SI CAPIRÀ PIÙ IN LÀ DOVE PUNTA LA LEGA CON L’ESTEMPORANEA – SORTITA SUL PNRR AFFIDATA AL CAPOGRUPPO IN SENATO. SEMPLIFICANDO, LA LEGA OSSERVA CHE, SE CI SONO DIFFICOLTÀ A UTILIZZARE I MILIARDI DEL PIANO PERCHÉ SIAMO INDIETRO CON GLI ADEMPIMENTI RICHIESTI DA BRUXELLES, FORSE È IL CASO DI CONSIDERARE SE NON CONVIENE RINUNCIARE AI PROGETTI CHE REGISTRANO CRITICITÀ. SI TRATTA DI MILIARDI A DEBITO E NON A FONDO PERDUTO PER CUI SI AVREBBE ALMENO LA CONVENIENZA DI INDEBITARCI DI MENO. SECCA LA REPLICA DELLA MELONI CHE TAGLIA CORTO AFFERMANDO CHE UNA IPOTESI DEL GENERE NON È “SUL TAVOLO”. I SOLITI BENEINFORMATI SOSTENGONO CHE È UN SILURO CONTRO IL MINISTRO FITTO CHE SALVINI VORREBBE SOSTITUIRE CON UN TECNICO. A NASO SEMBRA DI ESSERE ALLE SOLITE, ITALICHE FURBERIE SU CHI DEVE GESTIRE IL “MALLOPPO”, TERMINE ALTAMENTE ESPRESSIVO DELLE INGORDIGIE DELLA PRIMA REPUBBLICA.
Estratto dell’articolo di Federico Capurso Ilario Lombardo per “La Stampa”
L’idea di abbandonare una quota dei fondi del Pnrr si fa più concreta, anche se Giorgia Meloni non ne vuole sentir parlare. […] A palazzo Chigi temono che una scelta del genere si possa trasformare, agli occhi del Paese, in una bandiera bianca sventolata dal governo di fronte alla più importante sfida per l’Italia degli ultimi anni. In altre parole, un’implicita ammissione di incapacità, un disastro comunicativo. I leghisti, al contrario, vorrebbero affrontare la discussione senza perdere altro tempo: «Stiamo solo rinviando il problema» […] Il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, in accordo con i vertici del partito, decide di fare un tentativo. Lo dice senza giri di parole: «Forse sarebbe il caso di valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito». […] Nelle chat di Fratelli d’Italia l’ordine che arriva da Palazzo Chigi è: «Non rispondete alla Lega, non alimentate polemiche». Ci pensa Meloni a replicare. Solo lei. La premier è obbligata a non mostrare cedimenti, […] In realtà, di dubbi Meloni ne ha molti. Nella sua cerchia più stretta hanno interpretato con un certo «stupore» gli articoli sull’incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l’ex premier Mario Draghi, avvenuto il 20 marzo e non la settimana successiva, come scritto. L’impressione di palazzo Chigi è che Mattarella voglia dare una mano, mostrare all’Europa la coesione delle istituzioni. Le parole di Molinari, invece, per Meloni vanno nella direzione opposta. Non solo perché creano una spaccatura nel governo, con l’irritazione dei ministri di Fratelli d’Italia, ma anche perché le considerano «un messaggio sbagliato», che arriva in un momento particolare, mentre il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto sta trattando con Bruxelles la rimodulazione del piano, dei progetti e degli obiettivi, rimescolando i miliardi del Pnrr con gli altri fondi europei a disposizione. Parole «inopportune», aggiungono, perché non sono accompagnate da controproposte e alternative. Si chiedono quindi, nel partito di Meloni, perché mai Molinari metta in dubbio la fetta di risorse a prestito, se poi gran parte di esse riguardano i ministri della Lega, dal leader Salvini che guida le Infrastrutture al titolare dell’Istruzione Giuseppe Valditara. La Lega però non vuole mollare. Nel mirino – sospettano gli uomini di Meloni – c’è proprio Fitto, il fedelissimo della premier che ha incassato tutta la gestione del Pnrr e che Salvini – sibilano gli alleati – sostituirebbe volentieri con un tecnico. […] Fitto, da parte sua, è ancora in attesa che i suoi colleghi, dai ministeri, gli inviino la loro relazione sui progetti del Pnrr rimasti incagliati. Chiede di fare in fretta, perché entro circa un mese deve inviare la proposta di revisione del piano a Bruxelles. Intanto prepara gli emendamenti al decreto per la Governance del Pnrr, da presentare oggi in Senato. Il pacchetto di modifiche governative avrebbe il doppio obiettivo di mettere a posto quei tasselli che servono a scongelare la rata da 19,6 miliardi di euro dell’anno scorso e ad evitare che venga bloccata la prossima tranche di fondi, mancando gli obiettivi fissati dall’Europa per il 30 giugno. […]