L’ACCORDO RAGGIUNTO FRA LA SCHLEIN E BONACCINI, GRAZIE ANCHE ALLA MEDIAZIONE DI ROMANO PRODI, NON DEVE AUTORIZZARE ENTUSIASMI E OTTIMISMO. PRIMA BISOGNA RENDERE INOFFENSIVE LE TRIBÙ GOVERNISTE CHE HANNO DEVASTATO L’IMMAGINE DEL PARTITO PORTANDOLO ALLE SCONFITTE ELETTORALI. L’ATTESA È PER LE FACCE NUOVE CHE DOVREBBERO RAPPRESENTARE IL PARTITO. I FEUDATARI DELLE CORRENTI CHE HANNO TENUTO IN OSTAGGIO IL PARTITO DIFFICILMENTE MOLLERANNO LA PRESA.
di Anna Laura Bussa (ANSA)
– ROMA, 10 MAR – Intesa raggiunta tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Dopo una video-call durata quasi due ore si scioglie il nodo e si trova l’accordo per proporre Bonaccini all’assemblea del partito di domenica. “Dopo quello che era successo nei gazebo non ci potevamo proprio permettere di creare divisioni o attriti. Nessuno avrebbe capito”, spiega un esponente del Pd vicino alla Schlein. Il Pd sembra così poter tirare un respiro di sollievo. E’ vero che sono ancora molte le caselle che attendono di essere riempite, da quella della segreteria a quella dei capigruppo, ma il più sembra fatto. Una volta superato questo passaggio, tutto il resto, assicurano alcuni deputati, arriverà a cascata. Già, perché ora che Bonaccini sarà confermato nel ruolo di presidente, che è un ruolo di garanzia, non si potrà più parlare di “minoranza” o di “maggioranza”, perché si avrà una guida “unitaria” del partito. Partito che registra oltre 7000 iscritti negli ultimi 4 giorni. Pertanto, si dovrebbe considerare archiviato il metodo tradizionale di divisione degli incarichi per quote di appartenenza. Un segnale di cambiamento, ovviamente, dovrà essere dato, ma senza fratture o enfasi particolari. In più, sempre per quanto riguarda i futuri assetti organizzativi, si fa presente che sarà difficile sostituire le attuali due donne, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, con due uomini alla presidenza dei gruppi di Camera e Senato (ipotesi probabile potrebbe essere quella di un uomo e una donna) e che comunque, per quanto si possa arrivare ad un’intesa tra i due big sul punto, alla fine l’ultima parola toccherà sempre ai deputati e ai senatori Dem. In pole, al momento, restano i nomi di Simona Bonafè, Michela de Biase e Giuseppe Provenzano alla Camera e di Francesco Boccia o Cecilia D’Elia al Senato. Sul fronte della segreteria, invece, sono in molti a scommettere che un ruolo di primo piano lo avrà Marco Furfaro e che ci sarà almeno un esponente di Art.1, la cui direzione ha dato il via libera alla procedura per rientrare nel partito Democratico. In attesa che il quadro si completi, Elly Schlein, prima incontra la Commissaria Ue per l’Uguaglianza, Helena Dalli, in visita istituzionale a Roma, il Commissario per gli Affari Economici Paolo Gentiloni e Rosy Bindi. Poi, va a Colonna al funerale del senatore del Pd Bruno Astorre e, al ritorno, si chiude al Nazareno per fare il punto con Bonaccini. “Una discontinuità nei comportamenti” dopo le primarie, dalle quali “è arrivato un’importante richiesta di cambiamento”, viene intanto invocata dalla coordinatrice degli amministratori della mozione Schlein Stefania Bonaldi che, a Radio Immagina, dice come sia “necessario un ricambio del personale politico, della classe dirigente”. Un “rinnovamento” però che “non è una rottamazione: pratica che abbiamo conosciuto in altre epoche e che ha segnato l’inizio del disfacimento del Pd”. Risolta almeno in parte la questione organizzativa del nuovo Pd, è ancora nebbia fitta per quella delle alleanze. Il fondatore di Azione, Carlo Calenda, ribadisce di essere ancora “distante” da Elly Schlein perché lei “ha una visione molto ideologica e semplicistica delle cose della vita”.