FINO ALL’ULTIMO MOMENTO UTILE, PRIMA DELLA PARTENZA PER CUTRO, MATTEO SALVINI HA PROVATO A OTTENERE NORME RESTRITTIVE SUI FLUSSI MIGRATORI CONSENTITI E SUI PERMESSI DI SOGGIORNO MA SI È DOVUTO ACCONTENTARE DI UN INASPRIMENTO DELLE SANZIONI PER GLI SCAFISTI. LA MELONI NON HA AVUTO DIFFICOLTÀ A INASPRIRE LE MISURE SUGLI SCAFISTI MA HA BILANCIATO CON I CORRIDOI UMANITARI E UN ALLINEAMENTO A QUANTO VA MATURANDO A BRUXELLES. MA NON È LA MELONI A FRONTEGGIARE DIRETTAMENTE SALVINI IN QUANTO DI QUESTO COMPITO SI È FATTO CARICO IL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, VICINISSIMO ALLA MELONI E MAGISTRATO DI LUNGA ESPERIENZA. SALVINI SA CHE SULL’OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE HA FATTO MOLTA IMPRESSIONE LA TRAGEDIA DEL NAUFRAGIO CON LE SUE VITTIME E CHE IL SUO MINISTERO È CHIAMATO IN CAUSA. SI ATTENDE IL PRONUNCIAMENTO DELLA MAGISTRATURA SULLA TEMPISTICA DEL NAUFRAGIO MA INTANTO SALVINI SE LA DEVE VEDERE CON MANTOVANO. A LAMPEDUSA NELLA NOTTE SBARCHI DI OLTRE MILLE MIGRANTI. IL PROBLEMA RIMANE
Estratto dell’articolo di Francesco Olivo e Ilario Lombardo per “La Stampa”
In realtà, la sintonia sulle norme non è mai esistita, nonostante i vertici a Palazzo Chigi e i tentativi di provare a mostrare compattezza. Su come affrontare l’arrivo dei migranti, dopo i morti di Cutro, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono su posizioni diverse. Ma il vero scontro è con chi ha di fatto avocato a sé il dossier. Il vicepremier leghista è furibondo con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il giurista, braccio destro di Meloni, si sta ritagliando un ruolo sempre più centrale nelle dinamiche non solo tecniche dell’esecutivo. Lo scandalo del naufragio e le frasi indelicate del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi hanno mosso i canali sempre aperti tra Mantovano e il Vaticano per evitare di costruire un decreto […] fotocopia dei decreti Sicurezza, o quanto meno ispirato a quelle norme care a Salvini […] […] Le ragioni dello scontro sono note. A Palazzo Chigi lo ripetono da giorni: «I decreti Salvini non torneranno», ancor meno ora. Per Mantovano e Meloni sarebbe «inopportuno e fuori luogo» licenziare proprio a Cutro, dove il lutto è già stato violato troppe volte, provvedimenti duri che potrebbero apparire rivolti più contro i migranti che contro i trafficanti. Ma Salvini insiste e lo ha fatto ancora fino a ieri sera. Pretende di ottenere almeno un risultato: una stretta sui permessi di soggiorno, in particolare quelli concessi per ragioni umanitarie. […] Salvini ha chiesto inoltre una norma che i leghisti hanno ribattezzato «anti-Soumahoro», dal nome del deputato travolto dalle polemiche per la gestione poco trasparente dell’accoglienza dei migranti. Tanto per far capire come la pensa, poi, il leghista ha rilanciato in un tweet il modello del premier inglese Rishi Sunak, che due giorni fa ha annunciato il suo piano contro l’immigrazione clandestina. […] È la sua risposta al muro di Mantovano. Dopo il vertice a due di mercoledì sera, Salvini sperava di aver convinto Meloni a smarcarsi dalle resistenze del suo sottosegretario. Quando, però, ha capito che la direzione presa dalla premier sarebbe stata un’altra, si è sentito libero di tornare alle care vecchie barricate […] Ha fatto sapere che avrebbe considerato un atto ostile non ottenere nessuna concessione, tanto più che la Lega non ha ancora digerito che Mantovano abbia scelto Bruno Frattasi, ex capo di gabinetto dell’odiata ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, come nuovo direttore generale dell’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza. Poi ha dato mandato ai suoi uomini alla Camera di andare avanti […] con le due proposte di legge che servono a resuscitare i decreti Sicurezza e che proprio oggi saranno incardinate in commissione. […] Tra i meloniani […] nessuno vuole ripristinarli per limitare con una legge nazionale il diritto d’asilo. Tantomeno ora che Meloni sta negoziando con l’Europa per un piano condiviso di contrasto all’immigrazione clandestina, che superi il Trattato di Dublino.