parte soprattutto di chi ha incarichi di governo a partire dal sottoscritto». Ma poi attaccando chi lo ha criticato: «È vergognoso che esista un livello così alto di strumentalizzazione di tragedie così grandi per mettere in discussione quelli che sono dei principi di cui si dovrebbe poter discutere liberamente». Meloni, intervistata da Bruno Vespa nella nuova striscia di Rai 1, evita di commentare le parole del ministro e racconta di aver scritto una lettera al Consiglio e alla Commissione europea «per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso nell’ultima riunione del Consiglio europeo». […]

2 – «MA QUALE DISUMANO, VOGLIO EVITARE QUESTE STRAGI LA TRAGEDIA NON C’ENTRA CON LE NUOVE REGOLE»

Estratto dell’articolo di Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

Prima la reazione durissima contro chi accusava i soccorritori di essere intervenuti in ritardo causando la morte di decine di adulti e bambini, ieri la frase che lo ha fatto finire al centro delle polemiche: «La disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo i figli».

Ministro Piantedosi, ma lei davvero pensa questo?

«Io penso che il messaggio debba essere chiaro: chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via di uscita al loro dramma».

Ma si tratta di persone che non hanno nulla oppure che hanno perso tutto.

«Sono andato subito sul luogo della tragedia per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti a nome mio e di tutto il governo. E per questo dico che per occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere, così anche da evitare simili naufragi, ci siamo mossi sin dal nostro insediamento intensificando i corridoi umanitari con numeri (617 persone) che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi abbiamo anche approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83.000 persone».

Le opposizioni la accusano di disumanità. Crede realmente di bloccare chi parte?

«I nostri sono fatti, e non dichiarazioni ipocrite, con cui intendiamo fare il possibile per fermare le partenze ed evitare altre tragedie».

Lo ripeterà anche in Parlamento dove chiedono che riferisca?

«Rispondere in Parlamento sarà l’occasione per illustrare ancora una volta una linea politica chiara che intende contrastare i flussi incontrollati e la rete dei trafficanti. Il resto sono vuote strumentalizzazioni di chi non è riuscito finora ad offrire reali alternative ad illusori viaggi della speranza che mettono in pericolo vite umane».

A Cutro c’è stato ritardo nei soccorsi?

«Non c’è stato alcun ritardo. Ho presieduto la riunione a Crotone e so che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili in condizioni del mare assolutamente proibitive. Per questo voglio ringraziare il personale che, mettendo a rischio la propria vita, interviene quotidianamente per salvare i migranti in difficoltà su barchini alla deriva e che navigano in condizioni di grave pericolo. È estremamente offensivo anche solo adombrare che abbiano derogato agli obblighi e alla innata vocazione».

[…] Quest’anno gli sbarchi sono raddoppiati, ma pochissimi migranti sono arrivati grazie alle Ong. Si può dire che il Codice non serve, anzi contribuisce ad aumentare il numero delle vittime?

«Tutt’altro. Nessuno ha mai pensato né affermato che l’applicazione di un quadro durevole di regole sui comportamenti in mare di navi private esaurisca la portata delle iniziative per mettere sotto controllo i flussi nel Mediterraneo. Il Codice serve eccome perché, proprio in un quadro di numeri crescenti, la percentuale degli sbarchi sulle nostre coste determinati da assetti navali di Ong si è sensibilmente abbassata. Non c’è alcun legame tra le nuove regole e il possibile aumento di morti in mare. Nella rotta presidiata dalle Ong non si è verificato alcun evento che non sia stato adeguatamente fronteggiato da Capitaneria e Guardia di finanza».

E il naufragio di Cutro?

«Chi mette questa tragedia in connessione con le nuove regole dice il falso, per ignoranza o malafede. È una rotta dove le Ong non ci sono mai state. In ogni caso la nuova legge non prevede alcun divieto di presenza sugli scenari o di interventi di recupero, li abbiamo semplicemente assoggettati a un quadro normativo anche di rilievo internazionale». […]