È SERVITO A POCO AVERE BLINDATO CON AMPIO SPIEGAMENTO DI POLIZIA LE STRADE DEL PICCOLO CENTRO DI CUTRO CHE OSPITAVA IL CONSIGLIO DEI MINISTRI. AD ACCOGLIERE IL CORTEO DELLE AUTO BLU MINISTERIALI C’ERA LA PROTESTA E L’INDIGNAZIONE DI QUANTI VOGLIONO VERITÀ E GIUSTIZIA E NON SI ACCONTENTANO DELLA “VERITÀ DI STATO”. NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO RESTERÀ IL LANCIO DEI PELOUCHE BIANCHI CONTRO LE AUTO MINISTERIALI, IN RICORDO DEI TANTI BAMBINI CHE HANNO PERSO LA VITA. NON È ANDATA MEGLIO PER LA MELONI IN CONFERENZA STAMPA, COSTRETTA A SUBIRE LE DOMANDE ALLE QUALI FINO AD OGGI SI È SOTTRATTA COL SILENZIO E LA DISTANZA DELLE MISSIONI ALL’ESTERO. NON HA RESO OMAGGIO ALLE SALME ED HA TARDIVAMENTE CERCATO DI RIMEDIARE INVITANDO I FAMILIARI DELLE VITTIME A PALAZZO CHIGI. COME SE FOSSE LA STESSA COSA.
1. SFIDA CON SALVINI PER LA LINEA DURA RITIRATA LA NORMA SUL RUOLO DELLA MARINA
Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
[…] Anche a Cutro, […] Giorgia Meloni si è mossa alla ricerca di un difficile equilibrio. […] Le foto della giornata raccontano una squadra compatta, ma le carte, le parole e la mimica dei protagonisti rivelano quanta tensione abbia accompagnato la stesura del decreto che inasprisce le pene per gli scafisti e le organizzazioni criminali. Il braccio di ferro sulle norme dei decreti sicurezza di Salvini, che la Lega voleva inserire e Fratelli d’Italia è riuscita a tenere fuori dal testo, è durato fino all’ultimo minuto. Il pre-consiglio che doveva tenersi mercoledì pomeriggio è slittato a ieri mattina e in quella sede c’è stato un altro incidente che rivela le fibrillazioni interne. All’articolo 10 del decreto la Difesa ha tentato il blitz con una norma che, rafforzando i compiti della Marina militare sulla sorveglianza marittima, avrebbe dato un ruolo importante ai comandanti delle navi da guerra. Salvini, temendo un ridimensionamento della Guardia costiera, è insorto e anche altri ministri hanno protestato con il sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha coordinato le trattative per la stesura del decreto. Finché Guido Crosetto ha chiesto di stralciare la norma e la premier, rispondendo ai giornalisti, gli ha dato atto che la proposta era stata avanzata «dal ministero della Difesa» e non dal fondatore di Fratelli d’Italia. Il via libera all’unanimità ha offerto all’esterno l’immagine di un governo ricompattato, ma la tensione, complice la delicatissima partita delle nomine nelle aziende partecipate, non sembra essersi placata. Lo conferma il primo commento a distanza di Silvio Berlusconi, che ha messo nero su bianco quel che in diversi nella maggioranza pensano e cioè che il nuovo provvedimento, per quanto vada «nella giusta direzione», «non potrà forse essere risolutivo». […] La conferenza stampa finisce nel caos. I giornalisti esclusi dalla lista delle cinque domande le fanno comunque, alzando la voce per farsi sentire dalla premier. Perché i soccorsi non si sono messi in moto? Chi ha sulla coscienza i 72 migranti morti?Meloni, con tono tagliente, respinge il sospetto che il governo si sia «voltato dall’altra parte» e chiede ai giornalisti di «correggere» alcuni titoli di questi giorni. L’arduo compito di provare a riportare la calma tocca al nuovo capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, Mario Sechi: «Scusate ragazzi non è un dibattito, non si fa così, non è professionale… Silenzio, grazie!».
2. CUTRO, DISFATTA DELLA PREMIER CHE CEDE AL PRESSING DI SALVINI “NON POTEVAMO FARE DI PIÙ”
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Una trasferta disgraziata, organizzata tardivamente, cominciata male e finita peggio. L’ultima immagine è quella di Giorgia Meloni che, assediata dai giornalisti che le chiedono perché non sia andata a rendere omaggio alle bare dei naufraghi di Cutro, sgrana gli occhi e balbetta: «Abbiamo finito adesso… Dopodiché io vado volentieri…». Frasi buttate lì in un momento di profondo imbarazzo, al termine di una conferenza stampa che si trasforma in un rude e caotico processo. Tocca al ministro e cognato Francesco Lollobrigida sottrarla alla ressa, sussurrandole «andiamo» davanti a una cartellina sollevata davanti al viso a mo’ di paravento. È la via d’uscita, o di fuga, da una giornata in cui la premier conosce la prima contestazione dall’inizio del suo mandato: e quei peluche in memoria dei bimbi morti, gettati sul corteo di autoblù da un gruppo di contestatori in piazza, bruciano quanto le ampie concessioni che, nell’ultima stesura del decreto approvato dal consiglio dei ministri, ha dovuto fare a Matteo Salvini. Perché dentro il provvedimento, al contrario di quelle che erano le premesse, finiscono interi pezzi dei decreti sicurezza cari alla Lega. Fonti del Carroccio, non a caso, a tarda ora fanno circolare la soddisfazione per le norme anti-scafisti, per l’impulso ai nuovi centri di detenzione e rimpatrio, per la cosiddetta disposizione “anti-Soumahoro” con cui si commissariano i gestori inefficienti delle strutture d’accoglienza. E c’è pure la restrizione della protezione speciale, altro cavallo di battaglia di Salvini. […] Meloni, nel pomeriggio di Cutro, finisce per offrire [a Salvini] il ruolo di primattore, concedendogli per altro nel giorno del suo cinquantesimo compleanno – il privilegio di chiudere la conferenza stampa con un auto-elogio: «L’anno in cui ci sono stati meno morti e dispersi in mare – dice Salvini – è stato il 2019, quando io ero ministro degli Interni e Piantedosi mio capo di gabibetto». […] «[…] Se qualcuno dice o lascia intendere che le istituzioni si girano dall’altra parte – afferma Meloni – è molto grave». Ma è l’innesco di uno scontro durissimo con i giornalisti convocati nel chiostro di un ex monastero che ospita il municipio. Le domande arrivano a raffica: perché in mare andarono le motovedette della Finanza e non quelle più attrezzate della Guardia costiera, perché non fu dichiarato il Sar, l’evento di ricerca e salvataggio? Lei non entra nel merito, risponde sempre nello stesso modo: «Pensate che qualcuno possa deliberatamente volere la morte di decine di immigrati?». È una corrida, i cronisti incalzano la premier, in un crescendo di voci che si sovrappongono. La correggono pure, quando colloca la posizione del barcone segnalata da Frontex in acque italiane. Alla fine alcuni giornalisti si avvicinano e affondano il colpo: «Perché non va a trovare i familiari delle vittime?». Meloni, in questo clima, sembra un pugile all’angolo. «Vado volentieri, ma ho finito adesso…». «Doveva farlo prima », le urla qualcuno. Quindi l’uscita repentina, verso l’aeroporto, verso Roma, lontano da una trasferta disgraziata. E i parenti dei naufraghi? «Nelle prossime ore saranno invitati a Palazzo Chigi», fa sapere poco dopo una fredda nota della Presidenza. Che ai più appare solo come l’ennesima toppa.